Sabato 8 ottobre, ospitate in Sala Africa dai Missionari Comboniani di vicolo Pozzo e presentate dalla vicepresidente della Commissione Consiliare Servizi Sociali Jessica Cugini, alcune tra le realtà del terzo settore e del volontariato che si occupano di contrasto all’emarginazione si sono confrontate, tra di loro e con le istituzioni presenti al dibattito, per capire quali azioni concrete possano essere messe in campo e per condividerle, proponendo alle istituzioni un percorso di co-progettazione che punta a rafforzare le azioni sin qui implementate per il supporto a situazioni di grave fragilità ed emarginazione socio-lavorativa. Le associazioni che hanno partecipato al dibattito sono Avvocato di Strada, Cestim, Il Samaritano Onlus, Medici per la pace, Croce Rossa Italiana, Comunità dei Giovani, Cooperativa Santa Maddalena di Canossa, Milonga, One Bridge To Idomeni, Ronda della Carità.

Residenza e iscrizione anagrafica, primo elemento di integrazione

Barbara Bonafini (a sinistra) di “Avvocato di strada”

Ed è Barbara Bonafini dell’associazione di volontari “Avvocato di strada” ad inaugurare quello che si rivelerà un dibattito molto vivace, incisivo e (speriamo) costruttivo. “Avvocato di strada” nasce come associazione di avvocati volontari nel 2001 a Bologna e attualmente è presente in 58 città tra le quali Verona, che per numero di volontari è la terza sede più grande in Italia dell’associazione. In modo del tutto gratuito, gli avvocati di strada si occupano della tutela legale di chi vive in situazione di privazione, fragilità ed emarginazione sociale. Per Bonafini, la residenza e l’iscrizione anagrafica sono il primo ed imprescindibile elemento di integrazione che identifica un soggetto e il suo legame oggettivo e soggettivo con il territorio.

La residenza costituisce per i senza dimora un elemento di integrazione decisivo, e dal momento in cui spesso chi è senza dimora non riesce ad ottenerla, per una serie di impedimenti burocratici, Bonafini ricorda l’importanza di seguire con le istituzioni la via dell’iscrizione anagrafica presso la via fittizia, propedeutica all’ottenimento della residenza. Iscrizione anagrafica e residenza sono infatti la porta di accesso ad una serie di altri diritti fondamentali come il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto di voto, il diritto ad essere percettori di ammortizzatori sociali.

Bonafini ha inoltre sottolineato l’ottimo rapporto instaurato dall’associazione con l’ufficio Anagrafe del Comune di Verona, con il quale è operativo un tavolo di confronto per i singoli casi che l’associazione si trova ad affrontare. Pertanto, la proposta delle associazioni di istituire un tavolo permanente allargato con il Comune è stata accolta con favore dagli Avvocati di strada, così come la proposta di istituire una cassetta postale gestita dal Comune presso tutte le associazioni che sul territorio si occupano di soggetti senza dimora e con fragilità sociali, che andrà attuata con i fondi del Pnrr.

A questo proposito, Jessica Cugini ha ricordato come anche a Verona esista un mercato illegale per ottenere la residenza, fenomeno borderline che si potrebbe arginare con una maggiore interazione con le istituzioni e le forze dell’ordine.

