Il rapporto di Legambiente  sull’Ecosistema Urbano italiano elaborato in collaborazione con Ambiente Italia spa e il “Sole 24ore” ha classificato 104 capoluoghi di provincia secondo sei principali componenti ambientali: energia, acque, aria, rifiuti, mobilità, ambiente urbano,  utilizzando i dati ufficiali pubblicati da Istat, Aci e Ispra. Le valutazioni non sono discrezionali ma si basano quindi su numeri.

Legambiente, indicando le migliori esperienze disponibili, pensa di fornire  uno strumento utile alle amministrazioni pubbliche per indirizzare la loro azione di governo  ma anche ai cittadini per verificare l’efficacia delle iniziative intraprese dai loro rappresentanti.

Verona quest’anno è stata retrocessa di tre posizioni fino alla70esima, con un punteggio di 48,7 su cento: molto basso in confronto con città di dimensioni e complessità simili come Bologna 16esima, Venezia 27esima, Firenze 24esima, Milano 29esima, Bergamo 30esima.

Dopo aver sentito l’assessora con delega all’ambiente Ilaria Segala, abbiamo raggiunto la presidente di Legambiente Verona Chiara Martinelli.

Chiara Martinelli

La prima domanda sorge spontanea.  Qual è stato il suo sentimento prevalente dopo la lettura del rapporto della sua associazione? E soprattutto qual è stata la sua prima riflessione?

«Ci si poteva aspettare tale risultato, nessuna sorpresa. I dati elaborati provengono da diverse fonti tra le quali, ACI, Comune, ISTAT, ARPAV , ISPRA che, ricordiamolo, fanno riferimento al 2019. Su tutti i temi ambientali presi in considerazione le politiche sono piuttosto ferme per quello che riguarda gli investimenti e l’attuazione. La città sconta una inerzia che perdura da più di un decennio.»

L’assessora Ilaria Segala su questo giornale si è dichiarata in disaccordo con il comunicato stampa di accompagnamento al rapporto dove lei ha sostenuto che Verona si caratterizza «per una sostanziale immobilità generale che imperversa da anni». Vuole spiegare meglio il suo pensiero?

«Prendiamo in considerazione i dati di Ecosistema Urbano del 2010 e rapportiamoli a quelli del 2019; abbiamo due amministrazioni diverse che hanno governato la città, ma vediamo che sostanzialmente le politiche e gli investimenti sono fermi. Nelle macro categorie prese in esame ci accorgiamo che i numeri sono tendenzialmente stabili con qualche lieve oscillazione. Migliora lievemente la qualità dell’aria a livello nazionale e quindi anche a Verona, in particolare per quello che riguarda l’N02; sulle perdite di rete delle acque nel 2010 avevamo un dato del 27%, che nel 2019 sale al 33,7%, per la depurazione perdiamo 2 punti percentuali. La raccolta differenziata passa dal 50% del 2010 al 48,3 del 2019, anche in questo caso con oscillazioni che non superano mail il 50%; Le isole pedonali disponibili per abitante rimangono stabili allo 0,16 mq, le auto pro capite passano dalle 60 alle 64; aumentano di 2 punti le ciclabili e di un punto i km/vettura per abitante per quello che riguarda il TPL. Con immobilità si intende questo, non ci sono evidenti sensibili miglioramenti dati da investimenti importanti come avviene in altre città del Centro-Nord Italia.»

Il rapporto di Legambiente è ricco di dati, di riflessioni e, nella ricerca delle best practices sui diversi temi ambientali, di confronti, anche con città europee. Ha avuto occasione di presentarlo all’amministrazione comunale? Che riscontro ha avuto?

«Non abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente, il dossier è comunque consultabile liberamente e la nostra associazione è sempre disponibile al dialogo.»

Nello specifico. Secondo Legambiente Verona, quali sono gli aspetti ambientali che necessitano di maggiore attenzione nella nostra città?

