Che “l’unione faccia la forza” è un noto e antico proverbio. Le persone che lavorano insieme, invece che individualmente, hanno maggiori probabilità di superare le sfide. Infatti, chi proviene da diverse realtà ed esperienze porta con sé una grande varietà di prospettive e di idee, stimolando la capacità di risolvere problemi con creatività.

Ciascuno può esprimere le proprie competenze e, avendo un obiettivo comune, superare meglio le difficoltà. Quello che vale per le persone vale anche per le nazioni, come nel caso dell’Unione Europea.

In base ai trattati interstatali che regolano il funzionamento della UE, dal 1992 ciascun cittadino di uno dei 27 Stati membri è anche cittadino europeo.

Questa cittadinanza comporta molti diritti, fra i quali si possono citare quello di spostarsi, risiedere e lavorare in tutta la UE senza dover richiedere un visto o un permesso di soggiorno. Per un periodo fino a tre mesi senza alcuna condizione e dopo un periodo di residenza ininterrotta di cinque anni, durante i quali si abbia i mezzi per mantenersi (un reddito da lavoro o da pensione) si ha diritto di soggiorno permanente. Il cittadino europeo ha diritto di risiedere con i propri familiari, indipendentemente dalla loro cittadinanza.

Pari diritti tra cittadini dell’Unione


La propria cittadinanza di origine non è motivo di discriminazione: per fare qualche esempio, nel campo dell’occupazione i concorsi per i cittadini italiani sono aperti anche ai cittadini della UE, nel campo dell’istruzione un titolo di studio europeo è valido in tutta la UE, nel campo della sanità la tessera sanitaria europea permette l’assistenza sanitaria in tutti i Paesi dell’Unione.

Per quanto riguarda il voto, si può votare alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali nel Paese dell’UE in cui si risiede ed essere eletti al Parlamento o consiglieri comunali (mentre invece per il ruolo di sindaco occorre la cittadinanza dello Stato di residenza).

I cittadini europei possono inoltre presentare una proposta di legge europea alla Commissione Europea su una questione nella competenza dell’UE con un gruppo di almeno sette cittadini dell’Unione che abbiano la cittadinanza in almeno sette Paesi diversi: queste proposte prendono il nome di “iniziativa dei cittadini europei“.

I vantaggi dell’integrazione europea per lo studio e la ricerca

Se ci si trova in una nazione extra unionale in cui non vi sia un console del proprio Stato di origine, è possibile ricevere assistenza dalla rappresentanza consolare di qualsiasi altro Paese dell’UE. Si può inoltre contattare e ottenere risposta da ogni istituzione dell’UE in una delle 24 lingue ufficiali. Un’altra comodità è il poter mantenere la propria patente di guida dell’auto, ottenuta in un altro Paese UE, anche in caso di residenza prolungata almeno fino alla scadenza e poi procedere al cambio con una dello Stato di residenza senza dover sostenere nuovi esami.

L’integrazione europea copre molti altri ambiti, ad esempio il programma di studio universitario Erasmus, o i progetti di ricerca scientifica Horizon, per i quali non si può parlare di diritti in senso stretto, ma piuttosto di opportunità e per i quali si torna all’osservazione iniziale: l’unione fa la forza.

I cittadini britannici, con l’uscita del Regno Unito dalla UE, da tre anni sperimentano in prima persona la mancanza di questi diritti e opportunità.

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