Montorio è un gioiellino a pochi passi dal centro di Verona, incastonato ai piedi della Valsquaranto e protetto da due file di colline, su cui svettano il Castello dove gli Scaligeri andavano in villeggiatura e il Forte Preara, costruzione austriaca della seconda linea difensiva della città. In un contesto bucolico, dove più sentito è lo scontro tra progresso e natura, nacque il Comitato Fossi di Montorio, nel lontano 1984. Negli anni si è occupato di moltissime questioni, seguendo la crescita del paese e diventando, nel 2005, un’associazione di volontariato iscritta all’albo regionale. Incontriamo il presidente Claudio Ferrari per una chiacchierata a tutto tondo.

Il professor Claudio Ferrari

«Siamo un piccolo gruppo, poco più di una dozzina di volontari ma i compaesani non si tirano indietro per iniziative specifiche e arriviamo a superare la cinquantina. Ci muoviamo su tre obiettivi principali: i contatti con le istituzioni, le pubblicazioni culturali e ovviamente le iniziative concrete. Oltre a dialogare con chi governa il territorio, in circoscrizione ma anche in Comune, collaboriamo attivamente con altre associazioni per iniziative collettive; siamo spesso consultati dal genio civile e dall’Autorità di Bacino per questioni idrogeologiche, legate alla natura particolare del nostro paese.»

Avete anche pubblicato un libro sulle Acque di Montorio.
«Certo, ed è stato preso come riferimento per scrivere il piano di salvaguardia. Ne esiste una nuova edizione, finanziata da AMIA, che allarga lo sguardo alle Acque di Verona, raccontando i corsi minori della nostra città. Curiamo pubblicazioni sia culturali che tecniche per raccontare la nostra zona, nella convinzione che conoscendo si possano meglio coordinare le azioni di difesa, proteggere e affrontare le fragilità del territorio. Infine, ci sono diversi opuscoli più brevi e di facile lettura, su temi specifici come le ville, il castello, ecc e i cartelli didascalici in giro per il paese. Sono letture più leggere, ma sempre con un occhio all’ambiente.».

Chi scrive conosce e ha partecipato alle vostre iniziative di raccolta rifiuti, “Puliamo il Mondo, a settembre con Legambiente, e “Fa’ Pulito”, che coinvolge i nostri ragazzi e li educa muovendo le mani.
«Cerchiamo di coltivare l’idea del pulito tutto l’anno, spesso girano volontari che raccolgono rifiuti sulla dorsale Preafita che è molto frequentata e non sempre da persone perbene. Se un posto è ben tenuto è più difficile che qualcuno lo rovini. Il rispetto di un luogo viene anche dalla pulizia e a quanto pare la pulizia genera rispetto: se trovi in ordine probabilmente non butterai una carta, mentre se già è trascurato ti fai meno problemi.»

Werk von John o Forte Preara (ph. Gianni Maistri)

Sulla dorsale ci sono manufatti veramente incredibili, tutti a portata di passeggiata quasi in pianura. Quali sono le vostre iniziative per valorizzarli?
«Per il Castello la nostra battaglia è di lungo corso, sono anni che chiediamo venga reso fruibile alla collettività. Abbiamo organizzato tante feste, cercando di animarlo con visite guidate e giornate dell’ecologia. Piange il cuore a vederlo chiuso; pare ci sia un appalto per assegnarlo a un’associazione ma è tutto molto vago. La politica lo ha sempre considerato un peso, dimenticando che politica è anche portare avanti dei sogni, delle idee. La polveriera è una sala civica, recuperata e bella, mai presa in carico perché è un costo mentre si potrebbe renderla una risorsa, noleggiarla per eventi in modo da contribuire alla manutenzione. I volontari farebbero volentieri un’attività di controllo, pur di vedere gli spazi su cui abbiamo tanto lavorato aperti a tutti. Stessa cosa per il Forte. Nel 2007 abbiamo ottenuto dei finanziamenti per ripulire completamente esterno, interno e locali. Prima era in uno stato di degrado assoluto ora AMIA cura il prato esterno e noi l’interno. Abbiamo anche fatto un video, una sorta di tour virtuale per “far entrare” i veronesi a scoprirne la storia. Sarebbe bello che venisse pianificato un utilizzo di questi spazi, portare il turista anche sulle colline, fargli fare un giro dei castelli. O anche per le gite scolastiche, con una sana educazione ambientale e la possibilità di grandi spazi sicuri all’aperto e al chiuso.»