«Trasporti, rifiuti. Penso che la città abbia assoluta necessità di cambiare rotta per quello che riguarda la mobilità. Il trasporto pubblico locale è fermo da anni, l’infrastruttura ciclabile deve essere ricucita per permettere di utilizzare la bicicletta in modo sicuro, soprattutto per chi arriva dalle periferie. il PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile) presentato di recente dal Comune è lo strumento che permette di andare in questa direzione progettando una mobilità alternativa all’auto privata. Siamo perciò felici che questa amministrazione lo stia adottando. Proprio grazie al PUMS lavorando sul TPL (Trasporto Pubblico Locale) e sul passaggio dalla mobilità privata alla mobilità sostenibile si può andare ad agire su parametri qualitativi tra i quali riduzione dell’inquinamento e incidentalità. Leggendo i dati del  PUMS però notiamo un incremento dell’uso del TPL al 2030 del 2% e della bici dal 5%al 12,3%. Speriamo ci siano ancora margini di miglioramento.»

Differenziare bene i rifiuti cittadini è il primo passo per attuare una economia circolare. La raccolta differenziata a Verona è da anni intorno al 50% quando gli obblighi di legge la vorrebbero al 65% e Treviso realizza un 87%, dimostra l’esistenza a Verona di un deficit strutturale. Cosa ne pensa?

«Anche qui si tratta di investire e di rivedere la politica di gestione dei rifiuti della città. Ormai sappiamo dalle esperienze virtuose del Veneto e di altre grandi città italiane, che la strada giusta per aumentare sensibilmente le percentuali di RD è l’attuazione della raccolta porta a porta. A Treviso siamo all’ 87%, ma anche una metropoli come Milano che ha investito nel porta a porta negli ultimi anni è arrivata al 61% nel 2019, scalando le classifiche in pochi anni. Accanto alla raccolta porta a porta bisogna passare alla tariffa puntuale, meno rifiuto secco produco, meno pagherò il servizio di raccolta. L’aspetto economico è fondamentale per incentivare la cittadinanza a differenziare correttamente.»

Aria inquinata Smog, PM10 sistematicamente sopra i limiti. Visto il livello di rischio per la salute, ritiene adeguata l’azione dell’assessora all’ambiente?

«Il Pm 10 nel rapporto EU viene misurato nella sua media annuale di concentrazione, che per il 2019 è risultato essere a Verona di 31,5 mg/mq d’aria. Sotto i limiti dei 40 mg richiesti dalla legge, ma sopra al limite soglia individuato dall’OMS di 20 mg/mq, per la tutela della salute umana. Se è vero che su scala regionale le emissioni di polveri primarie dipendono molto dal riscaldamento domestico, soprattutto a biomassa, il contributo dominante sul peso totale delle polveri in atmosfera è dato dalle polveri di origine secondaria, cioè quelle che si formano dalla reazione tra composti chimici che dipendono principalmente da traffico e agricoltura. Dai dati di ARPAV elaborati da Legambiente Veneto nel rapporto “Mal’aria 2020” vediamo come nell’agglomerato veronese (che comprende quindi altri comuni di cintura) le emissioni arrivino da traffico e agricoltura. Chiaramente parlando di Verona si potrà riportare il dato prevalente al traffico. Partendo da questo dato, viene da rimarcare ancora più pesantemente quanto sia indispensabile valorizzare l’uso del trasporto pubblico rispetto a quello privato. Ma quali sono le pratiche messe in atto dal Comune? Annualmente vengono fatte svariate deroghe al piano di bacino padano a cui anche il Veneto aderisce  (ne contiamo più di 20 ogni anno) solo per quello che riguarda i blocchi delle auto, limitando di fatto l’effetto dei provvedimenti già insufficienti. Le aperture della ZTL in periodo natalizio, i pochi controlli alle auto in circolazione, la possibilità di accensione di roghi per le feste dell’Epifania. A parziale discolpa dell’amministrazione è da rilevare una gestione non sempre ottimale del tavolo di coordinamento regionale.»

La sua associazione si sente colpita quando l’assessora dice: «Purtroppo, noto con amarezza che la cattiva abitudine di polemizzare non passa mai di moda, criticando le cose non fatte invece di concentrarsi e apprezzare quelle realizzate e gli sforzi per portarle a compimento»?

«È inopportuno considerare che molte realtà urbane vantano una situazione migliore di Verona? Porre una riflessione su cosa non funziona può essere utile ad un miglioramento della città, ma può anche essere inutile, se recepita unicamente come una polemica sterile. Per noi non è una cattiva abitudine analizzare un dato negativo; speriamo che non lo diventi ignorarlo.»

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