Il Primo Maggio del 2021 passerà alla storia come uno dei più complicati e difficili. Pochi i motivi per festeggiare e molti, invece, i motivi di preoccupazione. La situazione del lavoro in Italia, già molto deficitaria prima dell’avvento del Covid, si è purtroppo ulteriormente aggravata. Aziende sul lastrico, partite iva sull’orlo del baratro, incremento a dismisura del lavoro precario, dello sfruttamento e del lavoro a distanza. Sembra essere questa una fotografia, seppur parziale, della situazione attuale.

Verona non si discosta molto da questa immagine nazionale anche se, per sua collocazione geografica e vocazione, ai soliti settori in sofferenza deve aggiungere, in modo particolare, tutta la filiera del settore turistico a cui si intreccia pesantemente tutto il comparto culturale. Cultura e turismo, dunque, per i grandi numeri, stagione concertistica ed operistica. Attorno agli spettacoli areniani gira un indotto di circa cinquecento milioni di euro, ma ai pesanti tagli al bilancio e di conseguenza alle risorse umane (alias: i lavoratori) degli anni scorsi, si sono aggiunti i fermi dovuti al Covid, una programmazione ripetitiva e sempre molto zoppicante oltre ad una ripresa ancora tutta da scrivere. Gli spettacoli in Arena, la stagione della lirica, muove poi un’azione che coinvolge bar, ristoranti, alberghi e tutto il sistema di ospitalità diffusa di cui la città si è dotata negli anni. Peraltro non è solo Verona a essere coinvolta ma anche tutta la realtà gardesana e purtroppo sono migliaia di posti di lavoro, prevalentemente stagionali, che anche in questa stagione verranno a mancare.

Per tornare alla normalità non basterà riaprire bar e ristoranti per gli spritz o per le cene perché in giro ci saranno meno persone e meno soldi da spendere. Alcune realtà, però, hanno aumentato i livelli occupazionali. Ci riferiamo alle lavoratrici e ai lavoratori impiegati nei supermercati oppure ai rider, coloro che effettuano le consegne per i grandi supermercati, ma anche per pizzerie, ristoranti e via dicendo. Si tratta però, quasi sempre, di lavori usuranti, spesso sottopagati e ad alto tasso di sfruttamento. A grandi falcate si avvicina pure anche la data in cui il blocco dei licenziamenti cadrà definitivamente e quindi i problemi aumenteranno in maniera esponenziale.

L’Istat calcola che dal febbraio 2020 ad oggi siano stati persi in Italia circa novecentomila posti di lavoro. A questi potrebbe aggiungersi una cifra quasi identica non appena sarà possibile licenziare massicciamente. Non vedere tutto questo è da irresponsabili. Le Organizzazioni Sindacali sono state lasciate da sole ad affrontare tutto questo mentre i particolarismi delle corporazioni si muovevano e si muovono seguendo unicamente il concetto del “a posto noi, a posto tutti”. Purtroppo non sarà così. Mentre ognuno è impegnato a guardare solo il proprio ombelico, la parte più retriva del settore datoriale si muove per ridisegnare, a proprio unico vantaggio, i rapporti di forza all’interno delle aziende. Non sarà così perché, nel frattempo molte piccole realtà di lavoro, strangolate dalla crisi, saranno passate in mano alla criminalità organizzata, presente massicciamente e strutturalmente anche nel nostro territorio.

“L’Italia si-cura con il lavoro” è il titolo dato da Cgil-Cisl e Uil per la Festa dei Lavoratori e delle lavoratrici. Mettere al centro il lavoro, la sicurezza, la sanità come punti focali di una ripartenza vera che altrimenti rischierà di trasformarsi in un gioco al massacro in cui le derive sociali potrebbero sfociare in pulsioni difficilmente gestibili.La difesa dell’ambiente, la tutela del territorio e tutti gli interventi di prevenzione per mitigare le forti variazioni climatiche già in atto, potrebbero essere ulteriori elementi fondanti di una vera ripresa. In ogni caso da questa situazione si uscirà solo tutti assieme, con una visione ed un progetto collettivo che veda come slogan “Tutti o Nessuno”. L’appuntamento a Verona con Cgil-Cisl e Uil è fissato alle 10.30 di sabato 1° Maggio in Piazza Bra.

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