Luca Castellini, coordinatore della sezione veronese di Forza Nuova, protagonista degli eventi di sabato scorso a Roma, nell’ambito delle manifestazioni no-green pass che hanno visto scontri con la polizia e l’assalto alla sede della Cgil, è indagato per istigazione alla violenza per i suoi proclami attraverso i comunicati stampa e il sito di Forza Nuova, in cui si afferma, fra le altre cose, che “il livello dello scontro non si fermerà”. Minacce vere e proprie, che non lasciano dubbi sulla matrice (termine di moda in questi giorni) dell’azione del movimento di ultra-destra. Anche se a livello nazionale “qualcuno” nel centro-destra pare che i dubbi ce li abbia ancora.

Verona, crocevia dell’estremismo di destra

Verona è storicamente una città che si distingue, fin dagli anni Settanta, come un vero e proprio crocevia dell’estremismo della destra italiana: divenne all’epoca un centro ideale per le diverse organizzazioni eversive neofasciste come la Rosa dei venti del generale Amos Spiazzi, il Fronte Nazionale di Franco Freda, Ordine Nuovo e la banda neonazista Ludwig, responsabile di efferati omicidi in città.

Nei decenni successivi, Verona, proseguendo in quel solco, vide prosperare le organizzazioni giovanili dei ricostituiti partiti fascisti o ex fascisti (Fronte della Gioventù e Azione Giovani) e dei movimenti dell’ultra-destra collegati alle frange più radicali della tifoseria dell’Hellas, alcune delle quali erano al fianco di Castellini qualche giorno fa a Roma. L’amore per la squadra gialloblù risulta un collante straordinario per molti, perché l’attaccamento a quella realtà calcistica rappresenta anche attaccamento alla città, alle tradizioni locali e a tutto ciò che rappresenta il marchio Verona. Dentro e fuori le mura della città, per citare Shakespeare.

Il ruolo della politica

Gli anni Novanta furono qui quelli del manichino nero impiccato allo stadio, delle vergognose mozioni omofobe mai abolite e tuttora vigenti, della prima edizione delle “ronde padane” promosse da Flavio Tosi, che anni dopo sarebbe diventato sindaco della città e, infine, dei concerti finanziati dal Comune delle band cosiddette nazi-rock, come i Gesta Bellica. E a proposito di Gesta Bellica, uno dei suoi componenti, Andrea Miglioranzi (noto esponente anche del Veneto Fronte Skinhead), venne incaricato proprio con Tosi sindaco a rappresentare il Comune all’Istituto per la Resistenza di Verona. Se non è un paradosso questo…

Per dovere di cronaca ricordiamo che oggi Miglioranzi rischia otto anni di carcere (questa la pena richiesta) nell’ambito dell’inchiesta “Isola Scaligera” nella quale è accusato, da ex presidente della municipalizzata veronese Amia, di tentata turbativa d’asta e corruzione, aggravate ulteriormente dall’aver agevolato un’organizzazione della ‘ndrina calabrese attiva in zona. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

Tornando a Verona, da quando, nel giugno 2017, la coalizione che sosteneva l’avvocato Federico Sboarina ha vinto al ballottaggio contro quella che appoggiava Patrizia Bisinella in uno scontro fratricida tutto interno al centro-destra, la situazione in riva all’Adige non è cambiata. A sostenere la giunta c’è infatti, fra gli altri, anche una frangia fuoriuscita da quella più “dura e pura” di Forza Nuova e che si riconosce nel consigliere comunale Andrea Bacciga (oggi in Lega, non a caso nuovo “polo di interesse” dell’estrema destra italiana). In città, nel frattempo, è nata una nuova realtà, Fortezza Europa, associazione culturale che nel nome e nei simboli usati si richiama apertamente a quel Festung Europa che, in tedesco, era il termine utilizzato dal Terzo Reich per definire quella porzione di Europa continentale sottoposta al predominio politico-militare nazista. Numerosi gli eventi organizzati dall’associazione e patrocinati dal Comune di Verona. In alcune occasioni anche con la presenza di esponenti del Consiglio comunale (ovviamente di centro-destra) o del Primo cittadino.

