La pandemia, i vaccini, gli USA di Trump e Biden, l’Egitto di Regeni e Zaky, l’Italia e il Governo in crisi. E molto, molto altro. Il momento, come diceva il celebre comico, è “catartico”, anche se si sorride a denti stretti, in un’epoca che di comico ha davvero poco. Nei giorni scorsi abbiamo intervistato Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, con cui abbiamo affrontato alcuni di questi temi. E proprio Valpiana ha coinvolto nei suoi ragionamenti anche Alessia Rotta, deputata veronese giunta già alla sua personale seconda legislatura (eletta nel 2013 e nel 2018 nelle fila del PD) e in Parlamento oggi presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici.

Deputata Rotta, andiamo con ordine. Stiamo vivendo un inizio di 2021 estremamente complicato, non solo negli USA con l’assalto alle istituzioni di ieri sera, ma anche in Italia, con venti di “crisi” per il Governo e l’attuale maggioranza. Qual è la sua opinione in merito a quanto sta maturando all’interno della sua coalizione?

«Penso che da un lato c’è una situazione pandemica che purtroppo non è ancora terminata e un piano vaccinale da scrivere, rafforzare e accelerare. Viviamo in un Paese un po’ strano, dove tutti vogliono fare il vaccino ma poi ci sono da sminare i no-vax. Allo stesso tempo c’è questa straordinaria opportunità dei Recovery Fund e del piano Next Generation, che è la vera finestra che abbiamo sul futuro. In ragione di questi fatti importanti, reali, che si pongono al confine fra la paura e la speranza, bisogna essere molto “settati”. Se crisi vuol dire rilancio allora dico che è un bene. Bisogna parlarsi molto chiaramente. Inutile intraprendere un viaggio se non si è d’accordo sull’equipaggio. I chiarimenti in questo senso sono dovuti, non dobbiamo essere ipocriti. Sempre che non sia un desiderio di cupio dissolvi, fine a se stesso. Abbiamo ben chiara la drammaticità e l’opportunità della situazione. Il nostro dev’essere un atto di responsabilità e non bisogna essere ciechi, perché indubbiamente ci sono tanti aspetti da rafforzare se si vuole proseguire insieme.»

Ad esempio?

«Se penso al lavoro, non c’è dubbio che si debba trovare un nuovo equilibrio. Non si può spendere un reddito di cittadinanza senza pensare alla situazione drammatica del turismo, del commercio e dei tanti settori danneggiati dalla pandemia. Non si può mettere in campo una misura come quella senza pensare a un concreto rilancio di quei settori e dobbiamo innanzitutto trovare le giuste leve per farli ripartire.»

Le vaccinazioni proseguono a rilento. O questo è ciò che emerge, anche se nel confronto con altre nazioni non sempre l’Italia è quella messa peggio. Penso alla Francia o alla Spagna, ma non solo. Però i detrattori tendono a guardare a nazioni come Israele o la Germania. Che ne pensa? 

«Il paragone con la Germania mi fa sempre un po’ sorridere. Quando ci si paragona al Paese della Merkel bisognerebbe guardare anche a tanti altri aspetti, come ad esempio al debito pubblico e alle risorse che ciascun Paese può mettere in campo. Io dico che in generale ci vuole piena trasparenza sul piano vaccinale. Perché c’è un grande tema, che è quello della capacità produttiva dei vaccini, che non sempre emerge chiaramente. Biontech, ad esempio, ha detto che non riuscirà a produrre tutte le dosi che le sono state richieste e questo problema vale un po’ per tutti i Paesi coinvolti. Insomma, c’è al momento un enorme gap fra domanda e offerta. Poi c’è il tema delle categorie che devono avere la priorità. Ad esempio i dentisti e gli insegnanti non sono fra questi ed è già un altro problema. Ci sono degli intoppi, degli imbuti, che non vanno nascosti, ma affrontati. Se abbiamo commesso degli errori negli approvvigionamenti vanno dichiarati. Se poi lasci fare le ferie al personale sanitario, come la Lombardia, in un momento in cui le persone hanno bisogno di loro…»

Alessia Rotta

A proposito di Regioni, il “suo” Veneto ha il maggior numero di contagi e decessi causati dal Covid-19. Per Zaia si tratta senza dubbio di un fallimento, dopo che durante la prima ondata aveva senza dubbio gestito bene l’urto…

