Il turismo ha bisogno di un diverso approccio. Così la ristorazione. Si tratta di affermazioni logiche, quasi scontate dato che il Covid-19 ci costringe a cambiare. E, certo, non sarà un vaccino a farci tornare al consumismo e ai giorni del turismo di massa o della ristorazione simil-fast food.

Una chiara indicazione di come lavorare, in modo nuovo ed efficace, nel turismo e nella ristorazione ci viene dal caso di Briatore, del Billionaire e dei lavoratori del settore che sono stati contagiati anche in altri locali.

Non voglio qui entrare nel merito delle polemiche su Flavio Briatore, che è un imprenditore e come tale merita rispetto. Con Briatore si può condividere il gusto e l’interesse con il “Luxury”, il turismo del lusso. Ma non è di turismo del lusso che parleremo. Credo sia importante riflettere su quanto ci insegna il “caso Sardegna” – dove c’entra solo in parte il Billionaire – sul fronte della qualità del turismo.

Parliamo di “caso Sardegna” perché è stato il presidente di quella Regione a crearlo, a suo tempo, quando pensava a un “patentino sanitario” per andarci in vacanza. Ora che la situazione si è ribaltata, quell’etichetta resta. Che Christian Solinas lo voglia o meno.

Cosa ci insegna il “caso Sardegna”

Il fatto che, stando ai dati, tanti operatori del turismo abbiano contratto in Sardegna il Covid-19 è significativo. Anche là dove si tratta, per fortuna, di persone asintomatiche.

Non serve l’allarmismo. Basta l’allerta ed è sufficiente applicare le giuste precauzioni, senza drammatizzare, senza terrorizzare e mettendo ogni cosa nella sua giusta luce. Di sicuro c’è che prendersi un virus significa che non si sono si sono messe in pratica quelle regole per evitarlo. Non interessa che si chiami Covid-19 o virus del raffreddore o del mal di piede.

È mio parere che si tratti solo della punta dell’iceberg di un mondo – quello del turismo e della ristorazione – nel quale i diritti sindacali, il diritto alla salute, il diritto alle giuste ore di lavoro sono in molti casi negati.

È già stato fatto riferimento a come vi sia da parte di alcuni imprenditori uno sfruttamento dei lavoratori. Ebbene, si può ritenere che i contagi da Covid-19 fra il personale del mondo del turismo in Sardegna sia la spia della mancanza di rispetto verso quei lavoratori.

Lo scorso 7 luglio, un articolo de “Il Fatto Quotidiano” era così titolato: «Sorrento, la denuncia di 2 stagionali: negli hotel lavoro a tempo pieno ma contratti part-time. Rifiutiamo, meglio disoccupati che sfruttati».

Vi sono stati e vi sono, anche a Verona, lavoratori sfruttati nel turismo e nella ristorazione. Non in tutte le imprese, sia chiaro: in un certo numero. E non è un fenomeno recente né tanto meno legato al Coronavirus. Ricordo una mia studentessa polacca, dodici anni fa, che lavorava in una pizzeria del centro di Verona: 500 euro al mese per una dozzina di ore di lavoro al giorno su sei giorni alla settimana.

turismo - ristorazione - lavoratori sfruttati - articolo Maurizio Corte - Heraldo.it - photo Thomas Vogel

Un cambio di passo nel turismo e nella ristorazione

Se il turismo e la ristorazione vogliono tornare ad alti livelli, non basta che tornino i turisti stranieri. Tanto le masse di villeggianti non ci saranno per molto tempo. Abbiamo bisogno di un turismo di qualità, non del turismo mordi-e-fuggi che non porta ricchezza alcuna.

Turismo e ristorazione possono alzare il livello della qualità, aumentare la redditività delle aziende e remunerare il rischio di impresa come merita, se puntano su alcuni obiettivi:

  • prodotti di qualità, legati al territorio, alle tipicità e a una filiera sostenibile sul piano ambientale e sociale;
  • servizi che vanno incontro alle esigenze dei turisti e dei clienti dei ristoranti;
  • qualità dell’offerta, che passa dalla professionalità di chi vi lavora (formazione, aggiornamento, comunicazione efficace);
  • rispetto dei diritti del lavoro e della dignità umana.

Uno dei miei maestri della comunicazione digitale, esperto anche in giornalismo, Mark Schaefer, che vive nel Tennessee e fa consulenze in tutto il mondo, parla non a caso di Human Centered Marketing.

Il caso del Billionaire, il “caso Sardegna”, il caso Briatore e il Covid-19 fra i lavoratori del turismo e della ristorazione ci dicono che solo un “turismo centrato sulla persona”, solo un turismo e una ristorazione “dal volto umano” possono risultare vincenti. E rendere le imprese redditizie per chi vi lavora e, certo, per gli imprenditori che rischiano e vi hanno dedicato la vita.

(Foto da Unsplash. Thanks to: Henrique Felix, Shangyou Shi, Thomas Vogel)