Country is not dead!
Un nuovo appuntamento mensile, dedicato alla musica country, inizia oggi sulle nostre pagine. Ma prima di iniziare davvero, utilizziamo l'ultimo album di Beyoncè per iniziare a darvi i primi elementi del genere.

Un nuovo appuntamento mensile, dedicato alla musica country, inizia oggi sulle nostre pagine. Ma prima di iniziare davvero, utilizziamo l'ultimo album di Beyoncè per iniziare a darvi i primi elementi del genere.
Si inaugura con questo articolo un nuovo appuntamento mensile sulla musica country del nostro magazine. Ci immergeremo, mese dopo mese, in un mondo spesso stereotipato e che al contrario ha una sua essenza interculturale molto importante.
Prima di iniziare il viaggio che ci porterà nel cuore di questo genere musicale, però, vogliamo approfittare dei rimandi musicali e grafici presenti nel recente album “Cowboy Carter” della cantante americana Beyoncé per iniziare a parlare del paradigma della musica country.
La musica country è un genere di origine statunitense e spesso collocato con un determinato gruppo sociale di matrice caucasica. Quindi prima di tutto è necessario ricordare il legame con il paese ed è per questo che nella copertina di “Cowboy Carter” troviamo la bandiera americana e l’estetica cowboy del “cappello–stivali–cavallo”.
La bandiera americana caratterizzata dalle stelle e strisce è tenuta in mano dalla cantante raffigurata sulla copertina del disco.
Sempre in primo piano la figura del cowboy è data da Beyoncé che sopra un cavallo bianco indossa degli stivali texani in tinta con il manto del suo destriero.
L’outfit evocativo proviene dal sottogenere del “country western”, quello che si diffuse maggiormente al di fuori del paese standardizzando il country nell’immaginario collettivo secondo quella lettura.
La canzone di apertura “American Requiem” invece incarna una sorta di preghiera funebre dedicata a tutti i “fair weather – friends”(amici che lo sono quando è facile esserlo).
La cantante come ammette nelle stesse lyrics della canzone di apertura si è trovata nel limbo di chi affermava che non fosse country abbastanza₁ e chi pensava che “parlasse troppo country”.
Viene dunque rivendicato il diritto di poter esprimersi anche in questo mondo. Fin dagli albori del genere l’influenza blues, gli inni spirituali e i canti di lavoro originari della cultura Black sono stati necessari al genere e hanno aiutato alla nascita dell’ “Hillbilly country” nella quale si esprimevano anche cantanti afroamericani. A causa delle etichette americane quest’ultimi vennero “cancellati” dalla storia musicale per molti anni.
Con il cappello bianco Beyoncé vuole dunque riappropriarsi di essere afroamericana e di poter “fare country”. Pertanto anche se il termine Whitewashing è letteralmente legato a una pratica dell’industria cinematografica del ‘900 (quando un attore caucasico interpretava un personaggio storicamente di un’altra etnia) è possibile contestualizzarlo nel genere country e nella scelta di Beyonce di indossare un cappello bianco.
Il country come tutti i generi ha avuto artisti che o per essere entrati nell’immaginario collettivo di quel genere o per la creatività hanno spiccato. Beyoncé “gioca” soprattutto con due nomi:Dolly Parton e Willie Nelson.
Dolly Parton è una cantante originaria di un piccolo paesino di campagna del Tennessee orientale. Con oltre 60 anni di attività musicale è l’unica artista country ad aver raggiunto la prima posizione nelle classifiche statunitensi almeno una volta per quattro decenni consecutivi; per questo spesso viene considerata “la regina del country”.
Nella breve traccia chiamata “Dolly P” la regina fa la sua apparizione dove compie un confronto tra la sua “Jolene” e la reinterpretazione di Beyoncé, anticipando così la canzone successiva; le parole di Dolly Parton sono caratterizzate dal suo tipico umorismo che non cela però un sostegno e una sorta di approvazione.
Willie Nelson è uno di quegli artisti che non ha solo vissuto i cambiamenti del genere ma li ha anche radicalmente segnati, pertanto potrebbe ricomparire questo nome anche nei prossimi mesi. Giusto per far capire l’importanza dell’artista, è stato con Johnny Cash (anche lui non certo un artista qualsiasi) e pochi altri il precursore e uno dei maggiori esponenti dell’outlaw country, un sottogenere che voleva prendere le distanze dal canonico country e che fu il padre del country contemporaneo.
Come nel caso di Dolly Parton il ruolo del cantante nella traccia “Smoke hour II” è “approvare” Beyoncé e soprattutto incitare l’ascoltatore a “sedersi e accendere il jukebox” per ascoltare l’album.
Dopo essersi affacciati in questo panorama più o meno conosciuto si potrà fare qualche passo verso la scoperta della musica country, accompagnandovi con l’articolo che uscirà il primo mercoledì del prossimo mese. Per finire vi lasciamo con un “consiglio di ascolto”, che potrà essere premonitore: Say something
Thanks to everybody
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