1992: Ozzy Osbourne, ex leader dei Black Sabbath, annuncia il suo tour di addio, adeguatamente battezzato “No More Tours”. 1995: dopo aver capito in tempi record che non ha voglia di stare a casa sul divano, Ozzy torna a esibirsi nel “Retirement Sucks Tour”.

2013: Hayao Miyazaki, maestro del cinema d’animazione, annuncia il suo ritiro dalle scene dopo l’ultimo film, il bellissimo Si alza il vento. 2023: dopo aver probabilmente pensato “Retirement Sucks” in seguito a una decade spesa sul divano, Miyazaki torna con un nuovo film, Il ragazzo e l’airone.

Un grande ritorno

La storia si ripete: i grandi artisti, mossi dal fuoco della creatività, non possono e non vogliono stare fermi, e non c’è convenzione sociale che tenga. Per un attimo si confondono, pensano di essere persone normali e annunciano il loro meritato pensionamento, salvo ricordarsi subito di non essere persone normali.

Miyazaki, a dirla tutta, non è rimasto proprio fermo fermo: ha diretto il corto Boro the Caterpillar (2018) e contribuito a Earwig e la strega del figlio Goro (poverino). Ma si tratta di piccoli sfizi da tipico titano in pensione, mentre Il ragazzo e l’airone è un vero e proprio Grande Ritorno, talmente atteso che in Giappone è uscito senza trailer, tanto la gente sarebbe andata lo stesso al cinema al grido di «Shut up and take my money». Ne valeva la pena?

Un viaggio allucinato

Siccome parliamo di uno dei massimi geni dell’animazione globale, la risposta è comunque «Sì», anche se Il ragazzo e l’airone è ben lungi dall’essere annoverabile tra i suoi migliori lavori. Per certi versi sembra un bignami dell’opera del regista: ci sono tutte le sue ossessioni, a cominciare dal rapporto con la madre (la sua era malata, come ne Il mio vicino Totoro, qui invece la madre del protagonista muore durante la guerra), passando da quello con la natura e con il mondo degli spiriti, che qui assume la forma di un delirante Aldilà dantesco, nel senso che il ragazzo del titolo, Mahito, si ritrova a intraprendere un viaggio attraverso un mondo parallelo, scortato da una guida, un inquietante airone cenerino, alla ricerca della madre. Dal già citato Totoro a La città incantata, gli spettatori si ritroveranno immersi in un immaginario famigliare, non c’è dubbio. Ma lo scarto di tono potrebbe sorprenderli.

Il ragazzo e l’airone ha infatti il tono più adulto e drammatico di Si alza il vento, e questo contribuisce a rendere le colorate e inventive visioni di Miyazaki più terrificanti che incantevoli. Quello di Mahito è un viaggio allucinato, che ricorda più certe derive angoscianti disneyane come Alice nel paese delle meraviglie, che non la poetica fiabesca del regista giapponese. C’è un’amarezza di fondo che non ci si aspetta da lui, e questo purtroppo contribuisce a rendere la visione più difficoltosa del solito. A questo si unisce una narrazione non sempre a fuoco: Miyazaki sembra sapere esattamente quello che vuole dire ma non come dirlo, si fa sopraffare dalle metafore e il senso ultimo del film si perde in un mare di rivoli, visioni, mondi. C’è troppa carne al fuoco e la sua universalità cristallina, quella capacità di parlare a tutti i pubblici nonostante i riferimenti spesso criptici alla mitologia giapponese (vedi La città incantata, appunto), ne risente.

Territori famigliari

Si alza il vento era la chiusura perfetta dell’opera di Miyazaki, un’autobiografia per interposta persona che chiudeva il cerchio, suggellando una carriera incredibile. Era dunque lecito aspettarsi che Il ragazzo e l’airone aggiungesse qualcosa, uno spunto o un punto di vista originale. Un nuovo tassello da aggiungere a quanto già detto in passato, che giustificasse un ritorno dopo il tour d’addio. Purtroppo non è così: Miyazaki voleva solo lavorare ancora, e per farlo ha scelto di realizzare un film molto nelle sue corde, ma che non dice nulla di nuovo rispetto ai suoi capolavori precedenti.

E, per carità, chi siamo noi per dire a Hayao Miyazaki che avrebbe fatto meglio a starsene a casa a dipingere come nei peggiori biopic? Se Miyazaki voleva fare un nuovo film, ha fatto benissimo a farlo. Il ragazzo e l’airone è per lo meno uno spettacolo visivo notevole, nella migliore tradizione dello Studio Ghibli. E tocca farsi bastare questo.

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