Il 2020 al cinema era partito molto bene. Gli incassi di gennaio erano stati incoraggianti per un’annata che prometteva, se fosse proseguita sugli stessi binari, di essere per il settore una delle migliori di sempre. Prometteva, appunto. L’emergenza sanitaria ha di fatto, come per la musica e il teatro di cui abbiamo parlato nelle precedenti puntate, bloccato tutto e gettato anche questa parte del mondo dello spettacolo in uno stato di grande preoccupazione. Per non dire di peggio. I dati dicono che il mercato audiovisivo ha avuto nel mese di febbraio, che è stato colpito solo nell’ultima settimana, un calo di presenze e relativi incassi del 15 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre la prima settimana di marzo ha registrato al botteghino un calo dell’85 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. E questo solo perché le restrizioni sono arrivate nel centro-sud con un po’ di ritardo rispetto a quanto fatto nelle regioni del nord-Italia dove i cinema sono stati immediatamente chiusi per le note priorità sanitarie. Nell’ultima settimana, ovviamente il calo è da annoverarsi nell’ordine del cento per cento essendo tutti i cinema della Penisola chiusi.

Lucia Botturi

«L’ordinanza di chiusura ci è arrivata addosso una domenica sera e già il giorno dopo abbiamo dovuto abbassare le serrande» ci spiega Lucia Botturi, titolare dei principali cinema della città (Pindemonte, Fiume, K2 e Diamante). «Dapprima la chiusura prevista era per una sola  settimana, poi estesa anche alla seconda e pure in quel caso la decisione è stata prorogata senza preavviso, da un giorno all’altro. Poi, come sappiamo, è arrivato anche per tutti gli altri settori il decreto di chiusura totale e ora aspettiamo che si arrivi presto al 3 aprile, con mille incognite all’orizzonte sull’effettiva riapertura delle sale.» Vedere gli incassi a zero per oltre un mese non ha certamente precedenti ed è stato uno shock per tutti gli operatori in questo particolare settore dello spettacolo. «A spanne da metà febbraio ad oggi, su un totale di quattro sale, abbiamo perso più di 60mila euro, ma su tutta la città di Verona città le cifre si aggirano circa attorno ai 150mila euro persi» prosegue Botturi. «Anche i distributori sono in grande difficoltà, perché ovviamente hanno pagato i film alle case di produzione, ma ora non possono rientrare nelle spese visti i mancati incassi. Una situazione che a cascata può alla lunga diventare grave. Speriamo di poter recuperare in estate la maggior parte dei film persi in questo periodo, visto che il lancio di molti titoli, da 007-No time to die all’ultimo di Carlo Verdone, per fare un esempio, sono stati rinviati al periodo autunnale. Ovviamente, oltre alla tradizionale Fiume Arena Estiva, apriremo i nostri cinema al chiuso anche in estate nella speranza di poter recuperare tutte le uscite. Personalmente sono ancora in stato di shock, ma allo stesso tempo nutro un sentimento di fiducia. Presto tutto questo passerà, anche se sono sicura che ci ricorderemo a lungo questa esperienza. Speriamo che possa insegnarci qualcosa.»

L’ingresso del cinema Diamante

A pagarne le spese, oltre a tutti gli altri, c’è anche il nostro Schermi d’Amore, il tanto atteso festival del cinema melò che quest’anno ha dovuto chiudere inesorabilmente i battenti dopo due sole giornate di proiezioni e rinviare il tutto a data da destinarsi. Un gran peccato, ovviamente, soprattutto per il grande lavoro profuso dalla Verona Film Commission diretta da Paolo Romano, del Circolo del Cinema e dell’Assessorato alla Cultura di Verona. La speranza è quella di potere recuperare almeno parte della manifestazione, anche se non sarà semplice.

