Perché mettere in scena la vicenda di un programmatore e attivista per le libertà digitali? Per Francesca Botti non ci sono dubbi: «il tema della disobbedienza civile era per me un tema urgente, ma non riuscivo a trovare la storia». La storia è arrivata, grazie al bando vinto Wikimedia Teatro Libero, indetto da Wikimedia Italia – Associazione per la diffusione della conoscenza libera (WMI), che le ha dato una rosa di nomi da raccontare.

La scelta è andata su Aaron Swartz (Chicago 1986 – New York 2013) grazie anche alla collaborazione messa a disposizione dallo stesso bando di un wikiconsulente del collettivo “Exit”, Michele Bottari, autore, tra gli altri, di Come sopravvivere all’era digitale (Terra Nuova Edizioni).

Morire per la libertà

Francesca Botti, autrice e interprete di “Nella rete. Sulla vita di Aaron Swartz”, oggi in prima nazionale al Teatro Camploy di Verona.

«All’inizio volevo una donna, cercavo una storia fuori dal comune. Quando Michele mi propose Swartz, morto a 26 anni, mi sono subito chiesta “che c’entra la morte di un ragazzo così giovane con il free software? Perché morire per questo?”», afferma l’attrice, veronese di nascita e diplomata alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, protagonista di diverse produzioni del Teatro Stabile del Veneto – Teatro
Nazionale, del Nuovo di Verona, e diretta in alcuni progetti anche da Andrea Pennacchi e da Natalino Balasso.

Botti oggi pomeriggio, 12 dicembre alle ore 18, mette in scena al Teatro Camploy il lavoro di ricerca e immersione dentro la vita di una delle icone dell’attivismo per i diritti civili in rete e per la libertà di informazione nell’era digitale. Sarà la prima nazionale per “Nella rete. Sulla vita di Aaron Swartz”, realizzato anche grazie al contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona.

Lo spettacolo

Scritta, diretta e interpretata da Francesca Botti, la storia del giovane programmatore, scrittore, attivista per l’open access la si potrà conoscere sul palco a Verona attraverso la storia di Iku, una donna che vive sola dopo essere stata lasciata dal compagno, fervido sostenitore della filosofia free software.

In scena, Aaron racconta la sua vita e le sue scelte e Iku, grazie a questa storia, inizia a porsi delle domande: sullo sfondo di due esistenze così lontane e diverse prendono forma questioni etiche, nell’eterna dicotomia che vede contrapposti il bene e il male.

Cosa è giusto e cosa sbagliato? Cosa si può o si deve fare di fronte ad una ingiustizia? Ma soprattutto qual è il nostro rapporto, da cittadini ed individui liberi, con la Bestia.

La Bestia, mutevole e in evoluzione

La Bestia, che nello spettacolo ha la voce di Francesco de Francesco, attore e doppiatore, voce italiana fra gli altri di Jason Momoa in Justice League, Aquaman e Dune, Jai Courtney in Suicide Squad e Jesse Plemons in Il ponte delle spie, è il potere, il controllo.

Negli anni in cui ha vissuto Aaron, la Bestia è il sistema che impedisce l’accesso gratuito al sapere scientifico e che vuole gestire una delle più grandi fonti di potere: l’informazione.

Ma la Bestia, dal libro dell’Apocalisse del Nuovo Testamento a oggi, è mutevole, continua a cambiare forma ed evolversi ed è una delle possibilità che scegliamo di fronte ad ogni bivio che la vita ci pone innanzi.

Così Iku vive in un mondo in cui la tecnologia la aiuta e le fa compagnia, ma al tempo stesso le rivela la sua oscura natura: controllare i dati di ciascuno di noi, trasformare ognuno in un consumatore prima che in un individuo.

La storia di Aaron, la sua disobbedienza

«Mi sono appassionata alla storia di un ideale, quello di rendere il mondo un posto migliore.» Per Francesca Botti il bando Wikimedia Teatro Libero è stata un’occasione eccezionale, un sostegno alla scrittura come autrice sola, senza un’associazione alle spalle, sostenuta da tanti collaboratori, ma in un momento alle prese con il lockdown da Covid-19.

Si è trattata di un’occasione anche molto personale, per guardare al teatro come una propria urgenza, la stessa urgenza che ha mosso tutta la vita di Aaron.

In un momento storico in cui si è stati chiusi in casa per così tanto tempo, lo spettacolo ci mostra un luogo di azione dentro a quattro mura per tendere alla metafora del bosco, un bene pubblico e libero di cui si è privati.

La privazione della propria libertà

Aaron sostiene che «le cose possono cambiare e questo è importante. Quelle sbagliate vanno cambiate e quando l’ho capito non sono più tornato indietro».

L’impatto politico di una figura come quella di chi vuole internet libero è da sempre bersaglio della legge.

«Non a caso – puntualizza Botti – chiunque metta a rischio il sistema viene chiamato hacker, mettendo sullo stesso livello chi clona carte di credito a chi vuole rendere liberi articoli scientifici accademici.»

Swartz all’età di 14 anni è stato il coautore della prima versione del formato RSS (Really simple syndication) per la pubblicazione di documenti sui siti web in linguaggio Xml.

Si è impegnato nel progetto di licenze Creative Commons per ampliare l’accesso alle creazioni artistiche oggetto di diritto d’autore e copyright, la creazione della piattaforma Infogami e la collaborazione con il sito statunitense di social news Reddit.

Tra gli ideatori nel 2007 della biblioteca digitale universale Open Library, è stato autore nel 2008 del celebre manifesto per la difesa dei diritti civili nel web “Guerrilla Open Access”, cofondatore nel 2010 dell’organizzazione per la libertà in internet Demand Progress, e nel 2011 si è battuto contro il contestato disegno di legge per impedire la diffusione di contenuti protetti denominato Stop Online Piracy Act.

Nello stesso anno è stato accusato di aver hackerato, allo scopo di renderli pubblici, 4.8 milioni di articoli di riviste accademiche dalla libreria digitale Jstor del Massachusetts Institute of Technology e, alla vigilia del processo, si è tolto la vita.

I biglietti per lo spettacolo sono in vendita al Box Office di via Pallone, sul sito www.boxofficelive.it e a teatro la sera dello spettacolo dalle ore 17.

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