L‘estate 2022 sarà ricordata come una tra le più calde dopo quella epocale del 2003. Una congiuntura di caldo e siccità iniziata da dicembre 2021 è proseguita per i mesi successivi. Anticicloni di blocco strutturati maggiormente alle quote superiori hanno caratterizzato sia  i mesi primaverili che quelli estivi. In fig.1 si riporta il campo medio in quota a 500 hPa ( circa 5000 metri) estratto dal 1 maggio fino al 10 agosto 2022; in esso si nota una predominante struttura anticiclonica che ha condizionato l’Europa centro-occidentale per l’intero periodo.

Purtroppo, a riprova dell’accelerazione del riscaldamento planetario, la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra proprio nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Vi é quindi una tendenza in atto ad avere anni ed estati sempre più caldi.

Purtroppo l’anomala estate 2022 ha interessato anche altre parti dell’Europa (fig.2); ciò é stato ben evidenziato dai dati di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea battezzato giustamente  “ the European eyes on Earth”:

A livello globale, luglio 2022 è stato uno dei tre luglio più caldi mai registrati; si sono avuti quasi 0,4°C al di sopra del periodo di riferimento 1991-2020, con temperature molto al di sopra della media su gran parte delle masse continentali nell’emisfero settentrionale.

Ondate di caldo e siccità in Europa: oltre 40 gradi in Inghilterra

Nelle ondate di caldo da metà luglio in poi, sono stati abbattuti numerosi record della temperatura massima come in Portogallo, Francia occidentale e Irlanda. Per la prima volta in Inghilterra sono state registrate temperature di 40°C. Qui il precedente record nazionale di temperatura di 38,7°C è stato raggiunto o superato in oltre 40 stazioni, con un massimo di 40,3°C registrato nel Lincolnshire. I record nazionali di tutti i tempi per le temperature massime giornaliere sono stati battuti anche in Galles e Scozia. 

Figura 3

Il caldo, successivamente, ha viaggiato più a nord e ad est portando temperature molto elevate in altri paesi, tra cui la Germania e parti della Scandinavia, con record locali di luglio e record di tutti i tempi battuti in diverse località come per esempio in Svezia.

In fig.3 vengono graficate le anomalie mensili della temperatura dell’aria superficiale; nei primi due riquadri osserviamo rispettivamente  la media globale ed europea rispetto al periodo 1991-2020, da gennaio 1979 a luglio 2022. Le barre colorate più scure indicano i valori di luglio. Fonte dei dati: ERA5.  Credito: Copernicus Climate Change Service/ECMWF.

Luglio 2022: il più secco

Luglio 2022 è stato il più secco della media per gran parte dell’Europa, con record locali di poche precipitazioni superati a ovest e siccità in diverse località del sud-ovest e sud-est europeo. Queste condizioni hanno influenzato negativamente l’economia a livello locale e hanno facilitato la diffusione e l‘intensificazione degli incendi.

Luglio è risultato più secco della media anche al di fuori dell’Europa come su gran parte del Nord America e delle grandi regioni del Sud America, dell’Asia centrale e dell’Australia. Anche la criosfera ha risentito del caldo anomalo e prolungato; ció ha causato a luglio una riduzione dell’estensione del ghiaccio marino antartico che ha raggiunto il suo valore più basso superando il record dei dati satellitari di 44 anni evidenziando un valore del 7% al di sotto della media, e ben al di sotto del record precedente. Anche le nostre Alpi hanno ricevuto un notevole impatto negativo da questa estate con notevole fusione dei ghiacci e del permafrost; ricordiamo la tragedia sulla Marmolada causata dal crollo di un seracco sul ghiacciaio indebolito proprio da prolungate alte temperature.

Verona sempre più tropicale

Viene definito “tropicale” un giorno in cui la temperatura massima é risultata uguale o superiore ai 30 gradi. In questi ultimi anni vi é stato un continuo aumento di tali giorni; anche nella nostra cittá abbiamo raggiunto valori elevati toccando un massimo di 95 giorni che forse verrá superato a settembre. In fig. 4 si può notare l’andamento del trend storico di tali giorni ( Elab. Autore) ; si evidenzia come negli anni sessanta e settanta si contava una media di 20 giorni  estivi in cui si toccavano i 30 gradi; le persone più attempate,  come il sottoscritto, si ricorderanno  che giá per quel numero di giorni e per quei valori si boccheggiava. Ora si viaggia su una media di 60/70 giorni con massime di trenta gradi, e quest’anno siamo vicini ai 100 giorni e con valori oltre i 35 gradi.

