Vladimir Putin si è permesso di invadere l’Ucraina, uno stato sovrano indipendente e democratico, sapendo di disporre di una potentissima arma di ricatto nei confronti dei Paesi europei: la possibilità di interrompere la fornitura di gas naturale e bloccare così l’intera economia continentale.

Il 41,1% del consumo annuo europeo di metano viene infatti importato dalla Russia, al secondo posto troviamo la Norvegia con il 16,2%.  

Il metanodotto che collega, attraversando l’Ucraina, i giacimenti russi al Sud Europa e l’Italia a Tarvisio rifornisce più del 40% del fabbisogno italiano di metano.

Una doppia minaccia per l’Italia

In questo momento, con la guerra in corso, l’Italia è doppiamente minacciata: dal ricatto politico di Putin che potrebbe arrivare a interrompere/ridurre le forniture complessive di gas all’Europa ma anche da uno specifico rischio bellico che potrebbe danneggiare e rendere inservibile, per un tempo imprecisato, il metanodotto che fornisce il nostro Paese.

Occorre reagire con interventi immediati di emergenza come spiegato da Mario Draghi in Parlamento: «Per fronteggiare la crisi ucraina, il governo italiano vuole aumentare le importazioni di gas via Tap e dall’Algeria, la capacità di rigassificazione del Paese e la produzione di gas nazionale. Il governo pensa poi a un’ulteriore semplificazione sulle autorizzazioni per gli impianti rinnovabili e, se fosse necessario, a razionare i consumi di gas e riaprire le centrali a carbone».

Ma anche predisporre interventi strutturali di medio lungo periodo che accelerino la transizione energetica e sostituiscano il più rapidamente possibile i combustibili fossili con le energie rinnovabili come chiedono le associazioni ambientaliste Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace.

La proposta di Confindustria

Significativa la richiesta al governo, annunciata in questi giorni con una conferenza stampa a Milano, dell’associazione confindustriale degli elettrici, Elettricità Futura (EF): «Autorizzare entro giugno, con procedure da “stato di emergenza”, 60 GW (GigaWatt) di progetti rinnovabili, che le aziende del settore sono pronte a realizzare in tre anni, eventualità che permette di ridurre la domanda di gas di 15 miliardi di mc/anno e il costo delle bollette del 40%».

Elettricità Futura propone di installare in tre anni tanti impianti rinnovabili quanto il ministro Cingolani ha pianificato di realizzare in otto anni, entro il 2030.

Il presidente di EF Agostino Re Rebaudengo ha spiegato che i 60 GW, tra eolico e fotovoltaico «Da realizzare al ritmo di circa 20 GW all’anno sembrano tantissimi rispetto all’1 GW all’anno che la burocrazia ci consente oggi, ma in realtà non lo sono, si potrebbe fare molto di più. Nella realizzazione» ha proseguito Rebaudengo «si mobiliteranno 85 mld Euro di investimenti  e si creeranno 80mila nuovi posti di lavoro».

Continua a essere un problema il tempo di autorizzazione per i nuovi impianti, come ben illustrato nell’ultimo report di Legambiente Scacco matto alle fonti rinnovabili”

Nicola Lanzetta, direttore Enel Italia ha aggiunto: «Dobbiamo affrontare questo momento come uno stato di emergenza, con leggi straordinarie come fu fatto vent’anni fa al tempo della cosiddetta legge “sblocca-centrali”» e approvare i progetti di impianti rinnovabili già pronti entro il prossimo giugno.

La legge “slocca-centrali” è dell’aprile 2002 con misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale.

Un ulteriore significativo contributo alla riduzione del consumo italiano di gas deriverà dall’efficientamento energetico degli edifici realizzato con il superbonus 110%

Con la transizione energetica del Paese è quindi possibile disinnescare un possibile futuro ricatto della Russia o di un altro paese fornitore di gas. Processo di trasformazione che comunque deve procedere celermente per contrastare un’altra emergenza, altrettanto grave, legata ai cambiamenti climatici.

Sistema gas italiano

Per meglio comprendere l’impatto che tutto questo potrebbe avere sul nostro sistema energetico e partecipare con più informazioni ai dibattiti che sicuramente si svilupperanno sull’argomento.

Consumi e fornitori

Il nostro consumo è di circa 70 Mld di mc /anno: 10 per l’industria, 20 per produrre elettrica e il resto per il riscaldamento. L’Italia è fortemente dipendente dall’estero, importa il 93%  del proprio fabbisogno.

MISE. importazioni di gas 2019 e 2020

Dal grafico fornito dal ministero dello sviluppo economico MISE si vedono i Paesi fornitori di gas, il loro volume di fornitura annuale e appare il ruolo e l’importanza della Russia.

I gasdotti

Il metano viene distribuito nel territorio attraverso 9.668 chilometri di rete nazionale di Gasdotti di Snam Rete Gas interconnessa con il mercato mondiale attraverso cinque principali gasdotti di importazione:

  • Transmed  dalla Libia a Marzara del Vallo dalla capacità fisica di trasporto pari a 30 Mld di mc /anno
  • GreenStream dall’Algeria a Gela,                                   11 Mld di mc /anno
  • TAG  dalla Russia arriva a Tarvisio,                                 45 Mld di mc /anno
  • Transitgas  dal Nord Europa Passo Gries,                      35 Mld di mc /anno
  • TAP, dall’ottobre 2020 collega il Caucaso alla Puglia, 10 Mld di mc /anno

Inoltre tre impianti di rigassificazione di metano liquido GNL, con una capacità fisica complessiva pari a 15 Mld di mc/anno, situati a Panigaglia, Porto Viro Rovigo e Livorno consentono l’importazione via nave.

Snam rete gas. Sistema distributivo gas e canali di importazione

Con un fabbisogno di import annuo di circa 70 Mld mc l’utilizzo dei metanodotti di importazione risulta essere storicamente del 50% circa;  questo conferisce al sistema relativa flessibilità nella scelta dei fornitori (relazione annuale 2021 ARERA Autorità Regolazione Energia Reti Ambiente).

Stoccaggio

Il sistema dispone poi di serbatoi naturali di stoccaggio, i vecchi giacimenti di gas in Val Padana ormai esauriti, per circa 15 Mld di mc. 4.6 Mld mc costituiscono le scorte strategiche a disposizione del Ministero per fronteggiare situazioni emergenziali (tipo l’attuale) mentre il rimanente viene utilizzato per soddisfare il maggior consumo invernale di gas (si acquista gas in estate, lo si inietta nel terreno per estrarlo e usarlo in inverno).

La produzione nazionale

La produzione nazionale è in discesa da molto tempo, trend dovuto prevalentemente all’esaurimento dei pozzi e ai crescenti costi di estrazione. L’ultimo dato del 2020 indica un’estrazione pari 4.4 Mld mc/anno.

MISE: estrazione nazionale di gas

Indipendentemente dai costi di estrazione le potenzialità di gas nei giacimenti italiani sono comunque limitate: tra risorse certe e probabili il totale disponibile nel territorio nazionale al 31 dicembre 2020 non supera l’anno e mezzo di consumo dell’Italia. Per avviare nuovi pozzi di estrazione occorre comunque del tempo, si stima almeno due anni per aumentare l’estrazione annuale di pochi miliardi di metricubi.

MISE: risorse potenziali di gas italiano

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