Solitamente quando si pensa a qualcuno che ha intrapreso un percorso psicologico o psicoterapeutico le prime immagini che vengono alla mente sono quelle di una stanza nella quale un solo paziente è seduto su una poltrona o un lettino e parla di sé al terapeuta. Esistono, però, altre forme di terapia che possono efficacemente contribuire al benessere della persona e nelle quali più persone possono aiutarsi reciprocamente sotto la regia di un professionista che conduce e facilita la comunicazione: si tratta della terapia di gruppo. Ma cosa differenzia questo approccio dagli altri? E quali sono le specificità che lo rendono unico nella sua efficacia?

Innanzitutto, esistono diverse tipologie di terapia di gruppo. Alcune si focalizzano su un tema comune e condiviso tra i partecipanti come nel caso dei gruppi di mutuo aiuto, delle associazioni per alcolisti, o dei centri per persone vittime di violenza, che hanno subito lutti o veterani che soffrono di disturbo post-traumatico, etc. In questi casi, la partecipazione stessa al gruppo significa compiere il primo difficilissimo passo di riconoscere e dare un nome specifico alla propria sofferenza.

Altri gruppi sono invece più eterogenei e non c’è un tema specifico che accomuna i partecipanti. In questo caso il focus primario della terapia sono le relazioni interpersonali dei singoli membri. Il gruppo diventa un microcosmo nel quale le persone mettono in gioco con gli altri partecipanti le stesse dinamiche relazionali che adottano nel loro quotidiano e, in un clima di condivisione e accettazione, possono vedersi ed essere viste. Questi gruppi sono quindi indicati per chi vive problemi nella sfera relazionale, sia essa quella lavorativa, sociale, familiare etc.

Ma cosa li rende efficaci? Nel suo famoso libro Teoria e Pratica della Psicoterapia di Gruppo, Irvin Yalom, uno dei più rinomati psicoterapeuti contemporanei, individua 11 principali fattori che contribuiscono al positivo effetto dei gruppi terapeutici:

  1. infusione di speranza: è forse il fattore più importante in quanto sostiene tutti gli altri instillando ottimismo nella possibilità di far fronte alle difficoltà ed è costantemente rinnovato e alimentato dal reciproco incoraggiamento dei partecipanti;
  2. universalità: All’interno del gruppo si può capire di non essere da soli nella propria sofferenza e che ci sono altre persone che, nella stessa situazione, sono disposte a sostenersi a vicenda accettando l’uno la storia dell’altro senza giudizio o vergogna;
  3. informazione: all’interno del gruppo è possibile ricevere nozioni dal terapeuta, ma sono altrettanto importanti i consigli e i suggerimenti offerti dagli altri membri del gruppo che, così facendo, dimostrano implicitamente il reciproco interesse e sostegno;
  4. altruismo: all’interno del gruppo si creano le condizioni per scoprire di essere utile e importante per qualcuno e ciò favorisce la fiducia in se stessi e permette di rinforzare l’autostima;
  5. ricapitolazione collettiva del gruppo primario familiare: il gruppo diviene il luogo in cui si manifestano le modalità relazionali che il singolo ha acquisito nel contesto familiare durante l’infanzia e, in un clima che funge anche da “famiglia sostitutiva” dei membri, queste ultime possono essere osservate, valutate e modificate;
  6. socializzazione: la partecipazione a un gruppo terapeutico, grazie al feedback immediato degli altri membri, permette ai pazienti di sperimentare, sviluppare, rendere più efficaci e consapevoli le capacità di stare in relazione;
  7. comportamento imitativo: Il gruppo nel suo insieme, terapeuta compreso, può fungere da modello per il paziente che può apprendere nuovi modi di relazionarsi o gestire i propri problemi;
  8. apprendimento interpersonale: permettendo una comunicazione aperta e sincera i membri del gruppo possono mettere a confronto le proprie convinzioni con quelle degli altri diventando consapevoli di dinamiche interpersonali che sarebbero altrimenti inconsce;
  9. coesione: quando c’è un forte senso di appartenenza la persona è più ricettiva al modificare il proprio comportamento o i propri pensieri sulla base dei feedback degli altri;
  10. catarsi: la possibilità di rivelare fatti intimi e personali, così come la libertà di esprimere i propri sentimenti sia positivi che negativi in un clima di accoglienza ed accettazione, permette alla persona di liberarsi del peso di emozioni e pensieri che in precedenza faticava a esprimere ad altri o ammettere a se stesso;
  11. fattori esistenziali: La vita ci mette spesso di fronte a questioni connaturate alla condizione umana che richiedono di essere comprese e vissute. Con un supporto reciproco è possibile affrontarle meglio senza fuggire, negarle o sentirsi paralizzati grazie a tutti i fattori sopra elencati.

In conclusione, la terapia di gruppo rappresenta un’opzione terapeutica potente e versatile, capace di offrire un supporto unico e complementare alla terapia individuale. La dimensione collettiva del lavoro terapeutico permette ai partecipanti di sentirsi meno isolati nelle proprie problematiche, di imparare dagli altri e di sviluppare competenze sociali e interpersonali in un contesto sicuro e supportivo. In questo modo, la terapia di gruppo può diventare un potente strumento di trasformazione personale, promuovendo la crescita individuale attraverso la forza del gruppo.

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