Eterna Vintage, tra sostenibilità e ricerca
Il progetto di Kevin Tomaselli e Federico Faccioli rappresenta una vera e propria idea di concept legata al mondo dell'abbigliamento.

Il progetto di Kevin Tomaselli e Federico Faccioli rappresenta una vera e propria idea di concept legata al mondo dell'abbigliamento.

L’8 marzo 2024, un anno e mezzo fa, in via XX Settembre è stato inaugurato il negozio d’abbigliamento Eterna Vintage. Si tratta di un progetto che va ben oltre la semplice vendita di capi vintage accuratamente selezionati: rappresenta infatti un vero e proprio concept che incarna l’identità e la filosofia di chi lo ha creato e lo porta avanti con passione.
Per approfondire questa realtà e conoscere meglio le idee che la animano, abbiamo intervistato i fondatori, Kevin Tomaselli e Federico Faccioli.
Innanzitutto, da dove nasce Eterna Vintage?
Kevin: «Tutto quello che riguarda il progetto Eterna Vintage è stato maturato prima. Post pandemia abbiamo ragionato sul settore in cui lavoriamo, ovvero quello dell’abbigliamento, e ci siamo avvicinati al mondo della sostenibilità legata ad esso. Questo significa dare un valore intrinseco al capo che scegliamo per capire dove è stato prodotto, con che materiale e a che consumo è destinato. Da questa idea abbiamo creato il progetto Ciao Market iniziando a organizzare eventi in Porta Palio».
Come una fiera?
K: «No. Ciao Market è un’associazione culturale con cui noi facciamo eventi sulla sostenibilità nel mondo dell’abbigliamento. Il nostro evento principale è composto da una parte talk in cui invitiamo ospiti, come è stato per il brand di Freitag, e poi dei workshop dove si mettono in pratica le considerazioni fatte durante l’evento.

Ciao Market è, dunque, costituito da una parte di vendita in cui vengono ospitati vari artigiani, più la parte vintage, i talk e i workshop. Un evento con musica, cibo e drink sempre però legati al concetto di sostenibilità. Perciò anche il cibo, per esempio, aveva una determinata provenienza per creare un ambiente in grado di veicolare la nostra realtà a 360 gradi».
Federico: «Avere dell’abbigliamento vintage all’interno di un evento come Ciao Market rappresentava la manifestazione più grande di circolarità».
K: «Come Ciao Market abbiamo da poco sviluppato un calcolatore che ti permette di capire quanto è l’impatto ambientale di un capo d’abbigliamento. Un modo per rendersi conto della sostenibilità data dall’acquisto di abbigliamento vintage».
Poi da tutto questo è partito il progetto Eterna Vintage.
K: «Noi avevamo già la passione per il concetto del vintage e per il suo essere circolare. Per sua natura il vintage dà la possibilità di scoprire capi che hanno già avuto una storia e, senza lo spreco nella produzione di un capo di emissioni di C02, si riesce a rimettere in circolo un pezzo di storia. Da questa passione è nato il progetto macro che ci ha portato nel mondo del vintage. Nei due anni di eventi targati Ciao Market, in cui portavamo avanti questa nostra idea, abbiamo deciso di dare uno sfogo più importante a tutto ciò. Volevamo cercare un locale in un luogo che comunque rispecchiasse la cultura vintage e il primo posto a cui abbiamo pensato è stato Veronetta. Sicuramente il leitmotiv di Eterna Vintage riguarda la selezione del capo d’abbigliamento.
Prima ci parlavi di fast fashion e questo fenomeno esiste anche all’interno del mercato in cui ci muoviamo noi. Esiste il vintage comprato a quintali dove all’interno puoi trovare vestiti che non possono avere una seconda vita perché partono poveri già in partenza con la conseguenza che il prezzo di questo fenomeno rimane molto basso e volto al consumismo. Il nostro pensiero è completamente diverso. Noi selezioniamo capo per capo che ci porta a scegliere determinate categorie di abbigliamento come il “militare” o il “workwear” o il “denim”, con relative persone di riferimento. Per esempio guardiamo jeans per jeans su un quintale di merce per arrivare infine a scegliere il capo in linea con l’idea di abbigliamento che vogliamo portare avanti».
Un lavoro mastodontico…
K: «Questo è il motivo per cui abbiamo scelto di dare uno spazio fisico a questa nostra passione al di là di Ciao Market. Sappiamo di avere delle competenze e una enorme passione».
E i tipi di clientela? Al vintage sono più attente le nuove generazioni?

