A Verona è l’argomento del momento. Il traffico e le grandi code create dai lavori per il filobus. In città non si parla d’altro, ma l’argomento in realtà interessa anche molti cittadini che abitano fuori Verona, visto che magari lavorano nel capoluogo di provincia e ogni mattina (e ogni tardo pomeriggio, al rientro) si ritrovano anche loro incolonnati per interminabili minuti.

Le proteste in questi giorni stanno montando. A livello di social, soprattutto, con le foto quotidianamente pubblicate da chi ha già raggiunto il massimo livello di sopportazione – aggravatasi ovviamente da quando, pochi giorni fa, hanno riaperto le scuole – e teme di doverla subire anche per tutti i prossimi mesi, almeno cioè fino ad aprile 2024, quando, secondo l’amministrazione comunale, dovrebbero finire i lavori. Chissà, poi, se queste tempistiche verranno davvero rispettate.

Un cambio di mentalità… per ora riuscito a metà

Quello che è certo è che quanto fortemente auspicato dalla Giunta Tommasi, cioè che questa situazione avrebbe contribuito a un cambio di mentalità da parte dei veronesi sul tema della mobilità, deve ancora avvenire. E chissà se mai avverrà.

L’idea che pur di evitare il traffico il cittadino si sarebbe adattato a spostarsi a piedi o con l’utilizzo di biciclette, monopattini, autobus con le corsie preferenziali e via dicendo, era ed è sicuramente valida, ma al momento non del tutto praticabile, perché non tiene conto delle tante esigenze dei veronesi.

Via Albere alle 17.30 di ieri – Foto di Serena Dei

C’è, infatti, chi deve accompagnare i figli a scuola, chi percorrere molti chilometri o raggiungere luoghi dove non arrivano gli autobus, chi ha problemi a deambulare e via dicendo. A questi, va detto altrettanto serenamente, si aggiungono anche coloro che, dimostrando una certa pigrizia mentale, non ne vogliono sapere di cambiare le proprie abitudini. Hanno sempre fatto così e sempre continueranno a farlo. E non vogliono rinunciare alla comodità dell’auto.

Risultato? Intere colonne di auto con all’interno il solo conducente. C’è chi non può farne a meno, sia chiaro, ma è davvero così per tutti?

Già perché sui social, la grande piazza virtuale in cui tutti commentano tutto, si possono leggere anche post di chi, abile e arruolabile, si lamenta quasi quotidianamente ormai dei tempi di percorrenza, arrivati a oltre 50 minuti, per soli… 4 km di strada. Una distanza che, onestamente, potrebbe essere tranquillamente coperta in bicicletta, con tempi di gran lunga inferiori e gran giovamento personale e di chi ci sta intorno. Moltiplicato per dieci, cento, mille persone… il risultato potrebbe essere notevolmente migliorato.

Questo solo per descrivere una situazione fattuale emersa in questi giorni e non certamente per criticare tutti i veronesi, che si stanno sorbendo una situazione figlia delle decisioni prese all’epoca della Giunta Tosi e che, dopo l’intermezzo con Sboarina a Palazzo Barbieri, l’attuale amministrazione ha deciso di portare avanti, anche e soprattutto per evitare le penali ultramilionarie che il Comune (e quindi gli stessi cittadini veronesi) avrebbero di fatto dovuto pagare se il progetto non fosse stato portato a termine.

I tentativi di modificare la viabilità nella zona Porta Nuova-Porta Palio-Stazione non hanno per ora risolto la questione, anche se gli ingorghi sono limitati alle fasce di maggior afflusso 7.30-9.00 e 17-19, quando la situazione da tutto sommato tranquilla diventa a dir poco difficile.

La celebre scena sul “traffico” nel film “Johnny Stecchino” di Roberto Benigni

Le polemiche divampano e la Giunta Tommasi corre ai ripari, chiedendo ulteriori controlli e un dispiegamento di forze maggiore al Comandante della Polizia Municipale Altamura per impedire quantomeno ai camion, secondo un’ordinanza emanata già ad aprile 2023, di passare dalle zone “maledette”. Sono ancora troppi quelli che, in questi giorni di caos, hanno bellamente disatteso il divieto e contribuito alla creazione degli ingorghi.

Una necessità che non può più essere rimandata

Quello che però dovrà succedere quanto prima, almeno nelle intenzioni dell’Assessore alla Mobilità Ferrari, è che i cittadini veronesi si affidino il prima possibile – volenti o nolenti – alla mobilità alternativa. È un passaggio obbligato, che prescinde dagli attuali lavori del filobus o meno. Non ci sono comunque alternative. Anche perché il traffico a Verona c’è sempre stato. Oggi sono i lavori, ma ieri (e domani) saranno le giornate di Fieracavalli e Vinitaly a bloccare la città, le partite dell’Hellas in zona stadio e via dicendo.

Borgo Milano ieri alle 19.30 – Foto di Emanuele Antolini

Inoltre, chiariamolo fin da ora, il filobus non risolverà di certo la questione-traffico a Verona. Forse non l’avrebbe risolta nemmeno la tanto desiderata tranvia (o metropolitana di superficie, che dir si voglia), anche se dal punto di vista della modernità, dell’efficacia e, perché no, anche dell’immagine che la città avrebbe dato di sé sarebbe stato sicuramente un mezzo molto più accettato dalla cittadinanza.

Cambiare, però, idea di trasporto, rinunciare il più possibile all’utilizzo di mezzi privati a motore, abituarci pian piano a muoverci in altro modo (ribadiamo: laddove possibile) cercando di dare un piccolo contributo al tema ambientale e al contempo migliorare anche la propria qualità di vita è, ce lo dobbiamo ficcare bene nella zucca, fondamentale. Se lo fanno tutti coloro che possono, stante le condizioni personali, familiari e di lavoro, allora coloro che non possono impatteranno comunque meno sulla vita della città.

Lo sforzo è necessario per varie ragioni: per il grandissimo inquinamento in cui è letteralmente immersa la nostra Pianura Padana, che – è certificato – è ormai da tempo uno dei luoghi più inquinati del pianeta; per il futuro dei nostri figli, che dovranno vivere in città moderne, pulite e per questo sicuramente non invase dalle auto come avviene oggi; e per il nostro presente, quello di oggi, autunno 2023, perché non possiamo più pensare di vivere in questo modo: imbottigliati nel traffico, in mezzo allo smog, arrabbiati, confusi.

Verona può e deve cambiare in fretta. Facciamolo tutti insieme.

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