Inizia un autunno caldo per la lotta ai cambiamenti climatici. Oggi, a Verona e nelle piazze di tutto il mondo, il movimento Fridays For Future grazie alla rete ambientalista Cara Verona si riunisce per un altro sciopero globale per sensibilizzare sui cambiamenti climatici. 

A sei giorni dalla PreCOP e dalla YouthCOP, incontri propedeutici alla ventiseiesima COP (Conferenza Delle Parti) che si terrà i primi di Novembre, a Glasgow, in Scozia, e dopo un’estate di inondazioni, incendi e ondate di calore da record, il movimento giovanile ispirato da Greta Thunberg rivendica la centralità dell’ambiente nelle politiche per la ripartenza post pandemia, sentendosi tradito dalla mancanza di urgenza tra i leader mondiali per affrontare non solo l’emergenza climatica, ma una crisi globale alimentata da tensioni socio-economiche.

Il Global Climate Strike del 24 settembre

Durante la pandemia di COVID-19, gli attivisti per il clima avevano spostato le loro proteste online ma ora vogliono riprendere gli spazi che la pandemia ha sottratto. «Il 24 settembre – scrivono – ricorderemo ai nostri rappresentanti politici che questa ricorrenza del loro meeting internazionale è l’ultima occasione per prendere delle decisioni pragmatiche e immediate. Non è retorica catastrofista, ma l’ennesimo allarme lanciatoci dalla comunità scientifica mondiale: l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) ribadisce con ancora più forza e precisione quanto già in precedenza ha affermato, ovvero che pianificare seriamente un rapido azzeramento delle emissioni di CO2 oggi, significa evitare il superamento degli 1,5°C domani, una temperatura soglia che diverrebbe fatale per la specie umana».

A Verona, un corteo con centinaia di studenti è partito stamattina alle 9 da Piazza Cittadella e ha sfilato in città per chiedere giustizia climatica. Oggi pomeriggio alle 14 un’azione dimostrativa in Piazza Dante porterà alla costruzione del Climate Clock, un orologio climatico umano formato da un cerchio esterno (circa 40 persone) e due lancette all’interno (circa 8 persone), simbolo di una delle campagne climatiche attuali più dinamiche, che fonde arte, scienza, tecnologia per portare il mondo ad agire in tempo (#ActInTime). 

«L’orologio conta alla rovescia la finestra temporale critica per raggiungere le zero emissioni – dichiarano gli organizzatori sulla loro pagina Facebook – : per avere due terzi di possibilità di rimanere sotto gli 1,5°C dobbiamo raggiungere emissioni prossime allo zero in meno di sette anni. Tiene inoltre traccia dei nostri progressi sui percorsi chiave della soluzione (“Lifeline”) e ci dice che la percentuale di energia globale proveniente da fonti rinnovabili è attualmente a poco più del 12%».

La mancata transizione ecologica

Ad aprile 2021, Fridays For Future Italia aveva lanciato la campagna “Ritorno al Futuro” (ritornoalfuturo.org) che raccoglie una serie di proposte per la ripartenza scritte insieme a scienziati, esperti e associazioni: «Azioni che darebbero il via alla ‘transizione ecologica’ di cui abbiamo davvero bisogno, per assicurare in Italia e nel mondo un presente e un futuro vivibili, nel rispetto della giustizia climatica» aveva sottolineato FFF Italia.

L’obiettivo è evidenziare le conseguenze dell’utilizzo di combustibili fossili per l’approvvigionamento di energia e richiedere l’inserimento a scuola di insegnamenti basati su modelli di sviluppo sostenibile: la Direttiva Red II sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili impone agli Stati Membri un utilizzo del 14% di fonti di energia rinnovabile nel settore dei trasporti al 2030, come richiesto ed ipotizzato dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).

«Non ci salverà l’aggiunta di qualche albero nei parcheggi, non una manciata di piste ciclabili in più o delle borracce con il logo delle nostre città distribuite nelle scuole – aggiungono – È da scelte sistemiche che dipenderà il prossimo futuro» ribadisce FFF Italia.

Il PNIEC presentato dal Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani prevede una significativa riduzione delle emissioni di CO2 dal -33% al -51% entro il 2030, un obiettivo vincolato a quanto stabilito dal pacchetto legislativo europeo “Fit For 55” secondo quanto annunciato il 14 luglio, ovvero ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030, con l’obiettivo finale di azzerarle nel 2050.

Basta “false promesse sul clima”

«Pretendiamo, dunque, che i politici sfruttino gli strumenti messi a loro disposizione dalla scienza per prendere consapevolezza della gravità della questione e che agiscano, ora – proseguono -. Non vogliamo slogan, né contentini. Non ci concedano promesse che non sono neanche in grado di mantenere, non facciano sterili previsioni su una tecnologia nucleare che, per loro stessa ammissione, ancora non esiste, non continuino a dire cosa non possono fare, ma comincino a realizzare quello che doveva già abbondantemente essere realtà. Basta procrastinare una transizione ecologica che non solo diventa sempre più necessaria, ma che rappresenta un’occasione di ripensamento dell’intera società, in termini di giustizia sociale, oltre che climatica, e lavorativa, oltre che ambientale».

Il 2021 è considerato inoltre un anno cruciale nella lotta al cambiamento climatico e la COP26 è ritenuta da molti osservatori autorevoli, l’ultima chance per evitare un’alterazione del clima incontrollabile. 

