La guerra del Tiburtino III si inserisce nel panorama cinematografico italiano in quella corrente di cinema che sta cercando di rivitalizzare il “genere” in Italia.

In programma all’EXTRA sci-fi festival di Verona sabato 16 marzo alle 21.00 al Cinema Teatro Nuovo San Michele preceduto dal corto “What-if-I” e alle 18 da “River” e il corto “My unborn sun”, vede nella pellicola Antonio Bannò, Sveva Mariani, Paolo Calabresi, Paola Minaccioni, Carolina Crescentini, Francesco Pannofino.

Dietro la produzione del film infatti c’è la Mompream dei fratelli Mainetti, reduci della trilogia dedicata a Diabolik. L’idea quindi alla base della sceneggiatura scritta da Luna Gualano e Emiliano Rubbi segue il solito canovaccio per questo tipo di operazioni: utilizzare il “genere” – in questo caso lo sci-fi – per osservare i problemi della società contemporanea.

Il trailer del film

Il Tiburtino III, quartiere periferico romano, è invaso da alieni in grado di impossessarsi dei corpi degli esseri umani. Pinna, uno spacciatore piuttosto pigro, assieme all’influencer più famosa al mondo Lavina Conte, capitata nel quartiere per cavalcare il trend sui social, cercheranno di salvare il mondo. Il Tiburtino III funge perciò da microcosmo per costruire una serie di situazioni per mappare con ironia alcune tematiche che ci riguardano da vicino. Osserviamo quindi come l’invasione aliena crei delle barricate in modo da escludere chi non vive al Tiburtino III, o come lo sguardo social su determinate questioni culturali sia più per posa che per un vero interessamento critico.

Non prendersi troppo sul serio

Il pregio del film di Luna Gualano risiede proprio nel non lasciarsi assuefare dal voler costruire per forza un film “a tema”, evitando quindi spiegoni narrativi che avrebbero appesantito non poco la visione.

La guerra del Tiburtino III viaggia perciò piuttosto a briglia sciolta, alternando momenti comici (il cast in questo caso è perfettamente centrato: leggasi Boris) a quelli action che non hanno paura di mostrarsi naif, un po’ come se fossero specchio della realtà che Luna Gualano mette in scena. Certamente il film mostra il suo fiato corto dopo poco più di un’ora, riciclando situazioni e idee utilizzate poco prima, ma alla fine della fiera ciò che pare interessare alla regista e al team produttivo è il divertimento, anche al costo di risultare più divertito nella realizzazione di determinate idee (l’arma per distruggere gli alieni) che altro.

Giocando per accumulo, La guerra del Tiburtino III resta in conclusione un gradito omaggio ai pilastri della fantascienza, senza i quali sarebbe potuto essere un cortometraggio, una sorta di ultracorpo del cinema.

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