Non solo il gender nel mirino

Qualcuno, nel frattempo, comincia a parlare di Verona come di “laboratorio politico” delle destre, dove sperimentare su scala più piccola ciò che poi si vuole tentare di esportare al resto del Paese su scala nazionale. Con l’amministrazione Sboarina, si susseguono nel tempo numerose iniziative, con qualche variazione di tema, tutte appoggiate dal Comune di Verona. A cominciare dalla messa al bando di libri e iniziative considerati propaganda gender e la contemporanea diffusione di autori definiti “identitari”, che fanno riferimento all’estrema destra e che finiscono immediatamente nel catalogo della Biblioteca Civica: fra gli altri Léon Degrelle, lo stesso Franco Freda e Costanza Miriano.

Nel febbraio 2018, in piazza Bra, di fronte all’Arena, viene accolto il “Bus per la Libertà”, un pullman con la scritta “Non confondete l’identità sessuale dei bambini”. Poche settimane dopo, nella prestigiosa Gran Guardia, lo stesso palazzo seicentesco che nella primavera del 2019 avrebbe ospitato il controverso World Congress of Families, ecco sbarcare il primo “Festival per la Vita”. Durante quel convegno il Ministro Lorenzo Fontana afferma che «quella per la vita è la battaglia finale, una battaglia culturale, per la nazione e per il popolo», auspicando un ritorno «di un’Europa cristiana». Dio, patria e famiglia, insomma. Il motto dell’ultradestra che ritorna.

World Congress of Families a Verona (Gran Guardia)

Non finisce certo qua: il Comune di Verona prosegue anche nel corso dell’autunno 2018 con la sua campagna di sostegno a iniziative orientate, come, fra gli altri, il convegno, organizzato da Forza Nuova, dall’eloquente titolo “Verona Vandea d’Europa” (e al quale partecipa, fra gli altri, anche lo slovacco Marian Kotleba, soprannominato “il Cacciatore di Rom” per aver istituito una milizia paramilitare con intenti a dir poco criminali).

Dalle idee agli scontri

Quello stesso giorno, il 24 novembre, si svolge nel centro storico della città un corteo, organizzato dal Comitato No194 e appoggiato anche dallo stesso presidente di Forza Nuova Roberto Fiore (arrestato nei giorni scorsi dopo gli scontri avvenuti sabato scorso a Roma) contro la legge che oltre quarant’anni fa legalizzò l’aborto. Da lì a poco la stessa Forza Nuova si insedia provocatoriamente con una sua sede nel quartiere più multietnico di Verona, Veronetta, generando proteste e malcontento. E gli episodi di violenza, ovviamente, non tardano ad arrivare.

Ma gli esempi che si potrebbero fare sono ancora tanti. Come il concerto nazi-rock del 20 aprile 2019 in onore di Hitler (quel giorno ricorreva il suo compleanno) tenutosi a Cerea (in provincia di Verona) o il raduno nazionale di Casapound, nel settembre dello stesso anno. Oppure ancora la bandiera della Repubblica Sociale Italiana trovata a mezz’asta, in segno di lutto, il 25 aprile 2020 su un pennone dello Stadio Bentegodi (e i cui responsabili, nonostante le tante telecamere della zona, risultano curiosamente tuttora ignoti) o le polemiche ricorrenti che in città – ogni anno, nelle solite date – si susseguono sul Giorno della Memoria (in commemorazione alle vittime ebree della Shoah, oltre che ai deportati politici e militari nei campi nazisti) e il successivo Giorno del Ricordo (dedicato alle vittime italiane delle foibe e all’esodo di istriani, fiumani e dalmati).

Uno scatto durante gli scontri del 30 ottobre 2020 in pieno centro a Verona

Risalgono a quasi un anno fa le violenze che a fine ottobre di un anno fa misero in subbuglio le centralissime piazza Erbe e piazza dei Signori. La matrice? Anche in quel caso evidente. Forse, letta con il senno di poi, una semplice avvisaglia o forse ancora una sorta di training day in vista di azioni ben più eclatanti e potenti. Che sono puntualmente arrivate. La cronaca di questi giorni ne è un chiaro esempio.

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