Durante la striscia quotidiana di Heraldo dal titolo “Succede alle 31” ieri siamo andati all’estero, dai nostri corrispondenti in Gran Bretagna, Belgio e Germania, per farci raccontare da loro qual è l’attuale situazione di questi tre importanti Paesi, dove fra l’altro vivono centinaia di migliaia di italiani. Dal Regno Unito, che il 31 gennaio 2020 ha ufficializzato la sua uscita dall’Unione Europea, al Paese che ospita proprio le principali istituzioni della stessa UE per arrivare, infine, al cuore pulsante, economico e politico, di questo continente.

Tower Bridge, uno dei simboli di Londra

«In Gran Bretagna a partire dal 1 giugno si riapriranno le scuole per alcuni studenti e si potranno organizzare eventi sportivi e culturali a porte chiuse – esordisce Elisabetta Zampieri da Londra- . Dal 4 luglio sono previste ulteriori aperture con pub, ristoranti, cinema, parrucchieri e via dicendo. Johnson, il Premier, era partito come sappiamo dall’idea dell’immunità di gregge, ma dopo aver vissuto sulla propria pelle la malattia e averne capita la gravità ha poi cambiato i suoi piani di come trattare prima il lockdown e poi l’uscita. Il Governo, ora, è molto più cauto.» Le date, infatti, sono ancora del tutto indicative e se nelle prossime settimane dovesse esserci un innalzamento della curva dei contagi verranno prese nuove misure drastiche. «In Inghilterra le decisioni le prende il Governo centrale che è passato dal celebre hastag #stateacasa a uno più possibilista come #stateinallerta, mentre in Scozia, Galles e Irlanda del Nord si è deciso di mantenere ancora la linea del #stayhome. Johnson cerca di mandare alcuni cittadini al lavoro, perché l’economia ovviamente ha grossi problemi. È uscito uno studio governativo che dice che il PIL nei primi tre mesi del 2020 è sceso del 2%, ma il mese peggiore è stato aprile. Si naviga a vista e nel caso ci fosse un nuovo aumento dei contagi si dovrebbe rivedere un po’ tutto, soprattutto in città come Londra dove la maggior parte delle persone non ha l’auto e si muove con i mezzi pubblici.»

La Grand Place, nel centro storico della capitale belga

«Il Belgio è stato fra le nazioni più colpite – ci ha raccontato Nicola Soldano, che racconta per noi le vicende di Bruxelles e dintorni -. Il numero di morti per milione di abitanti è stato di 750 rispetto alle 500 dell’Italia. Anche le vittime è stata, in proporzione, superiore alla maggior parte dei paesi. C’è un dibattito in corso per capire quali sono state le case, se una risposta tardiva del governo o del servizio sanitario nazionale, che però rispondono che le statistiche fra i vari Stati non sono paragonabili.» In Belgio, però, vengono considerate nelle statistiche anche quelle vittime che si suppone siano morte per Coronavirus, anche quando non è stato fatto il tampone per verificarlo. «Ovviamente va considerato che il Belgio è nazione di passaggio fra l’Olanda e la Francia, confina con la Germania e il porto di Anversa è fra i più importanti d’Europa; con le istituzioni europee presenti a Bruxelles c’è poi un intenso via vai di persone da tutto il mondo che inevitabilmente possono aver portato qui il contagio in tempi non sospetti e aver così contribuito a creare questo disastro sanitario nella Stato di re Filippo.»

Una veduta del centro di Bonn

«La Germania – ci spiega, infine, il nostro corrispondente da Bonn Carlo Campani – ha sempre avuto un buon margine di tranquillità negli ospedali per i posti in terapia intensiva, anche se la Cancelliera Merkel si è fatta trovare impreparata all’emergenza, come tutti gli altri governi d’Europa del resto. Però si è passati rapidamente da 28mila posti in terapia intensiva negli ospedali agli oltre 40mila di oggi, così come è salita di molto anche la capacità teorica di fare i tamponi, che oggi sono 157mila al giorno e che non vengono nemmeno fatti tutti. Per il resto la Cancelleria, che probabilmente non si ricandiderà alle elezioni nel 2021, grazie  all’ottima gestione anche economica della situazione (anche se in generale risulta forse più stimata fuori dal Paese teutonico che al suo interno), ha visto il suo partito salire nei consensi da un 27 al 40%, quindi si è  rilanciato la sua figura.»

La “chiacchierata” ha fornito molteplici spunti e confronti fra le varie realtà. Per guardarla integralmente cliccare sul video sottostante: