Sotto un cielo carico di nuvole tra laguna e mare è iniziata ieri l’ottantesima Mostra internazionale d’arte cinematografica al Lido di Venezia.

Una Mostra sempre più glamour e patinata, tra muro di fotografi sul red carpet e look raffinati, sfilate di moda e conferenze stampa, feste e aperitivi, accrediti e pubblico, prenotazioni solo online e sale cinematografiche già piene.

Una Mostra che risente dello sciopero del personale cinema di Hollywood ma che vuole sempre più essere vista e catturata.

A volte in alternativa al clima attuale, ricordando alcune rassegne del passato dove il dibattito si faceva strada anche nel cinema e la riflessione forse più ampia.

Come ci fosse la ricerca di trovare un mondo che, pur raccontando nei film una parte dei problemi, mostri una superficie luccicante, abbagliante, non vera.

Fuori concorso “L’ordine del tempo” ispirato a un libro di Carlo Rovelli

In questo contesto Liliana Cavani, classe 1933, novant’anni compiuti da poco, si presenta in controtendenza con un film che fa “pensare”: L’ordine del tempo, ispirato al libro del fisico Carlo Rovelli e scritto con Paolo Costella, presentato ieri fuori concorso.  

Un gruppo di amici si ritrova a passare un tempo di vacanza nella casa al mare di una coppia, lui medico, lei avvocato (Gassman/Gerini), una figlia adolescente e una domestica rigorosamente peruviana.

Nulla di strano, se non fosse che la minaccia di una possibile fine del mondo provoca nelle persone reazioni diverse e considerazioni sulla propria vita, tanto da metterne in luce pregi e, soprattutto, difetti.

Tutto parte dallo scienziato di turno che porta cattive notizie e ragiona sulla logica del tempo.

Ma anche la domestica peruviana ha la sua parte nella dimensione di un tempo che fugge negli affetti più profondi: ha lasciato il suo bimbo a casa, cresciuto dalla nonna, e ora vuole tornare da lui.

La ricerca di senso quando non c’è più tempo

Le coppie vengono messe allo scoperto, le crisi vengono dette, non c’è più tempo… “Dance Me to the End of Love” di Leonard Cohen alla tv funge da catarsi collettiva in una danza scomposta e tenera, non c’è più tempo.

Qualche accenno di fisica tra tempo e spazio scatena la discussione del gruppo, nessuno si preoccupa della propria anima, tutti presi dalle proprie emozioni. 

Il cast de “L’ordine del tempo” di Liliana Cavani alla Mostra del cinema di Venezia 2023.

Forte la reazione di un paio di personaggi: il marito inglese dedito alla finanza, (l’attore Richard Sammel), che entra in crisi con il suo sistema di valori, e l’amica che torna dall’Africa (Francesca Inaudi), che cerca un motivo, un perché nel colloquio con la sua amica suora (Angela Molina), in un dialogo appena accennato eppure tra i più ricchi del film.

I temi cari a Cavani restano sospesi

Una riflessione sulla vita che passa e può cambiare in un attimo, legata anche agli ultimi fatti della storia recente, una passione della Cavani nella ricerca tra fede, religione e scienza fuori dagli schemi, libera da ideologie.

Eppure il film resta un po’ sospeso, la riflessione inizia ma si blocca, il confronto e il dibattito nel gruppo resta, in gran parte, all’interno delle emozioni personali e della dimensione delle coppie, dei loro problemi, dei loro tradimenti, delle loro infedeltà. 

La grande luce passa, il pericolo è passato, tutto cambia e si ricucisce, il senso profondo rimane lontano.

Poteva forse essere la possibilità di uno scavo nell’umano nelle viscere dell’anima, ma resta sospeso nell’aria e nel cerchio di quelle persone. 

Premiata una carriera che lascia il segno nel cinema

“Con il Leone d’oro alla carriera celebriamo una regista di cui solo oggi forse riusciamo a cogliere appieno il ruolo innovativo”. Con questa motivazione di Alberto Barbera, direttore della Mostra, è stato assegnato il premio alla regista italiana che ha segnato la storia del cinema con Galileo (1968), I cannibali (1969), Il portiere di notte (1974), Al di là del bene e del male (1977), La pelle (1981), Francesco (1989) e documentari e produzioni per la televisione.

Liliana Cavani con il direttore artistico della Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera.

Il Leone d’oro è stato consegnato alla Cavani dalla sua attrice mito, Charlotte Rampling, colonna sonora della cerimonia la voce di Malika Ayane con Il cielo in una stanza di Gino Paoli.

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