Trent’anni dopo il grande successo internazionale del suo Va’ dove ti porta il cuore, che ha venduto sedici milioni di copie, Susanna Tamaro  ha presentato a Verona Il vento soffia dove vuole (Solferino, 2023) all’associazione La Fratellanza A.p.s. il 5 dicembre scorso, con l’introduzione di Francesca Lazzarato e la lettura di brani del romanzo da parte di Luisa Baronetto.

Il vento soffia dove vuole segna il suo ritorno alla narrativa, dopo svariate pubblicazioni in altri generi. Nel corso della serata l’autrice ha affermato che voleva «scrivere un romanzo che lasciasse le persone felici, perché siamo circondati da cose orribili o inutilmente sgradevoli e volevo invece vincesse la ricchezza per la vita. Mi hanno detto che questo libro è una carezza per l’anima e noi abbiamo un bisogno enorme di serenità».

Tre lettere per parlare di famiglia

Il libro riscopre lo stile epistolare già usato in Va’ dove ti porta il cuore. La protagonista, Chiara, scrive tre lettere, rispettivamente ad Alisha, la figlia adottiva, a Ginevra, la figlia naturale e a Davide, il marito, con l’intento di trasmetterla al terzo figlio, Elia. Perché lettere?

«Perché in questi anni siamo cambiati in peggio – risponde Tamaro -. Siamo ormai sconosciuti a noi stessi, la lettera è un mezzo desueto che però parla di noi, ci mette a nudo con l’altro. Volevo parlare di famiglia, di rapporto di coppia, di rapporti tra i fratelli che non sono quasi mai idilliaci».

Susanna Tamaro a Verona, foto di Laura Bertolotti.

La sfida, aggiunge l’autrice, è occuparsi di situazioni vere senza cadere nel banale. Ma ogni libro per lei è «un’avventura. Mi emoziono, piango persino, quando scrivo, e immagino lo facciano anche i miei lettori. La mia sorpresa, dopo aver scritto tanto, è quanto mi coinvolgano ancora le storie, al punto da farmi rallentare il ritmo di scrittura perché mi affeziono ai personaggi e non so lasciarli».

Per questo libro, precisa l’autrice, la difficoltà è stata di trovargli un titolo, infine è arrivato per caso e si è rivelato essere già presente nell’esergo del suo Anima mundi (Baldini Castoldi, 1997).

«Evidentemente c’è un filo che lega i miei libri – commenta la scrittrice -, come fossero tutti insieme un unico libro».

Autrice di successo dall’indole schiva

Nata a Trieste, attiva nel campo del volontariato, Tamaro è conosciuta per il suo profilo basso e la sua indole schiva che la fanno vivere, per sua ammissione, in modo quasi monacale in un paese della campagna umbra.

La copertina dell’ultimo libro di Susanna Tamaro, Il vento soffia dove vuole, Solferino, 2023.

«Vivere in campagna aumenta la mia concentrazione – racconta – e poi la letteratura è anche fatta di metafore e la natura ne offre in quantità. Osservare il passaggio delle stagioni, il lavoro delle api, la luce tra le foglie, la vita che si schiude negli esseri più piccoli, in un palazzo di città sarebbe più difficile».

Per la sua produzione di saggi e romanzi per adulti e per l’infanzia ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Elsa Morante nel 1990 e il Premio Italo Calvino nel 1989 per La testa fra le nuvole (Marsilio, 1989), il Premio Cento 1995 per Il cerchio magico (Mondadori, 1994), il Premio Rapallo Carige con Per voce sola (Marsilio, 1991). Con Salta Bart! (Giunti Junior, 2014) ha vinto il Premio Strega ragazze e ragazzi nel 2016.

Inoltre le è stata conferita nel 2003 dal Presidente della Repubblica la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte.

Avviandosi alla conclusione dell’incontro, l’autrice rivela che cosa c’è nella sua officina creativa per il futuro: «Scriverò un altro libro per l’infanzia e poi due sugli animali, uno sulle api e uno sui cani, tipo “La mia vita in venti cani”. Trovo che il cane sia un grande mistero, un essere incredibile. Ha comportamenti inspiegabili, anche se ha vissuto anni in cattive condizioni, sa rinascere nell’amore, dimostrando una grande plasticità mentale e una rara capacità di essere vicino ai piccoli e agli anziani».

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