“Veronetta? Può diventare come San Zeno”
Intervista al Presidente della 1° Circoscrizione (Centro storico, Veronetta e San Zeno) Lorenzo Dalai sui tanti temi che accendono il dibattito oggi in città.
Intervista al Presidente della 1° Circoscrizione (Centro storico, Veronetta e San Zeno) Lorenzo Dalai sui tanti temi che accendono il dibattito oggi in città.
Sono tanti i temi che riguardano il centro storico e che – soprattutto in questo periodo – stanno accendendo il dibattito cittadino a Verona: dalla ZTL totale (che scatterà all’inizio della prossima settimana) al tema sicurezza in Veronetta, passando per gli alloggi per gli studenti, i tanti cantieri in giro per la città, la gestione della cultura e molto altro. A due anni (e qualche mese) dal suo insediamento intervistiamo il Presidente della Prima Circoscrizione Lorenzo Dalai.
Presidente Dalai, sono circa due anni che si è insediato. Qual è il suo primo bilancio di questi primi mesi di esperienza?
«Grazie anche al lavoro dei colleghi abbiamo recuperato un rapporto con le associazioni che era stato in parte perso. Non per colpa di chi c’era prima ma per il COVID, che aveva inciso pesantemente. Abbiamo preso il treno in corsa e abbiamo prima un po’ aggiustato nel corso del 2023 e poi indirizzato le risorse nel 2024, risorse che non sono tante ma sono l’inizio di un movimento che può fare da volano per moltiplicare l’effetto. Per la seconda parte del nostro mandato stiamo cercando di programmare le attività in modo da dare anche un po’ più la visione di quello che vogliamo sia la Circoscrizione. In questo contesto ci sono alcuni progetti importanti che si stanno realizzando. Uno che sta funzionando sempre meglio è l’edicola sociale, che potrebbe addirittura essere replicata anche in altre città. E poi c’è il discorso della Santa Marta e del Parco delle Mura, che devono essere potenziati, ripresi, sviluppati. Alcuni frammenti del progetto stanno andando avanti, ma non sono ancora il complessivo, che richiede uno sforzo non da poco. Sarebbe qualificante per il mandato della Circoscrizione riuscire quantomeno a vedere un orizzonte finale a questo tipo di progetti.»
Dopo tanto parlare da lunedì saranno chiuse le finestre in ZTL per l’accesso al centro storico. Fra le proteste di alcuni commercianti e la soddisfazione degli abitanti, c’è chi dice che poteva essere ancora più stringente…
«Il primo grande risultato è la soppressione della white list di chi aveva accesso alle locazioni turistiche. Stiamo parlando di 100mila auto all’anno, che non passeranno più nelle vie del centro. La chiusura delle finestre, poi, non mi pare un grande problema. Era soprattutto traffico di attraversamento, di chi pensava di trovare scorciatoie attraverso le vie del centro storico, che sono ancora quelle medievali e non sono adatte al traffico a motore. Nella realtà non succederà niente di particolare o di diverso rispetto a prima.»
C’è però chi lamenta che ci saranno meno parcheggi?
«I parcheggi in realtà ci sono e alcuni verranno anche ampliati. Ce ne sarà poi uno nuovo alla Passalacqua, ma in generale si tratta di tutti parcheggi che lavorano costantemente al 50-60%. Solo nelle occasioni particolari, come nel periodo di Natale o per particolari eventi, tendono a riempirsi, ma in queste situazioni si possono usare anche dei parcheggi dello Stadio e della Marangona, con l’utilizzo delle navette per raggiungere poi il centro. Esattamente come succede in tutte le città d’Europa.»
C’è poi l’annosa situazione del parcheggio di Piazza Corrubbio, in San Zeno. Qual è la situazione?
«È purtroppo ancora drammatica per le vicende dell’azienda che lo ha costruito, che è fallita. Il parcheggio si è ritrovato in una situazione difficile dal punto di vista burocratico, finanziario e anche strutturale. E purtroppo se non si riesce a risolvere prima la parte normativo-giudiziaria non si possono risolvere, poi, i problemi di natura strutturale. Noi contiamo che nel giro di qualche mese si possa metterci mano. Un piano, il -1, è a dire il vero già utilizzabile, ma è il secondo piano sottoterra ad essere ancora disastrato e non si può riaprire il parcheggio al 50%. Va trovata una soluzione complessiva al problema. Il Comune deve diventarne proprietario, in modo da poterlo poi dare in concessione a qualche soggetto che possa poi averne la piena disponibilità.»