«Vero, ma in primavera il valore aggiunto era stato Crisanti. Ora che non c’è più lui al fianco di Zaia lo si è drammaticamente capito. A me, comunque, personalmente non è mai piaciuta la gara di chi dice “quanto sono bravo”. Quando si è alle prese con un fatto inedito come la pandemia “smollare” le responsabilità altrove non è mai positivo, per nessuno. Perché a volte può andarti bene, per delle ragioni precise, come appunto al Veneto in primavera, ma altre ti va male. La continua rincorsa ai responsabili rende la questione quasi ridicola, anche se non c’è niente da ridere, purtroppo. I conteggi del Veneto sono i più alti in Italia. Il tampone rapido ha fatto perdere il tracciamento da un lato e lasciato in giro tanti falsi negativi dall’altro. Anche la questione delle case di riposo non è stata mai veramente affrontata. A forza di dire di essere bravo e orgoglioso non fai il bene di nessuno, così come non fa bene mentire sul fatto che gli ospedali fossero sotto pressione pur di rimanere in “giallo”. Ora ne paghiamo le conseguenze.»

Veniamo all’Ambiente. Secondo Mao Valpiana, intervistato recentemente da Heraldo, lei è animata da ottime intenzioni ma non è detto che sia la persona con le migliori competenze nel settore Ambiente. Cosa si sente di rispondere? 

«Ringrazio Mao per le parole che mi ha riservato. Dice che non riesco a fiutare le parti nascoste. Certamente ho da imparare da tutti, a cominciare da chi ha grande esperienza politica e nel settore dell’ambiente come Mao Valpiana. Abbiamo parlato anche recentemente del Parco del Baldo, su cui c’è un grande dibattito, Me ne sto cominciando ad occupare: una volta era l’orto botanico d’Europa, a fine Ottocento, oroa non più. Può essere Parco Nazionale, Parco Regionale, Patrimonio dell’UNESCO. Le strade percorribili sono diverse. Prima di essere presidente dela Commissione Ambiente sono riuscita a portare circa un quarto di miliardo di euro nel territorio veronese, per tentare di risolvere tre gravi problemi: parlo di 100 milioni per il collettore del lago di Garda, 65 milioni per la discarica di Pescantina e 85 milioni per rifare le condotte per l’approvvigionamento dei territori inquinati dal PFAS. Sono piccole cose, ma si tratta di problemi annosi, che vanno risolti. Un po’ da queste esperienze ho imparato.»

Qual è la sua “visione” sull’ambiente?

«Quella di credere che oggi finalmente la sostenibilità non è più solo una possibilità. È una strada obbligata, dove tra l’altro tutti possono vincere. Nell’economia circolare che si crea con essa c’è l’impresa che si occupa di contribuire alla sostenibilità ambientale, ma ci sono anche le risorse pubbliche, ci sono i cittadini, c’è la natura. L’occasione è di quelle da sfruttare affinché la sostenibilità diventi democratica. Curare l’ambiente significa preservare salute, che è un diritto costituzionale, e creare le premesse per promuovere giustizia sociale. È far si che anche chi non ha grandi risorse e non può abitare in un contesto che non sia degradato, possa veder garantito una qualità di vita più alta.»

A livello prettamente personale che tipo di esperienza è quella che sta facendo? 

«La prima cosa che uno capisce quando approccia la politica a certi livelli è che tu sei li a disposizione della collettività. Questo spirito di servizio è fondamentale per dissipare il tanto discredito che ha avuto la politica negli ultimi anni. Le domande e le esigenze sono tante e bisogna stabilire l’agenda delle priorità, che poi in fondo è quello che deve fare la politica. Questo è il patto che uno fa quando decide di svolgere questo tipo di attività. Che non è un mestiere ed è un servizio che uno svolge temporaneamente. Ho capito anche che non si può sapere tutto di tutto e che con grande umiltà si può chiedere aiuto, si può capire, sbagliare, chiedere scusa… ho capito che se una cosa non è andata nel verso giusto si può correggere, che a volte si può ricominciare da capo e ripartire. Questo credo che sia uno dei grandi insegnamenti che mi sta dando questa esperienza. La fiducia si può conquistare, più che la verità, che è un valore filosofico. Io mi sto impegnando, soprattutto nell’ascolto delle esigenze di chi rappresento.»

Lei è giornalista ed è stata responsabile della comunicazione del PD. Cosa significa oggi “fare politica” ai tempi dei social? La sensazione è che da tempo ormai si faccia più su Twitter che nelle aule di Senato e Camera.

«I social sono una “bestia”. Io non sono una nativa digitale, ma mi rendo conto che hanno un grande potenziale, perché permettono una interlocuzione diretta con le persone. Capisco anche, però, che se non usati bene possono essere molto pericolosi. Hanno un loro movimento totalmente indipendente dal fact checking, cosa sulla quale si dibatte da tanto. Come tutti gli strumenti molto potenti, i social sono da maneggiare con grande cura. Anche perché come ti fanno salire nell’indice del gradimento ma ti fanno anche scendere velocemente.»