K: «Dipende. Sicuramente la clientela è più giovane, però c’è un gran numero di “vintage lover” di qualsiasi età. Devo dire che manca forse la clientela che va dai 40 ai 50 anni mentre una persona di una certa età si vede più spesso».
F: «Per una questione qualitativa dei capi. Perché un cliente più in là con gli anni sa che nel vintage può trovare una determinata resistenza all’usura mentre un giovane cerca il capo d’abbigliamento che corrisponda a una chicca, un elemento unico che può trovare solo da noi. Magari, inoltre, è più avvezzo sia alla tematica della sostenibilità sia perché acquistare vintage è comunque un modo per risparmiare. È come se fosse un’esplorazione ogni volta».
K: «E sicuramente un buon numero di turisti. Perché in un negozio vintage non troverai mai lo stesso articolo che trovi da un’altra parte. È una selezione dove ognuno fa la propria».
La selezione che fate ha anche una vostra linea stilistica, immagino.
K: «Certo. C’è un nostro gusto che detta la linea del negozio che è sicuramente più spinto verso il mondo military, denim, workwear. Poi, ovviamente, c’è anche altro. Ma queste tre macro categorie sono quelle su cui lavoriamo anche perché queste tre rappresentano una qualità enorme».
E la vostra relazione con il quartiere di Veronetta qual è? Prima accennavate che secondo voi rappresenta l’anima vintage della città…
F: «Noi siamo abitanti di Veronetta e viviamo il quartiere in tutte le sue sfaccettature. Nella nostra comunicazione c’è una rubrica che si chiama “Good neighbors” dove interpelliamo vari esercenti della zona raccontando la loro realtà. L’avvento di tutti i lavori che pesano sul quartiere comunque aiuta ad avvicinarsi e creare una comunità».
Quanto state soffrendo in quanto esercenti i lavori in corso in via XX settembre?
K: «Il disagio è molto alto ma con un fine positivo. Però, ad esempio, una volta passavano tantissimi bus al giorno e ora neanche uno. Questo inevitabilmente influisce sul flusso di persone».
F: «La zona è di passaggio, ma se i bar rimangono chiusi perché hanno un ostruzione davanti, così come i negozi, la vita commerciale si appiattisce inevitabilmente».
E il quartiere sta cambiando secondo voi?
F: «Veronetta è un quartiere che ha ancora le botteghe e, allo stesso tempo, è una zona multietnica e densa di associazioni. Tante attività e locali sono nuovi, i posti sono stati ristrutturati. Però l’anima rimane quella del quartiere. Bisogna adeguarsi di conseguenza e cambiare idea di approccio al mercato. Non basta più aprire il negozio e aspettare che la gente entri, ma fare attività di comunicazione collaterale».

K: «Questo significa investire tempo e denaro. Le attività legate al passaggio devono cambiare mentalità, dare un incentivo in più al cliente.
F: «Chi vive di prossimità con l’avvento del cantiere ne viene inevitabilmente colpito. Le istituzioni storiche però no. Bisogna battagliare e sacrificarsi per quello che si vuole fare. Non è semplice».
K: «Emanuele, che effettivamente è la nostra spalla, e partecipa alla selezione del capo insieme a me è in grado di dirti tutto del capo che sta vendendo».
F: «Il Ciao Market nasce proprio da questo concetto. Se io ti racconto lo sforzo che c’è dietro a una cosa il suo valore aumenta».
Il mercato del vintage comunque è in continua crescita?
K: «Sì e i clienti ci premiano perché altrimenti non saremmo qua a raccontarlo dopo sei mesi di cantiere».
F: «C’è proprio un movimento che sta crescendo è indubbio. Le cose nascono e si coltivano con il tempo e grazie alla contaminazione fra persone. Le cose studiate a tavolino sono fredde, ma non è il nostro caso».
K: «E acquistano una credibilità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
