Ampie aree delle colline veronesi negli ultimi anni sono state oggetto di significative trasformazioni a favore della coltivazione di vigneti su larga scala, anche in deroga alle norme comunitarie di tutela del territorio. L’area della Val Galina e del Progno Borago è una di queste. È ritenuta strategica sia per motivi faunistici e ambientali che paesaggistici ed è protetta. Pur formalmente preservata, essendo inserita nell’elenco delle Zsp – Zone speciale di conservazione – negli ultimi 15 anni è stata al centro di svariati tentativi di trasformazione fondiaria.

Molte delle proprietà presenti nell’area sono state letteralmente circondate da monocolture ben distanti dalla situazione naturale di quei luoghi in cui si alternano boscaglie, pascoli abbandonati, zone prative secche. A fermare gli impianti delle vigne hanno provveduto associazioni ambientaliste e volenterosi abitanti della zona, preoccupati dalle possibili conseguenze.

È evidente che, di anno in anno, le forze che mirano a un più remunerativo sfruttamento dell’area si stiano facendo sempre più incisive e tutelare il Vajo Borago da interessi privatistici è sempre più difficile. Per questo motivo è nato il Comitato Promotore del Fondo Alto Borago. L’iniziativa è stata mossa dall’APS Il Carpino, associazione istituita a Verona nel 2007 e molto attiva sul territorio a tutela degli ambienti collinari, con il fine di tentare l’acquisto dell’area in oggetto. I terreni sono infatti coinvolti in un’asta giudiziaria che si riaprirà tra settembre e ottobre su una base d’asta di 360mila euro, dopo una prima andata deserta.

Abbiamo parlato di questo progetto di acquisto con Mario Spezia, presidente dell’Associazione Il Carpino e promotore dell’iniziativa. Innanzitutto Mario, quali sono i tratti principali del progetto?
«Stiamo avviando una raccolta fondi per provare ad aggiudicarci in asta la piena proprietà di alcuni appezzamenti confinanti tra loro e pari a una superficie di circa 38 ettari. I terreni sono ubicati al confine tra i comuni di Negrar e Verona, nei pressi della località Masetto. L’obiettivo è quello di escluderli da ogni tentativo di sfruttamento in deroga a Natura 2000, il principale strumento normativo oggi a disposizione dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Da troppi anni ormai come Associazione stiamo tentando di dare una mano agli abitanti della zona, contrari alle trasformazioni fondiarie che la Regione Veneto ha reso possibili anche in deroga alle norme comunitarie. Ci siamo opposti studiando leggi e relazioni, contro ogni tentativo di sfruttamento dell’area mosso dalle aziende che nel tempo hanno tentato di ricevere l’autorizzazione all’impianto delle vigne. L’asta giudiziaria che andrà ad aprirsi a fine estate è un’opportunità da cogliere, per questo siamo partiti con l’iniziativa.»

Ci spieghi i vari passi. Chi è interessato alla sottoscrizione cosa deve fare?
«Innanzitutto occorre contattarci per avere tutte le informazioni e specifiche del caso. Ci siamo appoggiati a Banca Etica presso la quale abbiamo aperto un conto corrente specifico che verrà gestito esclusivamente da un notaio garante dell’operazione. Pertanto, anche se l’iniziativa è stata mossa dall’associazione Il Carpino, le sottoscrizioni rimarranno vincolate al buon esito dell’operazione e finalizzate esclusivamente all’asta. La quota minima di sottoscrizione è pari a mille euro. Se le somme raccolte saranno sufficienti a presentare un’offerta, tenteremo di aggiudicarci i terreni, viceversa il notaio provvederà a restituire le somme a ognuno. Abbiamo un obiettivo ambizioso perché riteniamo che l’importo necessario possa essere di circa 400mila euro, ma dopo 20 giorni dall’avvio dell’iniziativa abbiamo avuto segnali molto positivi. C’è molto interesse e ne siamo felici. A breve organizzeremo anche degli eventi per meglio far conoscere ai cittadini l’iniziativa.»

Immaginiamo che l’iniziativa abbia il giusto seguito e successo. Se diventerete proprietari degli appezzamenti, cosa accadrà?
«La pluralità dei futuri proprietari provvederà a mantenere l’area attraverso un Comitato Scientifico che sarà chiamato a gestirla secondo le esigenze specifiche che i tecnici riscontreranno. Ricordiamo la presenza in loco di faggeta – che a quelle quote è una rarità – o del tasso. In generale vi è un patrimonio di biodiversità inestimabile. Per questo abbiamo già pensato a personalità di assoluto rilievo per comporre il Comitato. I fondi per una corretta gestione di questo patrimonio ambientale nel tempo saranno raccolti attraverso contributi pubblici ed eventualmente privati. Esistono diverse misure e opportunità che potremo attivare.»

L’acquisto può quindi essere una risposta definitiva a una annosa vicenda che vede coinvolta un’area che, per quanto protetta, da ormai un decennio è a rischio sfruttamento. Come mai la tutela di legge necessita comunque dell’azione forte dei cittadini per essere garantita?
«Natura 2000 non prevede l’identificazione di zone tutelate in forma integrale nelle quali l’attività umana è interdetta. Si parla di “garantire la protezione della natura, anche tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”. Una formula che, pur evidenziando le specificità delle aree Zsc, purtroppo nei fatti non sempre basta a ostacolare gli interessi individuali. Il fatto stesso che sia possibile la coesistenza di proprietà privata e zona di tutela ambientale chiarisce quanto sia complessa la materia. La gestione degli appezzamenti da parte di un Comitato Scientifico sarebbe davvero la soluzione migliore per garantire la conservazione dell’area. Tenga conto che la mancata manutenzione negli anni ha portato il bosco a ripopolare aree prative aride che sono essenziali per l’equilibrio ambientale.»

Gli appezzamenti che intendete acquistare sono attraversati dal Sentiero Europeo E5. In un periodo in cui i cammini hanno sempre più seguito e diventano opportunità di valorizzazione del territorio, sembra sempre insufficiente l’interesse pubblico nel curare gli itinerari. In questo caso per giunta nella sua tappa finale, quella che poi conduce all’Arena di Verona. Non trova?
«Il percorso di trekking del Vajo Borago è particolare, non solo in termini di biodiversità, ma proprio a livello paesaggistico. Percorrere il sentiero, un vero e proprio canyon in alcuni tratti, è un’esperienza incredibile. È un angolo seminascosto di natura, per giunta a pochi passi da Verona. La cura del tracciato è essenziale per garantire l’indotto che gli escursionisti possono portare nel nostro territorio. Il Cai sta seguendo con molta attenzione la vicenda e con molta probabilità supporterà l’iniziativa.»