Rimanendo sul tema parcheggi, i mercatini di Natale che vengono spostati da Piazza dei Signori a Via Pallone trova qualche rimostranza in chi dice che verranno tolti posti alle auto. Qual è la ratio che sta alla base di questa scelta?
«È chiaro che bisognava decidere. Non si potevano lasciare i mercatini nella situazione precedente, nel cuore del centro storico, per evidenti problemi di sicurezza e difficoltà di accesso, ad esempio, delle ambulanze o dei mezzi di soccorso. Si sono valutate varie soluzioni, ma alla fine quella di via Pallone è sicuramente quella che dava maggiori garanzie. E di parcheggi, posso assicurarlo, se ne perdono gran pochi e non destano grandi preoccupazioni. Allo stesso tempo si registra soddisfazione da parte dei commercianti della zona che si vedono rivalutare il contesto e pensano di poterne ricavare anche dei benefici. Le mura del Pallone dividono il centro vero e proprio dal quartiere Cittadella, che si è sempre sentito un po’ estraniato. Non sono, quindi, mura solo fisiche ma anche per certi aspetti psicologiche. Potrebbe essere un’occasione per dare una svolta al quartiere della Cittadella e anche al Quartiere Filippini, che è anch’esso un po’ un’enclave stretta fra Stradone San Fermo e l’Adige.»
A proposito di Adige, la zona di Lungadige San Giorgio era stata presa in considerazione per i mercatini?
«Sì, però l’accesso ai parcheggi sarebbe stata più problematica. Via Pallone è comunicante con numerosi parcheggi: Centro, Cittadella, Arena, quello del Tribunale. La zona di San Giorgio, invece, ne è sprovvista e quella soluzione avrebbe potuto creare più svantaggi che vantaggi. Potrà tornare valida per altre manifestazioni, meno attrattive. Anche a Merano hanno spostato i mercatini di Natale dal centro storico lungo la passeggiata del fiume Passirio e il risultato è stato ottimale, sia per i visitatori che vengono da fuori sia per la vivibilità del centro storico.»
Parlava del Quartiere Filippini poco fa, dove, all’Ex Macello, c’è anche la Sala Birolli, che vive qualche difficoltà di gestione. Qual è la situazione?
«La sala è di proprietà dell’AGEC, ma è un edificio comunale in gestione al Patrimonio, la circoscrizione ne usufruisce in parte, ma in parte ne usufruisce anche l’assessorato alla Cultura. Il cane di tanti padroni vive male. È un unicum su tutto il territorio, perché è uno dei pochi spazi espositivi destinato alla promozione degli artisti locali. Secondo me merita un destino appropriato. Vorrei chiudere il mio mandato con la presa in consegna da parte della Circoscrizione di Sala Birolli e con un comitato artistico-culturale di gestione che darà spazio e visibilità agli artisti del territorio.»
L’anno scorso aveva tenuto banco la questione della stella in Bra. A che punto siamo quest’anno?
«Verrà ripristinata con, però, una coda luminosa invece che quella originale. Si tratta di una sorta di compromesso, fino a quando la coda non verrà riparata, che a dire il vero non è un gran problema, ma riceverà le autorizzazioni dal Ministero, che dopo il grave danno occorso due anni fa non sono ancora arrivate. La stella luminosa dell’anno scorso è stato un momentaneo diversivo, una soluzione dell’ultimo minuto. Quest’anno sarà più valida.»
E veniamo a Ponte nuovo…
«Si sta finalmente avviando alla soluzione. Abbiamo tutti criticato la richiesta del Genio Civile di un ponteggio mobile, che potesse essere rialzato in caso di piena, ma devo ammettere che alla fine hanno avuto ragione loro, vista la recente piena dell’Adige. Del ponte è già stata finita la parte a monte, mentre la parte a valle verrà finita in tempi abbastanza brevi, si spera, e il ponte ritornerà finalmente alla sua piena fruizione. Comunque, va detto che l’80% del traffico era ed è sempre stato dalla città antica verso Veronetta, direzione che già ora si può intraprendere. Non siamo ovviamente alla situazione ottimale, ma il grosso è comunque fatto.»
