Di scivoloni comunicativi i nostri politici – ma potremmo dire “tutti i politici del mondo” – ne fanno tanti. Nessuno ne è esente e gli esempi nel corso degli ultimi anni sono stati tantissimi. Da sinistra e da destra, dall’alto e dal basso, non c’è rappresentante delle istituzioni, deputato o senatore, ministro o sindaco, che non si sia “macchiato”, almeno una volta, di qualche errore in questo senso. La sovraesposizione mediatica porta inevitabilmente a moltiplicare le occasioni in cui – per velocità, superficialità, improvvisazione, mancanza di approfondimenti e via dicendo – è oggettivamente facile sbagliare. Soprattutto con l’avvento dei social e con il rapporto diretto che viene a instaurarsi fra il politico e i suoi follower, i casus belli sono diventati tantissimi. Certo, a volte basterebbe una semplice rilettura prima della fatidica pubblicazione… non è difficile, in fondo, ma tant’è…

Soltanto qualche giorno fa, solo per fare un esempio, in occasione della tremenda tragedia italiana in Congo, dove il nostro ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci sono morti in un agguato i cui responsabili ancora non sono stati trovati, la deputata ed ex ministro Beatrice Lorenzin è caduta in un’epica e sconfortante gaffe su Twitter, dove è stato pubblicato il seguente messaggio:

Il “pericoloso” mestiere del social media manager

“Metti il nome”. In perfetto copia-e-incolla, senza alcun sentimento di pietà o attenzione nei confronti di ciò che si sta facendo. Una superficialità enorme, che ha evidenziato una volta di più come spesso questo meraviglioso strumento, che permette di raggiungere in poco tempo e con costi irrisori un numero infinito di persone, possa rivelarsi un vero e proprio boomerang, se non gestito bene. E di social media manager caduti in disgrazia per errori di questo genere, ahinoi, sono piene le cronache. Capita, per carità, e “solo chi non lavora non sbaglia mai”, come dice il saggio. È ovvio, però, che a certi livelli non ci si possa permettere tanta leggerezza. Gli errori, in questi contesti, pesano enormemente, soprattutto in un periodo storico in cui dal punto di vista sociale economico e sanitario siamo in enorme difficoltà e ci si aspetta da chi amministra maggior sensibilità e cura, nel rispetto di tutto e di tutti.

Il post di Zaia

L’ultimo a “cadere” in questo tipo di gaffe è stato, proprio oggi, il Presidente del Veneto Luca Zaia. Nell’annunciare su Facebook l’imminente ritorno in “zona arancione” della nostra regione, fra un ringraziamento e l’altro e fra un dato e l’altro, si è permesso di scrivere un imbarazzante «è finita la ricreazione» che ha fatto storcere il naso a più di qualcuno. E non potrebbe essere altrimenti, visto l’enorme delicatezza del momento. Il dramma degli studenti che da oltre un anno vedono la loro formazione – pur con tutta la buona volontà dei docenti che si sono messi a disposizione per la didattica a distanza – inevitabilmente inficiata; il dramma di interi settori economici, del turismo, dello spettacolo e della cultura, letteralmente spazzati via, inerti di fronte all’ondata pandemica che non ha lasciato alcuno scampo; il dramma, soprattutto, di un’intera generazione di nonni, andata persa oltretutto nella mesta solitudine dei reparti di terapia intensiva e nelle corsie di ospedale a causa di questo maledetto Covid-19. E con l’elenco si potrebbe continuare ancora a lungo, purtroppo.

Luca Zaia, in una foto di qualche anno fa

La pausa “in giallo”

Un periodo, insomma, che più buio e triste non si poteva immaginare, con l’aggravante di avere l’intera classe politica italiana, dal primo all’ultimo, totalmente incapace di fronteggiare in termini sanitari e organizzativi quanto sta avvenendo, pur con tutte le attenuanti del caso… tanto da doversi alla fine arrendere e rivolgersi a un “tecnico” come Mario Draghi. Vera e propria ultima spiaggia per la gestione vaccinale e dei miliardi del Recovery Funds con cui far ripartire l’Italia. E insomma, in tutto questo il nostro “governatore” (o chi per lui) non ha saputo fare meglio che scrivere – per chiudere il suo post – quel riferimento alla ricreazione che oggettivamente ha ben poco di ilare. La ricreazione, capite? Come se fino a questo momento, anche in zona gialla e quindi con qualche restrizione in meno rispetto a quelle rosse e arancioni, ci fossimo divertiti; come se si trattasse di una semplice “pausa” rispetto ai nostri “doveri” e che finita quella, concessa quasi come un regalo, si debba tornare a fare i sacrifici che – ahahahah, che ridere – in zona gialla non si sono fatti.

Di gaffe, il Doge, peraltro ne ha già fatte altre in passato ed è inutile rinvangarle, ma se un tempo si tendeva anche a sorridere e ad alzare le spalle, ora sinceramente non è più possibile tollerare questo tipo di scivoloni. Certo, direte, ci sono aspetti pratici ben importanti a cui badare, ed è vero. Ma a volte davvero cascano, come si suol dire, le braccia. Per non dire di peggio.

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