Nel cuore del Medio Oriente, tra i fiumi prosciugati della Siria nord-orientale e le cicatrici lasciate da anni di conflitto, nasce Naharina — un film che non racconta la guerra, ma ciò che viene dopo. Diretto dal catalano Ferran Domènech Tona e prodotto dal collettivo Komîna Fîlm a Rojava, il documentario esplora la vita delle comunità che, nella regione autonoma della Rojava, hanno dato forma a un esperimento politico e sociale unico: un autogoverno basato su democrazia diretta, parità di genere e convivenza tra diverse culture.

“Naharina” significa “il popolo del fiume”, un richiamo agli antichi abitanti delle rive dell’Eufrate e del Khabur. Ma nel film quel nome diventa metafora di un popolo che, come l’acqua, continua a scorrere nonostante gli argini imposti dalla guerra e dal potere. Le immagini di Domènech Tona, asciutte e poetiche, raccontano la quotidianità delle comuni, delle cooperative e delle case delle donne: luoghi dove il lavoro, l’autonomia e la solidarietà ridefiniscono il significato stesso di comunità.

L’autore sceglie di filmare non il rumore delle armi, ma la voce sommessa delle relazioni, la ricostruzione lenta e la resistenza culturale. La fotografia e il suono, firmati da Memo Abdulrahman, restituiscono una dimensione intima, fatta di silenzi e gesti ordinari, in cui la forza rivoluzionaria si misura nel quotidiano.

Il film, girato tra il 2022 e il 2023, arriva a Verona come ultimo appuntamento dell’undicesima edizione di MediOrizzonti, la rassegna curata da Veronetta Centoventinove che da oltre dieci anni porta in città le voci del cinema dal Medio Oriente e dal Nord Africa. La proiezione è in programma lunedì 3 novembre alle 20.30 al Cinema Teatro Nuovo di San Michele (via Monti 7C) e sarà accompagnata dal dibattito con il regista, in collegamento dalla Catalogna, e Pietro Albi di One Bridge To.

Un’occasione per guardare alla Rojava non solo come luogo di conflitto, ma come laboratorio di convivenza possibile — dove la politica si intreccia con la terra, l’acqua e la memoria. E per chiudere con uno sguardo di speranza un’edizione di MediOrizzonti che ha fatto del cinema un ponte tra mondi apparentemente lontani.

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