Il 30 settembre si apriranno infatti a Milano i lavori della preCOP, durante i quali i rappresentanti di quaranta nazioni porranno le basi per le negoziazioni sul clima di novembre, alla COP26. Quanto sarà concordato a Milano sarà decisivo nel definire la politica mondiale sulla riduzione delle emissioni del prossimo decennio.

A partire dal 29 settembre a Milano il movimento ambientalista internazionale Extinction Rebellion – già attivo di recente insieme ad altri anche a Verona come riporta questo articolo – realizzerà, assieme a molti altri movimenti climatici, «azioni di disobbedienza civile nonviolenta che coinvolgeranno decine di attivisti italiani e stranieri per denunciare la distanza tra l’entità della crisi e le soluzioni adottate, la responsabilità dei governi e l’inefficacia dei metodi decisionali» annunciano gli organizzatori.

Il movimento ecologista vuole così «dare voce alla preoccupazione e rabbia di tutti quei cittadini italiani che osservano con sgomento il susseguirsi di dichiarazioni di intenti a cui mai seguono politiche incisive e che davvero portino ad una riduzione delle emissioni».

Il segretario generale dell’Onu António Guterres, rivolgendosi ai leader riuniti per la 76esima Assemblea generale nella sede dell’Onu a New York questa settimana, ha evidenziato come il nostro ecosistema sia malato, come dimostra l’aumento di eventi meteorologici estremi, dagli incendi boschivi alle acque inquinate, dalle alluvioni alle temperature elevate, e come sia urgente agire quanto prima per ripristinarlo. Per il segretario dell’Assemblea generale, inoltre, la ripresa verde è necessaria perché «c’è un legame diretto tra pandemia, inquinamento che causa i cambiamenti climatici e impoverimento della biodiversità sul pianeta” ha affermato- esortando i leader riuniti al Palazzo di Vetro a «essere seri e agire velocemente» passando a «economie ‘verdi’, a lavori sostenibili», mettendo fine agli investimenti sui combustibili fossili, e dando l’allarme per le conseguenze del cambiamento climatico sulla vita di tutti i giorni.

La campagna “Puliamo il mondo” per una transizione ecologica nel rispetto della giustizia climatica e sociale

Ci si può domandare dunque per quale ragione, nonostante siamo a conoscenza di tutto questo, vi sia un costante ritardo nelle politiche di protezione del nostro ambiente? Cosa possiamo fare per arginarla?

Con questo spirito prende il via oggi, nel giorno del Global Climate Strike, il grande week– end di “Puliamo il mondo”, la campagna di volontariato ambientale organizzata in Italia da 29 anni da Legambiente e in programma quest’anno il 24, 25 e 26 settembre con l’obiettivo di ripulire strade, piazze, parchi, ma anche spiagge e sponde dei fiumi dai rifiuti abbandonati e dire no a ogni forma di pregiudizio, barriera e violenza. 

Una tre giorni che mobiliterà come sempre migliaia di volontari, giovani e studenti, ma anche amministrazioni comunali, realtà aziendali e ben 39 associazioni che si occupano di ambiente, salute, migranti, comunità straniere, richiedenti asilo politico, detenuti, disabilità, salute mentale, discriminazione basata sull’orientamento sessuale e in prima linea su integrazione e giustizia sociale. 

E oggi Puliamo il Mondo si aprirà sostenendo a gran voce i tanti ragazzi che in tutto il mondo sciopereranno per il clima per chiedere ai Grandi della Terra azioni concrete per il Pianeta a partire da politiche climatiche più ambiziose e coraggiose. Alla richiesta di più concretezza, Legambiente insieme ai suoi volontari porterà anche l’esempio di “Puliamo il mondo”, perché intanto ognuno di noi nel suo piccolo può fare la differenza, può adottare comportamenti più attenti e sostenibili a partire da una corretta raccolta differenziata, prendendosi cura di spazi e aree che sono beni comuni.

Tanti anche quest’anno gli appuntamenti di pulizia in programma e che avranno come focus luoghi simbolo dell’inquinamento dell’ambiente tra cui ad esempio il corso del fiume Fratta Gorzone a Cologna Veneta, in provincia di Verona, per accendere i riflettori sul problema del river litter e sull’inquinamento da PFASdi cui abbiamo parlato qui.

“Il motore che muove Puliamo il mondo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è quello dell’impegno collettivo che non conosce barriere, pregiudizi, colore delle pelle, o quant’altro e che vede proprio nei giovani la sua grande forza. Da 29 anni siamo in prima linea con una campagna che neanche la pandemia è riuscita a fermare e che dimostra tutta la sua attualità e forza, perché l’impegno e l’amore per l’ambiente e il pianeta sono intramontabili. Servono però anche azioni e politiche ambientali più concrete, perché come abbiamo sottolineato più volte insieme ai tanti giovani che oggi protestano nelle piazza di tutto il Mondo con le Global Climate Strike, le chiacchiere stanno a zero le emissioni ancora no. Un messaggio che porteremo anche in questa 29edizione di Puliamo Il mondo, una campagna che ci permette di sensibilizzare i cittadini su uno dei problemi più annosi, quello dei rifiuti, che non risparmia neanche i parchi urbani come dimostrano i dati della nostra nuova indagine park litter”.

Un’altra mobilitazione per testimoniare la volontà comune di difendere il pianeta, a partire dai gesti che ognuno di noi può fare per contribuire a scongiurare i rischi dell’annunciata catastrofe ambientale con effetti devastanti non solo sugli ecosistemi ma sulle popolazioni più vulnerabili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA