Oggi, 10 agosto, cade il decimo anniversario della fine (e quindi del ritorno a casa) di un viaggio davvero molto speciale. Fra il 2012 e il 2013, infatti, i coniugi veronesi Alessandro Gloder ed Elisa Bocca, hanno realizzato l’impresa di fare (letteralmente) il giro del mondo senza utilizzare voli, impiegando 321 giorni.

Poco meno di undici mesi, dunque, per percorrere i 90mila km dell’intero viaggio. Una vera e propria “follia”, che ha però permesso alla coppia di assaporare fino in fondo il gusto dell’avventura e del lento scorrere dei chilometri sotto i loro piedi. Che poi il mezzo scelto fosse una nave, un treno, un autobus o quello che il Paese di turno poteva offrire poco importa. «Oggi si usa l’aereo per arrivare praticamente dappertutto, ma allo stesso tempo ci sono ancora luoghi nel mondo dove per percorrere 50 km ci si impiega un’intera giornata», ci racconta Elisa. «Noi volevamo andare alla scoperta di questo modo di viaggiare, più lento ma a nostro avviso più interessante.»

Certo, una lentezza dal sapore antico e che si “paga” inevitabilmente in termini di tempo. Era stato calcolato che ci avrebbero messo un anno, più o meno, prima di partire. E così è stato. Alessandro Gloder, fotografo professionista, aveva perciò dovuto chiudere temporaneamente la propria attività lavorativa, mentre Elisa Bocca aveva addirittura rinunciato a un contratto lavorativo a tempo indeterminato. Non proprio decisioni da prendere a cuor leggero, insomma.

Eppure ancora oggi, a distanza di dieci anni, i due coniugi descrivono quel viaggio come la miglior scelta mai intrapresa nella loro vita. Un viaggio che per molte persone rappresenta un sogno – almeno sulla carta – irrealizzabile. E anche per questo, per coinvolgere il maggior numero di amici e parenti e portarli idealmente con loro, Elisa e Alessandro hanno voluto, passo dopo passo, raccontare in un blog la loro avventura.

Foto di Alessandro Gloder

L’inizio del viaggio

Partiti da Verona in treno alla volta di Copenhagen, i due si sono imbarcati su una nave da crociera che andava “riposizionata” nella zona dei Caraibi e che ha permesso loro di raggiungere Miami a costi contenuti. Dalla Florida si sono diretti dapprima in Georgia, verso ovest, e poi verso sud. «La fatidica frontiera fra Stati Uniti e Messico, considerato uno dei posti più pericolosi al mondo, per noi è stata abbastanza agevole da attraversare, anche se in senso contrario abbiamo visto file chilometriche di persone a piedi che tentavano di passare negli USA.»

A 200 km a sud di Città del Messico, ad Acatzingo, Alessandro ed Elisa sono stati ospiti di un gruppo di persone appartenenti al movimento dei Focolari, che hanno costruito vent’anni fa la prima scuola nella campagna a sud di Puebla. La scuola, partita inizialmente con tre o quattro alunni, all’epoca conta circa 400 iscritti fra asilo, elementari e medie e più della metà degli studenti veniva sostenuta da un progetto di adozioni a distanza con l’Italia attivato dall’Associazione Azione per Famiglie Nuove Onlus.

Fino ai confini del mondo

Dal Messico, dove hanno visitato anche i bellissimi siti Inca, si sono poi diretti verso Panama e il Costarica, raggiungendo «uno dei luoghi forse più piacevolmente sorprendenti di tutto il viaggio, la Colombia, un Paese che all’epoca era in grande ripresa economica e dall’accoglienza davvero straordinaria, nonostante una nomea negativa che non rende, però, giustizia a un popolo che ci è apparso solare e pieno di energie.»

Ushuaia, Terra del Fuoco – Foto di Alessandro Gloder

Atmosfera che, peraltro, Alessandro ed Elisa hanno trovato praticamente ovunque nello sterminato continente sudamericano. «Il paradosso è che più le persone erano povere e più si dimostravano generose. Alcune famiglie ci hanno ospitato dandoci la loro camera da letto e tenendoci nascosto il fatto che loro avrebbero dormito per terra», racconta ancora commosso Alessandro. Dopo aver visitato Bolivia, Perù, Ecuador, Argentina e Cile, e prima di prendere la nave che da Valparaiso, a nord di Santiago del Cile, li avrebbe portati ad Hong Kong, in Cina, i due ragazzi hanno voluto a tutti i costi visitare Ushuaia, nella Terra del Fuoco, la città più a sud del mondo. «Quello, all’inizio del viaggio, era sicuramente uno dei nostri obiettivi e all’arrivo eravamo commossi per aver raggiunto uno dei posti più belli e magici del pianeta. A quel punto, qualsiasi cosa sarebbe successa dopo, sentivamo che avevamo comunque già raggiunto un traguardo per noi importante.»

Dal Pacifico alla Transiberiana

La traversata dell’Oceano Pacifico è avvenuta grazie ad una nave cargo in compagnia soltanto di 18 marinai filippini e 6 ufficiali europei. Dopo 27 giorni di viaggio, 10mila miglia marine e una ventina di libri letti, Alessandro ed Elisa sbarcano finalmente sul continente asiatico, dove per un paio di mesi zigzagano in lungo e in largo per la Cina. Elisa ritrova vecchi amici, avendo vissuto in passato a Shanghai, e Alessandro realizza un altro sogno: visitare il famoso esercito di terracotta.

