Il Consiglio dei ministri ha recentemente varato un Decreto Legge proposto da Francesco Lollobrigida, (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, MASAF) con l’opposizione di Gilberto Pichetto Fratin (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, MASE) per vietare l’installazione di impianti fotovoltaici in aree agricole.

Manca ancora il testo definitivo e non si ha idea della reale portata del decreto, i funzionari dei ministeri sono ancora al lavoro sul testo finale della norma, girano versioni diverse e si parla di perplessità del Quirinale. La confusione è massima mentre continua a mancare una seria discussione sul rapporto tra fotovoltaico e agricoltura.

In assenza di una visione condivisa i ministri si affidano ai gruppi di interesse di riferimento.

Coldiretti, maggiore sponsor di Lollobrigida, sostiene che il fotovoltaico riduce la superficie agricola utilizzata e crea al Paese un problema di sicurezza alimentare.

Confindustria, con le associazioni Elettricità Futura, Italia Solare, ANIE Rinnovabili, a supporto di Fratin, avverte che una parte dei terreni agricoli deve essere utilizzata per installare gli impianti fotovoltaici a terra, altrimenti il Paese non raggiungerà gli obiettivi della transizione energetica.

Due punti vista, due importanti preoccupazioni che stentano a trovare nella politica una risposta convincente, una sintesi efficace.

Occorre innanzitutto capire a quanta parte di produzione agricola dobbiamo rinunciare per raggiungere i nostri obiettivi climatici e sapere di quali impianti fotovoltaici si sta parlando.

L’agrivoltaico sottrae pericolosamente suolo alla produzione di cibo?

L’Italia ha una superficie totale di 30,2 milioni di ettari.

Secondo l’ultimo censimento Istat sull’agricoltura, nel 2020 la superficie agricola totale delle aziende agricole ammontava a 16,5 milioni di ettari, ma quella da loro utilizzata (seminativi, coltivazioni, prati e pascoli e orti) era di 12,5 milioni, un po’ più del 75% della superficie totale agricola.

censimento 2020 ISTAT

Nei 4 milioni di ettari di differenza tra la superficie agricola totale e quella utilizzata, secondo le tabelle di Istat, si comprendono:

  • 2,9 milioni ettari di boschi
  • 700 mila ettari di  terreni occupati da edifici agricoli, strade e anche terreni improduttivi
  • 86mila ettari dedicati alla coltivazione di alberi per ricavare legname
  • 318 mila ettari di “superficie agricola non utilizzata” (2% del totale):  terreni temporaneamente non utilizzati ma che in parte potrebbero esserlo in futuro

Secondo le misurazioni satellitarie fatte da ISPRA (’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) raccolte nell’ultimo rapporto sul consumo di suolo dell’ottobre scorso, a fine 2022 la superficie agricola occupata da impianti fotovoltaici a terra ammontava a 17.830 ettari  pari al 0.1%  della superficie agricola totale, per una potenza complessiva installata di 9.9 GW (giga watt).

Tale occupazione è stata effettuata in sedici anni tra il 2006, anno di inizio delle installazioni fotovoltaiche in Italia, e il 2022.  

Nel solo 2022  il fotovoltaico a terra, occupando 243 ettari di suolo, ne ha consumato lo 0,0015% .

Proiezione al 2030

Volendo fare una previsione di quanto suolo verrebbe occupato per rispettare gli obiettivi al 2030 della transizione energetica, si può fare riferimento, come fa ISPRA, al PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) aggiornato nel giugno 2023.

Olanda. Foto BayWa re

Per raggiungere gli obiettivi del Piano si dovranno installare complessivamente (tetti più terra) almeno 57 GW totali  di nuovo fotovoltaico.

Ipotizzando di mantenere la ripartizione Tetti-terra avuta negli anni passati, il mondo agricolo dovrà farsi carico di aggiungere 19 GW di nuova potenza fotovoltaica a terra, saranno per questo necessari circa 34 mila ettari di nuovo suolo (0.2% del totale).

Nell’ipotesi estrema in cui tutta la nuova potenza prevista 57 GW venisse installata a terra, si potrebbero occupare fino a 99 mila ettari di suolo (0.6% del totale).

I dati fin qui riportati, dimostrano quindi che gli impianti fotovoltaici a terra occuperebbero solo una porzione molto limitata della superficie complessiva dei terreni agricoli italiani. Con buona pace di Coldiretti la sicurezza alimentare non sarà messa in pericolo dal fotovoltaico, è molto più minacciata dai cambiamenti climatici che con la transizione energetica al rinnovabile si vorrebbero bloccare.

Non si sa ancora di quale fotovoltaico si parla

Il decreto del MASAF sembra escludere dal divieto gli impianti agrivoltaici.

Il termine “agrivoltaico” adottato da Lollobrigida e Fratin è piuttosto vago. L’unica definizione esistente è contenuta nel decreto ministeriale del novembre 2023 che disciplina l’erogazione degli incentivi del PNRR per gli impianti chiamati però “agrivoltaici avanzati”.

Foto BayWa re

Il decreto all’articolo 2 definisce “agrivoltaico avanzato” l’impianto fotovoltaico installato su terreno agricolo che risponde congiuntamente ai seguenti requisiti:

  1. composto da moduli elevati da terra in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale
  2. dotato di sistemi di monitoraggio che consente di verificare l’impatto dell’installazione fotovoltaica sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture, la continuità delle attività delle aziende agricole interessate
  3. fa  riferimento ad indicatori sul recupero della fertilità del suolo, il microclima, la resilienza ai cambiamenti climatici del luogo in cui è installato.

Per poter procedere all’operatività mancano però i criteri per qualificare gli impianti secondo la definizione annunciata e per l’individuazione delle aree e superfici idonee alla loro installazione. Per questi aspetti si denunciano colpevoli ritardi da parte del ministero di Fratin e delle Regioni.

Inoltre, sono solo questi gli impianti che i ministri intenderebbero escludere dal divieto? Il fatto che abbiano usato una definizione vaga significa che ne vogliono escludere altri? Quali?

Foto BayWa re

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