Alessandro Da Pian

Per riuscire, più in generale, a capire quale sarà il danno effettivo subito dal comparto ci vorrà ancora del tempo, ma per chi lavora in questo settore occorre anche capire quale sarà la prospettiva all’effettiva riapertura. «Poniamo di trovarci fra due settimane, quando si potrà riaprire tutto, ammesso che sia possibile farlo», commenta Alessandro Da Pian titolare del cinema Rivoli in piazza Bra. «Prima che la gente ricominci effettivamente a frequentare le nostre sale passerà un bel po’ di tempo, temo. E la nostra crisi si acuirà. Dovrà esserci, in questo senso, un’iniezione finanziaria importante per supportarci. Esiste un tavolo di lavoro aperto con il Governo da parte dei nostri rappresentanti, ma nel frattempo stiamo anche studiando delle iniziative per cercare di coinvolgere il più possibile il pubblico, quando riapriremo.»

L’ingresso del cinema Rivoli

Questo 2020 era partito bene, con bei film e relativi ottimi incassi. I segnali erano importanti e si prospettava una stagione positiva. Ora che è saltato tutto anche gli appassionati della settima arte si stanno chiedendo se e come verranno riposizionati i vari film in uscita in questo periodo e per il momento rinviati. «La politica distributiva l’anno scorso, in un anno “normale” quindi, aveva già deciso di proporre titoli interessanti anche durante il periodo estivo – ci spiega ancora Da Pian – e il pubblico aveva risposto con grande entusiasmo, tanto che i bilanci del mercato cinematografico 2019 sono stati estremamente positivi. Il che dimostra che se il prodotto che viene proposto è buono, che sia luglio o dicembre, il pubblico comunque viene a vederlo.» Ci si chiede, dunque, se le abitudini del pubblico cambieranno radicalmente o se, quando l’allarme cesserà, le persone avranno più voglia di socialità e di cultura rispetto all’era pre-covid19.

Anche chi il cinema lo produce, in effetti, si chiede cosa succederà nei prossimi mesi. Le produzioni previste sul territorio italiano, dalle serie tv ai blockbuster internazionali, sono state per il momento tutte rinviate a settembre, in attesa di capire se sarà effettivamente possibile recuperarle in quel periodo.

Nicola Fedrigoni

«Noi facciamo service per film stranieri e in questo momento siamo senza lavoro.» ci racconta Nicola Fedrigoni, titolare dell’azienda veronese Kplus Film Production. «Era in discussione, anche se non era ancora stato confermato, la possibilità di portare  Mission Impossible con Tom Cruise a Venezia, ma ovviamente è stato annullato tutto; avevamo in ballo anche una serie Amazon da girare a Rovigo e un altro film da realizzare fra Verona e Venezia. Niente, tutto rimandato e mesi di lavoro, fra sopralluoghi, permessi e organizzazione varia, buttati al vento. Ma sono state bloccate anche delle riprese che erano in corso, come alcune pubblicità e video aziendali. Nell’immediato dovrò rinunciare a un fatturato di circa 50-60mila euro, calcolando una possibile chiusura fino a Pasqua. Se si va oltre ci sarà da applicare un moltiplicatore a questa cifra. Il fatto è che oltre a lasciare a casa i miei otto dipendenti in smart working, devo rinunciare alle prestazioni di una ventina almeno di free lance, che in questo periodo rimangono di fatto tutti senza lavoro. E il problema è anche che per molto tempo, temo, il mondo del cinema estero farà fatica a fidarsi e quindi a tornare in Italia per realizzare le proprie produzioni.»

La Kplus Film, fra l’altro, ha subito anche un danno editoriale, perché dopo il bel successo di Finché c’è prosecco c’è speranza, doveva uscire nelle sale il 2 aprile con il suo secondo lungometraggio, Si muore solo da vivi per la regia di Alberto Rizzi, ma pure in questo caso si è dovuto rinviare tutto a data da destinarsi. «Avremmo anche dovuto partecipare al concorso, tra le opere italiane, al Festival di Bari programmato dal 21 al 28 marzo (fra i festival cinematografici più importanti d’Italia, nda), ma è saltato. – prosegue Fedrigoni – Peccato, perché si sarebbe trattato di una bella anteprima con il conseguente lancio pubblicitario.»

Vedremo nei prossimi mesi se arriveranno gli aiuti che il Governo sta promettendo e quale sarà l’evoluzione effettiva di un mondo, quello cinematografico, che anche a Verona vive di realtà importanti e che sta attraversando, come il resto del mondo economico italiano e di quello culturale in particolare, uno dei momenti di maggior difficoltà della sua storia.