«Frutto della follia dello stesso imperatore che ha costruito la Muraglia Cinese, l’esercito è senz’altro poco valorizzato, visto che è situato all’interno di un orribile capannone industriale, ma riuscire a vederlo è stata una grande emozione», spiega il fotografo.

Sul cargo in mezzo al pacifico – Foto di Alessandro Gloder

Arrivati ad Ulan Bator, la capitale della Mongolia, partecipano all’evento annuale più importante del Paese: il Naadam, le cosiddette Olimpiadi Mongole, che prevedono lo svolgimento di tre sole discipline: lotta libera, equitazione e tiro con l’arco. «È vissuto calorosamente dalla popolazione locale, che sfoggia in quest’occasione costumi tradizionali coloratissimi, e rappresenta un modo suggestivo per celebrare il glorioso passato di una nazione oggi povera, ma molto orgogliosa delle proprie tradizioni», raccontano Elisa ed Alessandro, che in Mongolia hanno avuto anche la possibilità di conoscere la missione delle Sorelle della Consolata che, nel terribile Deserto dei Gobi, provvedono all’istruzione scolastica e sanitaria dei bambini delle tribù nomadi.

Il viaggio è proseguito in treno sulla celebre Transiberiana, la ferrovia lunga quasi 10mila km che li ha portati, dopo alcuni giorni, fino alla capitale della Russia. «A Mosca, prima, e a San Pietroburgo, poi, ci siamo dedicati alla scoperta dell’architettura sovietica, decisamente brutta ma per certi aspetti fotogenica», commenta Alessandro. Il quale, dopo aver visitato le Repubbliche Baltiche e aver fatto un’ultima tappa nella meravigliosa Praga, insieme ad Elisa è arrivato finalmente a Verona, stanco ma ovviamente molto soddisfatto: «Desideravamo raggiungere il nostro traguardo e finché non siamo arrivati alla Stazione di Porta Nuova non ci siamo abbracciati. Ce l’avevamo fatta», raccontano ancora oggi emozionati. «Avevamo appena realizzato il nostro sogno.»

La Transiberiana – Foto di Alessandro Gloder

E ora?

A distanza di dieci anni quel viaggio attorno al mondo è ancora ben presente nelle vita di Alessandro ed Elisa. E non potrebbe essere altrimenti, d’altronde. «Quello rimane ancora oggi il viaggio più lungo e importante che abbiamo fatto nella nostra vita, sia tenendo conto di quello che abbiamo realizzato anche prima di conoscerci, sia dopo» ci racconta Elisa. «Da allora la nostra famiglia si è allargata con l’arrivo di due bambini, che oggi hanno 7 e 5 anni e che dimostrano sempre grande curiosità nei confronti della nostra avventura. Ci chiedono in continuazione, anche indicandoci i vari Paesi sul planisfero che abbiamo in cucina a casa, se siamo stati in questo o quel posto. Una cosa molto bella, che ci riempie di gioia e che per noi onestamente non ha prezzo.»

Elisa Bocca e Alessandro Gloder

All’epoca del viaggio i social non erano ancora così presenti nella vita dei due coniugi che hanno “recuperato” il tempo perduto postando su Instagram nell’ultimo anno, una volta al giorno, una foto e un aneddoto per condividere in ordine sparso qualche episodio che hanno vissuto nel corso della loro avventura.

Un modo, da una parte, per riviverlo ancora una volta in prima persona e dall’altra di far conoscere ulteriormente i loro racconti, che hanno costituito la base del bel libro scritto da Elisa Bocca (dal titolo, ovviamente, “Coi piedi per terra“) e condito dalle suggestive foto di Alessandro, che in occasione del decennale del viaggio viene venduto, per chi fosse interessato, a prezzo scontato.

«Un giorno ci piacerebbe ripartire per qualche analoga avventura», afferma Alessandro. «O almeno ci piace sognare di farlo. Al momento, con i bimbi così piccoli, la scuola e tutto il resto, non sarebbe possibile e comunque negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, ci siamo dovuti accontentare di viaggi molto più brevi e meno complicati. Ma di certo non ci è passata la smania del viaggio.»

Tornati dal tour attorno al mondo Alessandro Gloder ha dapprima aperto una sua galleria in Valpolicella e poi si è spostato, più recentemente, via Sottoriva, in pieno centro a Verona. Nel suo negozio sono esposte, fra le altre, anche numerose immagini che il fotografo ha scattato nel corso del loro giro attorno al mondo. «Ricordi indelebili, che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ci spiega.» Oggi Elisa lavora con lui, in società, perché «dopo il viaggio, durante il quale siamo sempre stati insieme, 24 ore su 24 per undici mesi, abbiamo capito che ci piace tanto stare insieme e ci manchiamo quando non ci vediamo. E così il passo lavorativo è stato a dir poco naturale.»

Shanghai – Foto di Alessandro Gloder

Insomma, come recita una nota pubblicità “un diamante è per sempre”, ma un viaggio, a conti fatti, lo è molto di più, perché ti cambia decisamente la vita. Se poi è attorno al mondo…

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