Ogni anno arriva il fatidico momento dei dischi top. E così – dopo opportuni brainstorming – anche per noi è arrivato il momento di segnalarvi quelli che, secondo noi, sono i dieci album pubblicati nel 2023 che dovreste proprio mettere sul piat… ehm, ascoltare.  

10) Endless Harmony – “Emerge” (EP)

Un ep gustoso, a base di crossover, di una band veronese. Ne ho seguito anche la presentazione a inizio anno al Giardino di Lugagnano di Sona, posto imprescindibile per la musica, e in una serata estiva del Mura Festival.

Le vibrazioni sono state subito ottimali, e confermate nel corso dell’anno. Suoni potenti, tecnica adeguata, buona presenza, basso pulsante e una voce – quella di Pamela Perèz – eccellente. Un passo convincente verso un futuro adeguato. 

K3

9) Karma – “K3”

So che per alcuni vedere i Karma “solo” al nono posto di questa classifica sembrerà limitante, ma ammetto la mia ignoranza sul loro passato e quindi può essere che questo posizionamento sia figlio di mie mancanze.

Posso dire che l’album è affascinante, con atmosfere tutt’altro che scontate e una poetica molto personale, che si annuncia con testi intellegibili e un ottimo utilizzo dell’effettistica. Che ritorno!

8) Cani dei Portici – “Hype for nothing”

Una sorpresa. Scoperti leggendone una recensione, con questo ep totalmente strumentale riescono a parlare più di tanti testi. Dissonanze e varietà la fanno da padrone. Un disco sofferto e psichedelico, per certi versi. Attivi anche sul versante live nei circoli più underground dello stivale, se vi capitano a tiro non perdeteli. Detto da uno che per le band strumentali – a parte Calibro 35 e poco altro – non ci ha mai fatto troppo.

Elvis

7) Baustelle – “Elvis”

Non siamo ai livelli di “Amen” e “La malavita”, intendiamoci, ma i Baustelle raggiungono i cuori di tanti con una poetica di fatto unica, decadente, baudeleiriana. “Elvis”, trainato del buon singolo “Contro il mondo”, risulta equilibrato a livello di sound ed abbastanza accattivante. 

6) Umberto Maria Giardini – “Mondo e antimondo”

Uscito di recente, e forse solo per questo non così alto nella mia classifica, il nuovo disco dell’ex Moltheni colpisce al cuore. Basta poco per capire di trovarsi dinanzi a qualcosa che il resto dell’Italia che suona non può nemmeno lontanamente pensare di produrre. Classe pura distillata in testi poetici ed arpeggi misurati, sentiti. Apparentemente manierista, ma forse solo per non uccidere l’ascoltatore con trovate così brillanti da accecare. 

Hotel Souvenir

5) Dente – “Hotel Souvenir”

Il cantautore di Fidenza mi aveva colpito al cuore, ormai nel 2009, con “L’amore non è bello”. Poi le cose della vita mi hanno portato a suoi live ben 5 volte, sempre con goduria. Ne ho seguito l’andamento discografico con attenzione fino ad “Almanacco del giorno prima”.

Quest’ultimo disco è molto ispirato, con la solita verve ironica ad intrecciarsi con un romanticismo raffinato, in composizioni efficaci. Segnalo “Dieci anni fa” e la stupenda “Un viaggio nel tempo”, forse uno dei pezzi migliori del 2023. 

4) Baustelle/I Cani – “Baustelle/I Cani”

2 canzoni, 2 centri. Talmente pieni da rientrare in una classifica dedicata agli album. No, non voglio un album intero di Baustelle e I Cani, bastano questi due brani, veicolati da 42Records con un’ottima mossa di marketing: l’invio, iniziale, solo ad alcuni negozi di dischi scelti. In barba al web. Ora si possono ascoltare anche su Bandcamp, e il vinile nero, e apparentemente anonimo. Un’unione inaspettata, un trionfo insperato per il sottoscritto. La prova che “less is more”. 

Relax

3) Calcutta – “Relax”

Io in generale ascolto rock, anche in italiano. Amo I Ministri, Il Teatro degli Orrori, Fask e cose molto più pesanti. Ma quando nel 2018 ho ascoltato “Pesto” non mi si è più staccata di dosso.

Mi sono dovuto arrendere, ascoltando i suoi album, al fatto che di Calcutta c’è qualcosa che mi scappa e qualcosa che so: è un fuoriclasse. E “Relax” lo testimonia. Cantautorato di ottima fattura, con “Controtempo” e “2 minuti” come esempi di un successo meritato. 

2) Lucio Corsi – “La gente che sogna”

Il ragazzo è davvero forte. E lo dico dopo averlo visto live, al Mei di Faenza, quest’anno. Piglio settantiano, richiami battistiano/grazianosi e tanta personalità. Mi sorprende in particolare che Lucio Corsi sia riuscito a far breccia nei cuori di tanti con storie così fantasticamente inventate. “Astronave giradisco”, “Radio Mayday”, “La bocca della verità”…che grandi canzoni, entusiasmanti! 

Federica Dragogna e il suo album “Dove nascere”

1) Federico Dragogna – “Dove nascere”

Il chitarrista de I Ministri ci lavora dal 2018 a questo esordio solista, e direi che il risultato lo può lasciare contento. E non è tanto la capacità strumentale, qui deviata in ottica più cantautorale e meno rock oriented, a stupire, quanto una certa profondità lirica, portata in alto da una vocalità sussurrata e sorniona.

Chitarre che creano atmosfere meglio di tante tastiere (“Scomparire il rumore”), una gentilezza di fondo che fa bene in una discografia in cui la loudness ha spesso la meglio. “Lavorare è il mio secondo lavoro” top track. 

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