Il marchio Fairtrade ormai è un simbolo conosciuto più o meno da tutti. Se all’inizio lo si vedeva solo in alcuni negozi alternativi, dedicati esclusivamente al commercio etnico ed equo e solidale, ora il cerchietto verde e celeste lo si può incontrare in qualsiasi normalissimo supermercato.

Fairtrade è un’organizzazione internazionale che si occupa di migliorare le condizioni dei produttori agricoli dei Paesi in via di sviluppo. Il suo marchio serve a certificare prodotti che provengono da filiere garantite, ovvero che rispettano i diritti dei lavoratori coinvolti e l’ambiente.

Fin dalla sua nascita Fairtrade per esempio ha spinto per l’adozione di un prezzo minimo che non scenda mai al di sotto del prezzo di mercato e non dipenda dalle speculazioni in borsa.

Mercoledì 25 gennaio proprio a Padova, Fairtrade Italia ha lanciato la Nuova Mappa globale sui rischi di violazione dei diritti umani e dell’ambiente.

Che mondo costruiamo quando facciamo la spesa?

La nuova Mappa è interattiva, di facile utilizzo e rivolta a tutti coloro che vogliono saperne di più sui prodotti che acquistano.

Non solo. Si può anche consultare dal punto di vista della provenienza, andando per esempio a vedere in quella determinata nazione, a che punto siamo con il rispetto dei principali diritti umani e dell’ambiente.

Foto di Gemma Stp, unsplash.com

Negli ultimi anni, infatti, le criticità sono aumentate a livello globale. In particolare Fairtrade Italia segnala che al mondo un lavoratore su cinque vive in povertà; la produzione agricola è responsabile del 70 per cento dei prelievi di acqua dolce nel pianeta e il lavoro minorile sta aumentando.

Nel comunicato stampa Fairtrade Italia sottolinea che “la mappa dei rischi servirà a facilitare un dialogo trasparente tra gli attori delle filiere e aiuterà le aziende a costruire risposte efficaci per affrontare i rischi maggiori, evitando ulteriori danni alle comunità agricole e al pianeta”.

La nuova Mappa infatti ha l’obiettivo non solo si informare i consumatori, ma anche di mettere sempre più in rete le aziende attive nella filiera.

Curiosiamo insieme nella Mappa: Italia e Uva secondo Fairtrade

Abbiamo provato la nuova Mappa, andando a esplorare un paese ed un prodotto.

Come Paese abbiamo scelto l’Italia e abbiamo scoperto che la nostra terra ha tre criticità principali: discriminazione, cambiamento climatico e acqua e biodiversità. Premendo il tasto verde “Valutazione del Rischio”, si può leggere cosa significano questi indicatori, accedendo a tutta una serie di indicatori e tabelle molto interessanti.

Foto di Jeff Siepman, unsplash.com

Un esempio: la criticità relativa ad Acqua e Biodiversità è inerente allo stress idrogeologico e si scopre che il 19% della popolazione italiana non ha sufficiente accesso all’acqua.

Siamo poi andati a scegliere tra i prodotti presenti. Al momento ci sono sono alcune merci della filiera, ma nei prossimi mesi ne verranno aggiunti altri, ci tiene a specificare Fairtrade. Tralasciando i soliti caffè, te, cacao e banane, che sono i prodotti da cui è partito tutto il lavoro del commercio equo e solidale, abbiamo optato per l’uva da vino.

Nella mappa si legge che l’Europa domina la scena del vino sia nella produzione che nel consumo, ma una quota sempre più crescente arriva dall’emisfero australe. Se l’Italia rimane la prima produttrice al mondo, con il suo 19,3%, l’Australia è arrivata al 5,5% andando ad occupare il quinto posto.

Sono sei le criticità legate a questo tipo di produzione: Salario, Reddito, Acqua e Biodiversità, Cambiamento climatico, Libertà di contrattazione e Condizioni di lavoro.

Abbiamo quindi esplorato, per verificare il dato sullo stress idrico in Italia, il tema dell’acqua scoprendo che per produrre un singolo bicchiere di vino servono mediamente 110 litri di acqua.

Vale a dire: proprio in Italia dove l’utilizzo dell’acqua ha raggiunto livelli critici, la principale coltivazione è quella dell’uva da vino che aggrava ulteriormente questa situazione.

Il logo di Fairtrdae Italia

È proprio per questo che Fairtrade incoraggia le aziende ad informarsi sui rischi e ad usare lo strumento come un’opportunità per rendere le filiere globali più sostenibili. L’impegno deve essere necessariamente collettivo: di aziende, agricoltori, lavoratori, governi e società civile per poterli affrontare nel lungo periodo e non andare avanti tamponando di qua e di là, mantenendo di fatto una situazione che non ha punto di ritorno.

Fairtrade Italia è nata nel 1994 ed ha sede a Padova. Si occupa di moltissimi progetti che vanno dalla formazione ai temi del commercio equo fino al contrasto effettivo del lavoro irregolare e le pratiche di sfruttamento nel lavoro agricolo. Nel 2020 per esempio è diventata partner del progetto SIPLA SUD (Sistema Integrato Protezione Lavoratori Agricoli).

© RIPRODUZIONE RISERVATA