La “Variante 23” fa tirare un respiro di sollievo a chi, perplesso dalle politiche urbanistiche ed ecologiste leoncavalline dell’assessore all’urbanistica, credeva di aver votato il centrodestra per ritrovarsi poi governato da una giunta composta di ex sessantottini ambientalisti in sandali da frate e calze verde pisello con “Il Manifesto” arrotolato nella tasca della giacca. Ora possiamo dire che l’incubo è finito: Verona torna a essere una città fieramente di destra, e come tutte le città di destra, cementifica! Del resto dal “Siempre hasta la revolucion!” al “Siempre hasta la cementification!” il passo è breve. Il sogno coltivato dall’assessore all’urbanistica di un laboratorio politico che potesse fungere da incubatrice a una destra fieramente avversa sia al Gender che alle polveri sottili – una destra i sandali da frate – si è infranto. L’approvazione della Variante 23 ci dice che la destra a Verona continua a indossare fieramente le Stan Smith.

Per inquadrare quanto l’approvazione di questa variante sia una sorta di rivoluzione copernicana per politiche urbanistiche della maggioranza che governa la città, occorre fare un passo indietro e ritornare al crepuscolo dell’Era Tosi, il quale durante suo mandato non fece in tempo ad approvare questo strumento urbanistico che prevedeva 15 nuove aree commerciali. Vennero, poi, le elezioni della primavera del 2017 e con esse tutte le dichiarazioni della maggioranza uscita dalle urne che mettevano in discussione l’idea di sviluppo urbanistico avente come pivot le aree commerciali che aveva caratterizzato l’era Tosi, in favore di uno sviluppo sostenibile della città. Tale idea si pretendeva fosse uscita dal confronto con i cittadini in campagna elettorale e assegnava al ridimensionamento delle aree commerciali una valenza esplicitamente politica. L’assessore all’urbanistica era la principale esponente nell’amministrazione di questa linea di pensiero, che pareva debitrice delle esperienze pianificatorie uscite dai laboratori politici di qualche centro sociale autogestito. Così la variante fu aperta “come una scatoletta di tonno” e ne furono drasticamente ridotte le aree a destinazione d’uso commerciale. Ma, una volta iniziato l’iter della sua approvazione, la “Variante 23” ha subito un autentico assalto alla diligenza, come non se ne vedevano dai tempi dei film western, per far rientrare dalla finestra buona parte delle aree commerciali che erano uscite dalla porta. Per la Giunta Sboarina insomma il commerciale torna a essere “cool”, tranne che all’Arsenale. Li non andava mica bene… chissà perché…

Tra le varie aree commerciali che sono state inserite nella variante, una ha fatto particolare rumore: quella che si trova in Via Sogare, attualmente utilizzata come deposito di camion, di proprietà della famiglia del parlamentare della repubblica Paolo Paternoster, già presidente di AGSM nell’era Tosi e segretario provinciale della Lega.

Sulla scheda norma a essa relativa, la n° 416 dell’ATO 3, fu presentata a suo tempo un’osservazione per richiedere che la sua Superficie Utile Lorda (SUL) pari a 3.800 mq complessivi venisse ridistribuita in 2.600 mq a destinazione d’uso residenziale e 1.200 a destinazione d’uso commerciale, praticamente una «media struttura di vendita», come definisce la normativa regionale quelle strutture commerciali la cui superficie è compresa tra i 251 e i 2500 mq. A tale osservazione gli uffici tecnici del Comune avevano dato parere negativo, essendo esaurita nell’ATO 3 la superficie a destinazione commerciale, come riportato dalla relazione tecnica allegata alla Variante. Infatti l’area ovest della città è già satura di strutture di vendita di ogni dimensione, visto che solamente sul vicino Corso Milano vi sono due supermercati e non mancano i discount di media dimensione. Per rimettere in pista la scheda norma è stato necessario che il presidente della commissione urbanistica comunale presentasse un emendamento avente fine di accogliere le richieste dei promotori «per meglio integrare le funzioni della scheda rispetto alle esigenze del quartiere». Quali siano tali esigenze del quartiere non è dato sapere.

Una veduta di Corso Milano

Successivamente al tempestoso consiglio in cui è iniziato l’iter di approvazione della variante, l’assessore all’urbanistica si è prodotta in una surreale dichiarazione al giornale mainstream cittadino, nella quale, per difendere la rivoluzione copernicana nella politica urbana cittadina rappresentata dal ritorno in auge degli spazi commerciali, riguardo all’area di Via Sogare dichiarava con candore che un discount è sicuramente meglio di un’area a deposito di camion. Forse all’assessore sfugge che un supermercato nella zona esiste già, a una distanza in linea d’aria dall’area in questione di circa 370 metri. E questo pone seri interrogativi su quali siano le «esigenze del quartiere» alle quali faceva riferimento l’emendamento presentato per resuscitare la proposta. La dichiarazione dell’assessore, però, ha il merito di dare un importante suggerimento ai cittadini veronesi che intendessero valorizzare le loro proprietà fondiarie. Basta metterci sopra un po’ di container prefabbricati, dei copertoni e magari qualche carcassa di automobile e ci sarà di sicuro qualche amministratore che per riqualificare l’area la trasformerà in commerciale, specie se il suo proprietario è parlamentare della Repubblica di un partito della maggioranza cittadina.

Tuttavia non esistono rivoluzioni copernicane che non abbiano conseguenze. L’assessore all’urbanistica risulta di fatto commissariato, visto che la sua politica è stata sonoramente smentita dai membri della sua stessa maggioranza. Il sindaco che la ha nominata fino a ora è stato silente, per cui è difficile riuscire a decifrare quali potrebbero essere le sue reazioni a una così clamorosa sfiducia manifestata dalla sua maggioranza nei riguardi di un suo assessore.

Infine, sarà interessante capire con quali argomenti questa amministrazione approverà le aree commerciali che faranno da contorno al progetto di finanza per il nuovo stadio, dato che come le relazioni ufficiali ci dicono, l’area commerciale per l’ATO 3 è esaurita. Ovviamente “salvo intese”, a quanto pare. Il consigliere comunale Federico Benini, che è molto attivo nel quartiere, interpellato in merito si chiede se «l’imprenditore messicano, che ha promosso l’operazione, sia consapevole che la stessa maggioranza che vuole lo stadio nuovo ha appena votato per un’area commerciale che fa concorrenza a quella prevista all’interno dell’Arena Stadium posta a circa 40 metri da quest’ultima? Forse bisognerà dirglielo, magari è la volta buona che tramonterà il progetto».