Supportate il Comitato Ambiente nel suo costituirsi parte civile contro la SuperBeton – l’azienda di lavorazione del bitume che ha subito una serie di diffide sin dal 2018 per problemi di inquinamento –; siete sempre attenti alle modifiche del territorio, a intervenire tempestivamente.
«Siamo ovviamente contrari allo sfruttamento spudorato del suolo. Non siamo fanatici anti progresso, ma è una questione di misura: se dove c’era una villa con un enorme parco, vuoi raddoppiare i volumi, fare quattro appartamenti, va anche bene. Invece costruiscono due palazzine e hanno tagliato tutti gli alberi, alcuni secolari. Si incide fortemente sul territorio anche con lo sbancamento progressivo delle colline, con l’eliminazione del bosco per piantare vigneti ovunque. Un cambiamento deve essere armonico, ragionato. Altrimenti si rischia veramente che alle prime forti piogge ci frani tutto sulla testa.»

Tra poco ci sarà il solstizio d’estate, un evento che richiama presso il Piloton centinaia di persone, in un rito collettivo di musica e poesia. Pensa che riusciremo a vedere il sole sorgere e il suo raggio arrivare dal nostro dolmen fino al decumano romano o l’epidemia ci toglierà anche questa gioia?

Il Piloton, antico monolite (ph. Gianni Maistri)

«Vorrei saperlo anch’io. Certo là sopra non è possibile mantenere le distanze obbligatorie ma speriamo che qualcosa cambi. Sono quasi 10 anni che ripetiamo l’esperienza, con numeri sempre crescenti. Uno pensa che alle 5 di mattina non ci siano tanti matti in giro e invece siamo arrivati a 300 persone. È nato per inaugurare la zona di rispetto che ora circonda la pietra, per far capire dove si sta camminando. Il nome stesso Preafita viene proprio da pietra conficcata, cioè dal Piloton. Viene dalla Preistoria, è una piccola Stonehenge creata in un luogo che sicuramente fin dall’inizio ispirava fascino e riti propiziatori o di ringraziamento. Ci sono molte stranezze: le pietre su quel punto della collina sono di colore diverso dal resto della dorsale, il dolmen stesso è di un marmo che non si trova in zona e poi c’è un fenomeno di magnetismo che fa impazzire le bussole. Insomma, non sapremo mai perché, ma un motivo dovevano averlo per fare tutta la fatica di piantare un monolite in quel punto, come è stato fatto in molte altre zone d’Europa. Nel testo di Pellini e Pollinari Nascita di una città tra architettura, mistica e metafisica viene ripreso lo studio del Grancelli che dà al Piloton un grande ruolo in quanto avrebbe dato il senso alle strade della città che i Romani avrebbero fondato.»

Ci sono altri progetti a cui state lavorando? Un sogno o un’iniziativa che ci vuole anticipare?

El mulin (ph. Gianni Maistri)

«Mi capita di andare a vedere cosa facevano al Comitato prima di me: erano un nucleo agguerrito, che interveniva direttamente, con le mani, sul territorio e molto seguito dal paese. Ormai quel gruppo si è disperso e mi sembra che chi viene da fuori ami e si affezioni di più rispetto a chi vi è nato, che a volte lo dà per scontato. C’è tanta bellezza nel nostro paese, in pericolo. Un mio sogno sarebbe quello di ottenere il risarcimento dei danni per gli abusi edilizi, cosa che non si fa mai. Si comincia a procedere contro chi inquina, speriamo di arrivarci. Stiamo anche lavorando a una lettera aperta al Comune di Verona, in relazione al progetto dell’assessore alla Pianificazione urbanistica e Ambiente Ilaria Segala, per il recupero di luoghi abbandonati. “Vuoti a rendere” nel nome è una bella iniziativa, che per noi riguarda l’archeologia industriale della vecchia industria delle pelli, con quella ciminiera meravigliosa. Vogliamo però verificare e scongiurare che dietro tale idea non si nasconda uno sfruttamento commerciale, con costruzioni nuove che potrebbero snaturare l’area.»

Il Comitato è molto presente nella vita del paese, cerca di promuovere un utilizzo sano degli spazi verdi, dei fossi e i mulini da cui trae il nome, ma anche un progresso armonico e responsabile della civiltà. Nella speranza, mai sopita, che questa emergenza sanitaria abbia risvegliato la nostra coscienza ecologista e ci abbia fatto apprezzare una passeggiata nella Natura, immenso organismo vivente che merita la nostra attenzione e soprattutto il nostro rispetto.