L’attesa si spinge fino al 5 marzo, ma il timore per i teatri che queste disposizioni stabilite dal Dpcm si prolungheranno è nell’aria. L’impossibilità di accogliere il pubblico non significa però che si resti fermi con i progetti, anche solo per capire come mantenere teso il filo rosso che unisce gli spettatori agli artisti. Così Isabella Caserta, direttrice artistica del Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio, ha ideato delle “Sorprese dalle finestre”, un progetto che inizierà domani, 24 gennaio, per proseguire sempre alle ore 16 ogni domenica fino al 28 febbraio, poco prima della fatidica data in cui si saprà se le chiusure proseguiranno o si potrà di nuovo accogliere il pubblico negli spazi al chiuso.

Per venti minuti si potrà quindi assistere a uno spettacolo a sorpresa, sempre differente e affidato a diversi artisti, tra cui pure degli ospiti, dall’esterno del teatro negli spazi dell’Arsenale. Le finestre saranno le quinte della rappresentazione e membrana di comunicazione con gli spettatori, che così all’aperto potranno rispettare il distanziamento e contemporaneamente godersi una proposta culturale innovativa. Inoltre non si vedranno spezzoni di spettacoli già proposti, piuttosto si darà spazio a una proposta pensata ad hoc.

La chiamano resilienza e gli artisti ne sono esperti quasi per statuto. Ma se le istituzioni non si confrontano seriamente con loro e con tutto il comparto, fatto di numerose professionalità, almeno il pubblico non manchi nel manifestare l’affetto, l’interesse e anche il bisogno che i teatri riaprano, finalmente.

La direttrice artistica Isabella Caserta

«Siamo dietro alla finestra, ma non restiamo in attesa – spiega Isabella Caserta alla vigilia della mini rassegna -. Come progetto siamo abituati a portare il linguaggio e la sperimentazione teatrale in luoghi insoliti. Questa volta restiamo “in casa” ma lo facciamo a modo nostro, con la nostra poetica. Se le regole permettono ad altri luoghi, comunque fautori di assembramenti come i punti commerciali, ci chiediamo perché proprio il teatro che, dopo il primo lockdown, si è adeguato a rispettare protocolli rigidissimi tanto da poter riaprire in sicurezza da metà giugno, sia oggi in questa situazione che non solo è sospesa, ma lascerà strascichi molto pesanti sul settore».

Il filo con il pubblico, si diceva, non si è mai spezzato per la direttrice artistica, che continua a «ricevere tantissime manifestazioni di affetto. C’è voglia di tornare, perché di fatto le persone ne hanno bisogno – continua Caserta -. D’altronde anche quando abbiamo riaperto la scorsa estate pensavamo che le persone, dopo il lockdown e con il timore di un virus non debellato, non avrebbero avuto molta voglia di chiudersi di nuovo in teatro. E invece abbiamo avuto sempre un pubblico molto presente». 

La sorpresa di cosa si vedrà manifestarsi domani fino a febbraio dalle finestre del Teatro scientifico è un regalo che gli artisti fanno a una città che resta affamata di spettacoli, di proposte stimolanti, capaci di riempire quel silenzio che invece avvolge i decreti emanati dal Governo. «Spero tanto che passi questo tempo, intanto proponiamo, non stiamo fermi. Magari funziona e lo faremo ancora, vedremo – riprende Caserta -. C’è d’altronde da temere non solo se ci sarà un futuro per molti artisti e professionisti dello spettacolo, cittadini a tutti gli effetti, ma rimasti inascoltati. Occupiamoci anche dell’aspetto psicologico di un lavoro che necessita di programmazione e di chiarezza. Quasi un anno fa, ormai, sembrava che sarebbero stati pochi i giorni di stop, poi abbiamo visto un alternarsi di decisioni che hanno messo in crisi l’organizzazione di tutta una filiera. A un certo punto non si è capito più nulla e credo, temo, che questa sospensione durerà ancora».

Isabella Caserta nei panni di “Clitennestra”

Non è però questo un tempo morto. Tra l’impegno a proseguire con dei progetti culturali, c’è anche l’attività artistica di un’attrice che si è diplomata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano e che ha lavorato negli anni con grandissimi artisti come, valga da esempio, Giorgio Albertazzi, Valeria Moriconi, Anna Proclemer, Mario Missiroli, Piera Degli Esposti. «Subito dopo l’accademia sono partita con grandi compagnie di giro, il mio amore per il lavoro dell’attrice viaggia insieme alla passione per la direzione artistica. E sento il bisogno di fare progetti molto interconnessi con il presente che vivo, occuparmi di spaccati di società usando anche i testi classici, capaci però di parlare all’oggi – conclude Isabella -. La violenza, le donne, le fragilità, l’emarginazione, le discriminazioni, le barriere, sono temi che mi muovono profondamente. E poi ci sono cose per le quali anche adesso mi sento fortunata: sto leggendo un libro in prossima pubblicazione, che poi diventerà un progetto, su cui stiamo lavorando. È un esempio di ciò che mi rende felice: essere in connessione con qualcuno che ha piacere di coinvolgerti, di esporti il suo lavoro. Mi sento onorata di prendere parte a un processo creativo, sono cose che mi danno forza nell’affrontare l’incertezza. Studio tutti i giorni per portare avanti il progetto del Teatro Scientifico e farlo evolvere».

Allora, se le porte restano chiuse, che si aprano almeno le finestre. Quel pubblico che manca, che non può entrare, aspetti fuori e dia vita allo spettacolo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA