Riceviamo (in esclusiva) e pubblichiamo questa lettera da parte del Comitato per la Metropolitana di Verona. Gli spunti di riflessioni che propone sono molteplici.

Visto il particolare momento storico che viviamo ogni idea di futuro che possiamo avere non può prescindere dall’ipotizzare quello che avverrà quando questa pandemia ci avrà finalmente abbandonati. Il settore dei trasporti di persone ne uscirà certamente malconcio. Pensiamo ad esempio a quante compagnie aeree falliranno, quali perdite dovrà sopportare il settore ferroviario e che impatti negativi potranno avere i bilanci delle società municipalizzate che si occupano di trasporto pubblico. Ci saranno significativi impatti sui bilanci comunali, sui trasferimenti dalle regioni e dallo stato che dovranno certamente aumentare per sostenere il sistema che non potrà contare sugli incassi del passato per un tempo difficile da prevedere, ma certamente non breve. La percezione di insicurezza nell’utilizzo di un mezzo di trasporto di massa potrà calare solo gradualmente e se saranno garantiti standard di sanificazione  e distanziamento elevati. Anche le ingenti risorse messe a disposizione del ministero dei trasporti dalle ultime leggi finanziarie per finanziare investimenti in trasporto rapido di massa potrebbero (speriamo di no) subire dei tagli visto il momento di emergenza anche economica che stiamo affrontando e che dovremo affrontare nei prossimi anni. Una tipologia di mobilità che potrà e dovrà beneficiare di tale situazione sarà quella dolce, ovvero walking, ciclyng, etc…. Però permangono le gravi lacune infrastrutturali di piste ciclabili e strumenti per l’intermodalità, come parcheggi scambiatori e stazioni ferroviarie serviti adeguatamente da stazioni di bike sharing, parcheggi sicuri per le biciclette, collegamenti con piste ciclabili, mezzi pubblici fruibili da ciclisti.. Il grave rischio è che, appena potremo muoverci liberamente, l’auto privata sarà ancor di più il mezzo preferito per gli spostamenti. La difficile congiuntura economica che ci aspetta inoltre non potrà che rallentare la transizione verso mezzi privati ecologici. Traffico ed inquinamento aumenteranno inesorabilmente. Una tempesta perfetta.

Tuttavia tutti noi ci stiamo accorgendo di quanto sia più “pulita” l’aria che respiriamo in questi giorni nelle città. Le evidenze scientifiche recenti mostrano come, a causa del lockdown, siano scesi nettamente i valori di inquinamento da biossido di azoto (fino ad oggi correlabile a 14.000 morti premature all’anno in Italia). Anche i valori relativi alle concentrazioni di polveri sottili stanno calando, ma più lentamente, perché è importante anche il contributo di industria, agricoltura, allevamento e riscaldamento domestico, e sono influenzati anche da fattori atmosferici. Non possiamo rallegrarci più di tanto per il calo di concentrazione di questi due inquinanti, o per la riduzione della pressione umana sul riscaldamento globale, in quanto si tratta di una situazione temporanea, mentre sono necessari interventi strutturali per poter beneficiare di miglioramenti duraturi. D’obbligo è, in questo periodo, comprendere meglio quali possano essere le relazioni  tra inquinamento atmosferico e prognosi delle malattie respiratorie, per la verità già accertate scientificamente. Alcuni recenti studi sostengono che il particolato atmosferico potrebbe essere veicolo dei virus e che ci sia un aumento del potenziale infettivo dei patogeni di tipo respiratorio con l’interazione di inquinanti atmosferici.

L’inquinamento, in Italia, rilevato nel marzo del 2019

In attesa che vengano approfondite le ricerche su questi argomenti certamente non dobbiamo arretrare da posizioni che vadano nella direzione della sostenibilità ambientale, il cui accantonamento rischierebbe di condurci alla prossima “pandemia” globale, con effetti ancor più significativi e duraturi nel tempo rispetto a quella attuale. Auspichiamo che la ricerca scientifica e una maggiore consapevolezza politica potranno contribuire ad affrontare meglio situazioni di crisi come questa. Non dobbiamo farci influenzare dall’emotività, è necessario invece guardare al futuro con fiducia. Una visione lungimirante del futuro ci fa immaginare di vivere in smart cities più vivibili, dove si realizzino contestualmente il vantaggio individuale e quello collettivo, con la sinergia tra moderne infrastrutture di trasporto pubblico, la mobilità privata e le tecnologie ICT. Una mobilità intelligente, inclusiva e accessibile a tutti i cittadini delle aree fortemente urbanizzate deve avere come fondamento moderni e rapidi mezzi pubblici di massa. Gli investimenti infrastrutturali e il supporto a questo settore non dovranno mancare nel prossimo futuro. Ciò può costituire, come vero e proprio strumento di welfare, anche un argine all’accentuazione delle disuguaglianze . Il destino delle nostre città, e quindi anche il nostro, dipenderà anche da questo.  

Comitato per la Metropolitana di Verona