GALLERIA FIGURE 4 e 5

In un contesto di estate anomala, possiamo evidenziare le “heatwaves” piú significative che hanno interessato il nostro territorio. In fig.5 viene riportato l’andamento della temperatura massima registrato presso la stazione ARPAV di Verona Villafranca. Si evidenziano ben 5 ondate calde, delle quali le piú importanti sono la quarta e la quinta. In esse abbiamo toccato i record annuali del caldo con una massima di 37.1 gradi registrata a Verona Villafranca il 5 agosto; mentre a Verona centro, con il contributo dell’isola di calore cittadina, abbiamo raggiunto i 38.2 gradi il 22 luglio presso la stazione “Bellavite” dell’associazione  Meteo 4.

Note dolenti anche sul fronte siccitá: secondo il Rapporto sulla Risorsa Idrica del Veneto del 31 luglio 2022 pubblicato da ARPAV, emerge che nei dieci mesi tra ottobre (inizio anno idrologico) e luglio sono caduti in Veneto mediamente 545 mm di precipitazioni( fig.6); la media del periodo 1994-2021 è di 921 mm (mediana 879 mm). Gli apporti del periodo sono stati quindi molto inferiori alla media (-41%, -376 mm). In particolare a Verona Villafranca sono caduti dall’ottobre scorso 351,2 mm a fronte di un valore climatico di 834 mm con una riduzione del 42%.

Figura 6

Prosegue il riscaldamento globale

Dal 1880 ad oggi la temperatura terrestre è aumentata di 0,08° Celsius ogni decennio, ma il tasso di riscaldamento dal 1981 è più del doppio: 0,18° C per decennio.

Il 2021 è stato il sesto anno più caldo mai registrato in base ai dati di temperatura della NOAA. Mediata sulla terraferma e sull’oceano, la temperatura superficiale del 2021 era di 13,9 °C, cioè 0,84 °C più alta della media del ventesimo secolo e 1,04 °C più calda di quella preindustriale  periodo (1880-1900).  I nove anni dal 2013 al 2021 sono tra i 10 anni più caldi mai registrati.

Come sono collegati esattamente il cambiamento climatico e le ondate di caldo?  La temperatura media del pianeta è aumentata di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali, in gran parte a causa dell’enorme aumento dei gas serra che l’attività umana ha scatenato. Non é mai abbastanza ricordare che l’anidride carbonica (CO2) è il principale fattore che contribuisce al riscaldamento globale; la sua concentrazione nell’atmosfera è aumentata del 48% tra il 1750 e il 2020.

Figura 7

Ricordiamo che CO2, metano, protossido di azoto e altri gas intrappolano il calore del sole, facendo sì che meno calore ritorni nello spazio riscaldando così l’atmosfera; il grafico di figura 7 evidenzia molto bene questa drammatica correlazione: sull’asse delle ascisse é rappresentato l’aumento della CO2 e su quella delle ordinate il corrispondente valore della temperatura planetaria. Si nota come nel 2021 in corrispondenza di una CO2 di 420 ppm ( parti su milione), la temperatura planetaria fosse quasi di 15 gradi, cioè di 1.3 °C superiore ai livelli preindustriali; ricordiamo che il Protocollo di Kyoto sancisce il non superamento degli 1.5 °C.

Purtroppo, invece con l’aumento delle temperature medie sempre più vicine alla soglia di 15°C  risultando l’atmosfera più energetica vi é un ulteriore spostamento nello spettro verso eventi meteorologici. estremi, rendendo eventi come ondate di calore sempre più frequenti, più lunghi e più intensi.

Le ondate di calore sono generalmente guidate da sistemi ad alta pressione. A luglio sono stati responsabili sia l’Anticiclone delle Azzorre sia quello subtropicale, tali sistemi  di alta pressione che di solito si trovano al largo della Spagna, nel Nord Atlantico, nord Africa si spostano verso est e verso nord ( per l’Anticiclone subtropicale) interessando gran parte dell’Europa ove creano condizioni favorevoli alle ondate di caldo. Ebbene questa regione atmosferica, secondo un recente studio si sta espandendo anche a causa del cambiamento climatico; inoltre é emerso che un’ondata di caldo che, nel clima preindustriale,  avrebbe avuto una possibilità su 10 di verificarsi in un dato anno ora si verificherà in media quasi tre volte più frequentemente e con valori spesso più alti della precedente.