Qual è il motivo di queste lungaggini?
«Il primo problema è stato che la ditta, scelta dalla precedente amministrazione (ma a cui non do alcuna responsabilità su questo), a cui erano stati affidati i lavori non riusciva a trovare i ponteggi che a causa del bonus 110% in quel periodo erano tutti occupati. Mancavano, di fatto, gli strumenti di lavoro. Quando sono stati finalmente disponibili erano passati sei mesi.»
Perché non avete penalizzato la ditta?
«Avviare una penalizzazione significa avviare un contenzioso giudiziario che non si sa mai come va a finire e in quali tempi. Salvo casi estremi, si cerca sempre la soluzione bonaria, magari spingendo la ditta ad accelerare i tempi. Si è trattato di fattori imprevedibili e per certi aspetti ingovernabili.»
Parliamo di Veronetta. È evidente come l’amministrazione comunale stia cercando di organizzare eventi per cercare di presidiare il più possibile il territorio affinché anche chi opera nella delinquenza si allontani. È così?
«Il dottor Laquaniti, vicario del Questore di Verona, in un incontro che abbiamo fatto a settembre proprio in Veronetta, ha detto chiaramente che la militarizzazione del territorio non risolve il problema della criminalità. Quando la pattuglia di polizia se ne va tutto torna come prima. La soluzione vera è quella di far vivere il territorio e avere, allo stesso tempo, anche una riqualificazione stessa del territorio e mi riferisco alle case, alle strade, alle piazze. Che è un po’ quello che è successo a San Zeno. Negli anni ’70 quel quartiere era in difficoltà, con spaccio di droga e delinquenza di tutti i tipi.
La riqualificazione del patrimonio edilizio, l’afflusso di un tipo di popolazione un po’ diversa e gli sforzi dell’amministrazione nei vari anni, ha fatto sì che oggi sia diventato uno dei quartieri più sicuri, belli e, di conseguenza, ambiti. Lo dimostrano anche i costi delle case. Oggi San Zeno è un quartiere residenziale di buon profilo. C’è stata una sostituzione di una parte degli abitanti che ha fatto così che anche le persone disagiate e assistite in vario modo abbiano trovato modo di rivalutare la propria situazione e questo ha portato il quartiere a non avere più i problemi di allora. Forse oggi ce ne sono altri, come quello della movida serale, che comunque è minore rispetto a quella di Veronetta. La quale ha anche un plus – che però può essere un’arma a doppio taglio – che è quello dell’Università. Il grande afflusso di giovani deve essere gestito al meglio, perché al momento dà quasi più problemi che vantaggi alla vivibilità del quartiere.»
Su questo argomento come si sta muovendo l’amministrazione per quanto riguarda gli alloggi degli studenti? È un problema che è emerso di recente in modo prepotente…
«Abbiamo spinto per qualche conversione di edifici. L’ultimo è una iniziativa della Curia, che ha convertito in studentato una casa per religiosa ormai in disuso. Sappiamo che l’ESU ha avuto dei problemi di bilanci, determinati anche dai costi lievitati per quanto riguarda il riscaldamento e l’energia in generale, ma speriamo che possa fare la sua parte per riconvertire qualche contenitore. Stiamo verificando anche le caratteristiche di Palazzo Bocca Trezza, che verrà affidato alle associazioni del territorio, ma in parte fungerà da servizio degli studenti, per quanto riguarda ad esempio una mensa o anche come punto di appoggio degli studenti. E poi c’è la Caserma Trainotti, del demanio militare, che oggi è abbandonata e potrebbe diventare – almeno in parte – studentato.»
L’ha citato lei, Palazzo Bocca Trezza… mancano pochi mesi alla fine dei lavori. Quale sarà il suo destino?