Casa e inserimento domestico

Elisa Castiglioni della cooperativa sociale Il Samaritano Onlus ha ricordato poi l’importanza del diritto ad avere una casa e della necessità di accompagnare chi viene dalla strada, e si trova ad avere una casa, nel delicato percorso di inserimento domestico, perché anche questo può rappresentare un cambiamento psicologico e materiale che non tutti affrontano con esiti positivi scontati. Riguardo al diritto alla salute, Luisa Andreetta di Medici per la Pace onluss e Silvia Bolzoni per Croce Rossa Italiana hanno chiarito in seguito, nel corso del dibattito, che è anche interesse della comunità che tutti ne godano. La profilassi delle malattie infettive per esempio, uno dei pilastri su cui si regge l’attività di Medici per la pace, è di fondamentale importanza per contenere a livello territoriale il rischio che alcune malattie infettive possano diventare un problema più diffuso. E’ un servizio di prossimità, perché sono i medici che vanno dove le persone senza dimora trovano alcuni servizi necessari: mense dei poveri e centri di servizi diurni per chi soffre una condizione di emarginazione. Così come fondamentale è il database di Medici per la pace sulle persone senza dimora, che contiene dati più aggiornati di quelli rilevati da Istat e che risalgono al 2014. Silvia Bolzoni di Croce Rossa Italiana ha inoltre ricordato che l’emergenza sociale, negli ultimi anni, si è acutizzata anche per chi non vive ancora sulla strada, ma corre il rischio reale e incombente di finirci.

E si tratta di cittadini stranieri così come di residenti italiani, persone che fino a quel momento non si erano mai trovate in condizioni di dover chiedere aiuto a vari livelli, ma che con la pandemia vivono situazioni di fragilità che possono diventare estreme. Nicola Romanelli della cooperativa sociale Milonga, che ha l’obiettivo di creare lavoro per chi vive una situazione di vulnerabilità sociale, personale e lavorativa, ha affrontato anche il tema dell’accoglienza residenziale di queste persone, in particolare persone migranti, e che Romanelli definisce un passaggio fondamentale per un reinserimento efficace nella comunità.

Un’amministrazione vicina alle associazioni

Invitati da Jessica Cugini a prendere la parola gli assessori Michele Bertucco e Jacopo Buffolo, presenti tra il pubblico come auditori, hanno sostanzialmente confermato la volontà della nuova amministrazione di affiancare e sostenere le associazioni che operano sul territorio per le persone senza dimora e con fragilità, ribadendo che la soluzione dei problemi di chi vive per strada è un obiettivo condiviso anche dall’amministrazione cittadina, inclusi coloro che per regolamento non possono accedere ad un dormitorio perché hanno un compagno o una compagna, oppure un animale, condizioni che ad oggi impediscono l’accesso ai dormitori pubblici.

L’Assessore Michele Bertucco durante il suo intervento

Il grido d’allarme della Ronda

Ma l’appello più duro e accorato è stato, inevitabilmente, quello del presidente della Ronda della Carità Alberto Sperotto. L’associazione, che conta quasi 400 volontari e che è stata la promotrice dell’incontro di sabato, è presente sul territorio da 26 anni per portare pasti caldi, coperte, vestiti e per fornire servizi ai senza dimora, e vive ogni notte in prima persona le drammatiche difficoltà di chi non ha una casa. Sperotto si è dichiarato stupito che nel 2022, un diritto fondamentale come quello alla salute debba essere garantito dal volontariato, che di fatto sta tamponando delle falle drammatiche nella fruizione di diritti fondamentali, denunciando l’urgenza di un rafforzamento dei rapporti tra le istituzioni e il mondo del volontariato in questo contesto. E ha ricordato alle istituzioni presenti che ci sono grandi aspettative nei confronti della nuova amministrazione riguardo alle persone più fragili, aspettative che l’amministrazione per prima ha acceso, e che vanno necessariamente tenute in considerazione.

Alberto Sperotto, Ronda della Carità

Il terzo settore che, a vario titolo, si occupa a Verona di persone senza dimora chiede in sostanza la promozione e lo sviluppo di nuove soluzioni residenziali, la nascita di centri diurni e il progressivo abbandono del sistema basato sui dormitori notturni, il rafforzamento della relazione tra le istituzioni e la costituzione di un tavolo permanente con Prefettura, Questura, Comune di Verona e realtà del Terzo Settore per i migranti senza dimora. L’augurio è che il dibattito di sabato sia il primo passo di un cammino che porti Verona ad un approccio diverso, più inclusivo ed efficace, nei confronti di chi vive per strada, spesso per necessità e non per scelta.

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