La difficoltà della politica di fronte ai cambiamenti climatici

Le estati sono diventate più calde e secche in molte parti del mondo. La frequenza degli eventi meteorologici estremi ed i danni relativi sono aumentati. Nello stesso periodo sono stati compiuti progressi significativi anche in termini di impegni politici, ma la loro attuazione è ancora molto indietro rispetto a quanto necessario.

Per i decisori politici ben intenzionati, attuare politiche rispettose del clima non è facile: le azioni necessarie sono fondamentali e interessano tutti i nostri sistemi energetici e di trasporto, l’edilizia, la produzione industriale e alimentare. Agire può innescare resistenza, incoraggiando i concorrenti politici piú disinibiti a promettere una soluzione più semplice che in definitiva non si potrá attuare

In termini alquanto semplicistici, le azioni politiche sul cambiamento climatico che mettono davvero i paesi sulla strada dello zero netto trasformano quasi intere società in perdenti (a breve termine), mentre i benefici si accumulano in futuro. I perdenti più diretti sono concentrati nell’estrazione di combustibili fossili e nella produzione di energia.  Ma inizialmente perderà anche un’ampia maggioranza di cittadini, che in genere dovrebbero beneficiare delle riforme. I cittadini dovranno affrontare almeno alcuni costi e perdite più elevati sui beni esistenti come le automobili e potrebbero temere nuove “restrizioni climatiche”. Inoltre, i politici devono valutare il rischio di danneggiare le economie e i posti di lavoro dei loro paesi, date le sfide dell’azione collettiva globale e poiché i paesi che continuano a fare affidamento su fonti energetiche sporche ma a basso costo potrebbero trarre sostanziali vantaggi competitivi a breve termine.

Di conseguenza, l’approccio predefinito per i decisori politici odierni è quello di intraprendere un’azione limitata o, laddove vi sia una sostanziale richiesta elettorale per politiche rispettose del clima, di assumere impegni politici, ma di rinviare un’azione significativa ai governi successivi (vedi Battaglini e Harstad 2016). Prova ne è leggendo i programmi elettorali nostrani dei vari partiti; in essi  si nota la latitanza di programmi ed impegni in campo ambientale. Tutto ciò é amplificato dalla attuale contingenza della guerra in Ucraina e del prezzo del gas che ha raggiunto quote economicamente destabilizzanti.

Prendendo sul serio queste sfide, un motivo di ottimismo è dato dal contributo tecnologico e finanziario (fig.8): la generazione di energia pulita è diventata molto più economica negli ultimi anni, arrivando al punto di essere più conveniente rispetto all’aggiunta di nuova energia sporca ed il problema che troppe parti interessate dovrebbero affrontare costi in forte aumento è stato ridotto. 

Tuttavia, i costi di transizione rimangono ancora elevati – dalla messa fuori servizio delle miniere esistenti, alle esportazioni di combustibili fossili e alle centrali elettriche a carbone alla sostituzione di centinaia di milioni di veicoli spazzando via le rivendite – e permane il rischio di una polarizzazione politica sull’azione di politiche ecologiche. 

La proposta dell’Unione Europea

Un’opzione è l’idea dell’UE di stabilire una tassa di adeguamento al confine di carbonio, per incentivare i partner commerciali a seguire l’esempio nella riduzione delle emissioni.  Sarà fondamentale sostenere le transizioni per ridurre l’intensità energetica in tutti i settori per mantenere la crescita dell’occupazione. Un argomento importante che potrebbe piacere a molti elettori è la promessa dell’indipendenza energetica.  Con l’ulteriore miglioramento della tecnologia di generazione e stoccaggio, più paesi potrebbero raggiungere un grado maggiore di indipendenza energetica rispetto allo status quo.

L’economia politica del cambiamento climatico ha iniziato a spostarsi verso un’azione accelerata, ma resta complicata. Poiché il passaggio dalle dichiarazioni all’azione diventa critico, considerare questi aspetti deve far parte della strategia per avere successo, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.

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Credit of “The political economy of tackling climate change” Verena Fritz

contributi di Eric Arias e Nick Menzies, Senior Governance Specialist presso la Banca Mondiale