«L’assessorato al Terzo Settore sta valutando come strutturare la questione. Abbiamo circa 5mila metri quadri di una residenza cinquecentesca da destinare alle associazioni. Poi però c’è da capire come gestire le manutenzioni, il riscaldamento, l’energia elettrica, la guardiania, le rotazioni. Bisogna individuare uno o più soggetti che si consorzieranno e che dovranno gestire tutto questo. Non è facile. Anche il patrimonio UNESCO faceva notare che in un contesto come questo l’arredo, ad esempio, non può essere gestito con mobili dell’IKEA, ma occorreranno mobili adeguati alla bellezza del palazzo, che non sono così a buon mercato e non è detto che le associazioni siano in grado di acquistare. Bisognerà trovare un equilibrio economico-finanziario a tutto il progetto. Però all’interno ci sono un teatro, alcune sale prove e molto altro. Può diventare il polo culturale di tutta la zona. Inoltre, si apre attraverso il parco del Palazzo un percorso fra Via San Nazaro e Via XX Settembre che potrà proseguire, attraverso proprio la Trainotti, in via Cantarane, favorendo il passaggio e la vivibilità trasversale di queste vie, che non finiranno nell’imbuto di Piazza 16 Ottobre ma potranno comunicare anche meglio fra di loro.»
All’inizio dell’anno prossimo partiranno i lavori di via XX Settembre…
«Non si potevano più rinviare. La condotta fognaria ha 125 anni. Ci sono stati ben 14 interventi di Acque Veronesi sulle condotte fognarie, anche quelle che adducono a quella principale, e una decina per quel che riguarda l’acquedotto. La situazione era al collasso. La condotta è profonda dai 4 ai 5 metri sotto il livello stradale e non era possibile fare degli interventi lasciando il transito libero.
Se poi consideriamo che ogni giorno, nei due sensi, passano 900 autobus, è inevitabile che il deterioramento ci sia. La via andava completamente rifatta. Rifaremo anche tutti i marciapiedi, che sono rotti in più punti, mentre in altri sono troppo stretti e via dicendo. Arriverà anche la filovia, che ridurrà in maniera sostanziale anche il traffico di autobus e limiterà forse in parte anche l’afflusso delle auto. Si lavorerà il più possibile cercando di non creare grande disagio, ma ci sarà.»
Questo stop al traffico può diventare un’opportunità?
«Si, per far vivere meglio la strada, che non è solo un attraversamento. Nell’anno abbondante di lavori faremo in modo che non ci sia solo un cantiere, ma cercheremo di organizzare attività culturali e ludiche in modo da dare un’opportunità ulteriore al quartiere, che è già vivo, ma ha bisogno di organizzazione.»
Questione “manutenzioni stradali”. L’assessore Benini sta asfaltando buona parte della città, ma le abbondanti piogge di questo periodo e la situazione generale hanno creato numerose buche, soprattutto nel centro storico… Che fare?
«Per diversi anni è andata bene, nel senso che ha piovuto poco e il deterioramento della pavimentazione è stato limitato. Ultimamente, invece, ha piovuto tanto, forse troppo, e le pavimentazioni si sono deteriorate velocemente, anche a causa del traffico commerciale in città antica, visto l’alto numero di camioncini che somministrano cibi e bevande a ristoranti e locali del centro storico, che fra l’altro pesa di più rispetto al traffico di auto normali. Oggi purtroppo abbiamo un solo “stradino” (addetto alla manutenzione delle strade, ndr) per gli interventi urgenti. Può intervenire quando si crea una buca nella pavimentazione stradale, che viene riempita con del catrame chimico con presa immediata.
È, però, da solo e non può fare interventi di manutenzione sulle strade aperte al traffico, potendo intervenire solo in zone pedonali o similari. Con l’anno prossimo speriamo di riuscire ad avere una struttura più articolata ed efficace. I lavori più importanti vengono ovviamente affidati a ditte esterne. Il manto stradale della città antica è fatto di porfido, pietra della Lessinia e granito… tutti materiali difficili da ripristinare. Piazza Isolo, in questo momento, è in fase di sistemazione ma anche qui per alzare e scalzare delle pietre della Lessinia che pesano quintali di chili ci vogliono maestranze specializzate, misure di sicurezza, etc. . Ecco, diciamo che chi ha progettato quella piazza, a mio parere, non ha centrato l’obiettivo di creare un ambiente vivibile per la comunità.»
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