Da Roma lei ha sempre un occhio di riguardo su Verona e il Veneto. Che considerazioni possiamo fare sul tema ambientale tenendo conto dei già citati PFAS, ma anche di temi come l’inquinamento, il consumo del suolo pubblico, Porto Marghera, del MOSE e molto altro?

«Si tratta della grande partita alternativa alla proposta di Zaia. Ambiente è una parola sconosciuta a questo Governatore e alla sua maggioranza. E non lo dico io, ma lo dicono i fatti: il Veneto, tanto per cominciare, è maglia nera per il consumo di suolo e (insieme a tutta la Pianura Padana) per l’inquinamento atmosferico, cosa che peraltro può avere anche una correlazione con la diffusione del Covid-19. L’ambiente per l’attuale maggioranza è qualcosa da sfruttare, vedi alla voce case, capannoni, strade. Dovrebbe, al contrario, essere un tema di grande protezione e valorizzazione, perché il Veneto non è – come recita un celebre slogan – solo “terra di Venezia”. Se due delle nostre città (Venezia e Verona) sono tra le principali vette del turismo italiano, se le Dolomiti sono sì Patrimonio dell’UNESCO ma anche polmone della nostra regione, dobbiamo averne cura. Anche magari avviando progetti in collaborazione con le nostre Università e le nostre imprese, perché è palese che ci sia già della ricerca e voglia di investire in questo settore.»

Facendo un salto indietro alla recenti elezioni regionali qualche mea culpa, però, lo deve fare anche il centro-sinistra, non pensa? 

«La costruzione di un messaggio alternativo, di una identificazione da parte delle persone, è stata probabilmente carente. Bisognava far conoscere di più qual era la alternativa proposta. Abbiamo veicolizzato quali sono i nostri valori democratici, ma poi concretamente, come si è esplicitato tutto questo? Zaia, va riconosciuto, ha una grande capacità comunicativa e basterebbe pensare alla vicenda del citrobacter di Verona, che non lo ha minimamente scalfito a livello di popolarità…» 

Veniamo alla nostra Verona. Quali sono i temi ambientali per l’immediato futuro? 

«Io penso che Verona rimanga una incompiuta. Mi riferisco ai tanti progetti che nel corso degli anni sono stati annunciati, in qualche caso avviati (si pensi al filobus) e mai realizzati. Ora c’è questo progetto del Central Park che sarebbe importante per Verona e la zona in cui verrebbe realizzato. Vedremo nel dettaglio quello che succederà. La verità, in generale, è che viviamo in un passato nostalgico fatto di vino, agricoltura, di un’impresa che fortunatamente funziona da sola e di tante bellezze storico-artistiche. Zanotto, a suo tempo, almeno aveva avuto un’idea innovativa sulla cittadella finanziaria, che però non venne realizzata. Con Tosi avevamo toccato delle vette con la proposta del cimitero verticale. Ma cosa si vuole fare di Verona? Che assurga sempre alle cronache per fatti discutibili, dal recente caso di Saviano al contestato Convegno della Famiglia, dice un po’ della cifra morale o amorale della situazione.»

I cantieri del filobus a Verona

Si, ma rispetto alla mobilità, cosa fare?

«Qui a Verona è sempre, da sempre, tutto in ritardo. Mentre noi discutiamo per anni e anni nel frattempo nelle vicine Brescia e Padova costruiscono delle tranvie di superficie efficienti e moderne. Ma persino a Roma si riesce a fare la metro C, mentre a Firenze in cinque anni hanno completano un altro pezzo di filobus. A Verona i soldi ci sono, ma si è sempre in stallo. O gli altri sono molto più fortunati di noi o c’è qualcosa che non va.»

Per finire, si sta parlando molto, in questi giorni, di una possibile candidatura per il centro-sinistra alle elezioni comunali di Verona del 2022 di Damiano Tommasi. Che ne pensa?

«Penso che tra le candidature di destra e di Tosi – quindi nel complesso ben due candidature di destra – qualcosa di alternativo nel campo del centro-sinistra possa trovare uno spazio e liberare le energie di cui questa città ha estremo bisogno e che potrebbe contagiare molti. Occorre muoversi trovando spirito di squadra e convergenze. Denominatori comuni positivi e propositivi. Scegliendo assieme la persona più adatta è disponibile.»

©️ RIPRODUZIONE RISERVATA