Museo di Castelvecchio, “cuore pulsante” della cultura veronese
Sotto la guida della Direttrice Francesca Rossi sono tante novità di questo periodo che portano veronesi e turisti a entrare dentro l'ex dimora degli Scaligeri.

Sotto la guida della Direttrice Francesca Rossi sono tante novità di questo periodo che portano veronesi e turisti a entrare dentro l'ex dimora degli Scaligeri.
Il Museo di Castelvecchio si conferma il fulcro della cultura veronese, non solo per le sue preziose collezioni storiche, ma anche per la capacità di narrare con rigore e sensibilità le pagine più complesse del passato. Da circa quattro mesi, le sue sale ospitano una mostra di grande successo, che ha attirato migliaia di visitatori e acceso un vivace dibattito in città: “Fascismo, Resistenza e Libertà”, un’esposizione che ripercorre gli anni cruciali della storia di Verona tra il 1943 e il 1945.
La rassegna, fortemente voluta e sostenuta dalla direttrice Francesca Rossi, rappresenta uno dei momenti più importanti del percorso di rilancio culturale che il museo ha intrapreso negli ultimi anni. Rossi, alla guida dei Musei Civici di Verona, ha saputo coniugare la tutela del patrimonio artistico con una visione moderna del museo come spazio di riflessione civile e partecipazione democratica. Curata da un team interdisciplinare di storici e storici dell’arte, con il supporto di un comitato scientifico internazionale, la mostra racconta gli ultimi due anni della Seconda Guerra Mondiale, segnati dalla caduta del fascismo, dalla nascita della Resistenza e dalla lotta per la libertà.
Un periodo durante il quale anche Verona fu teatro di persecuzioni, deportazioni, atti di eroismo civile e profonde trasformazioni nel tessuto sociale e urbano. La Sala Boggian, che oggi ospita l’esposizione, è essa stessa parte integrante della narrazione. Conosciuta come il Salone della musica e poi sede di eventi drammatici come il Congresso del Partito Fascista Repubblicano, nonché luogo in cui furono processati i gerarchi traditori, fu uno degli ambienti maggiormente colpiti dai bombardamenti alleati. Gravemente danneggiata, è diventata simbolo delle ferite della guerra e della rinascita culturale della città. Il restauro e il riallestimento della sala con le decorazioni di Pino Casarini, realizzati nel dopoguerra, portarono nel 1947 alla celebre mostra Capolavori della pittura veronese, evento che segnò una svolta nella storia espositiva della città e preparò il terreno per l’intervento straordinario di Licisco Magagnato e Carlo Scarpa, da cui nacque l’attuale identità del Museo Civico.
La mostra Fascismo, Resistenza e Libertà riporta in vita e voce quegli anni drammatici attraverso un percorso ricco di fotografie d’epoca e documenti inediti, presentati con linguaggi e tecnologie all’avanguardia. Questa esposizione racconta con forza i momenti di tensione, coraggio e dignità di chi visse quella stagione di resistenza e speranza. Accanto a questa preziosa documentazione, sono esposte alcune opere pittoriche salvate dalla guerra grazie alla “tutela attivata”, come Eliodoro e il sacerdote di Onia di Tiepolo e la Dama delle Ninfee di Rubens.
«È un dovere restituire voce a queste storie», ha affermato la direttrice Francesca Rossi. «Castelvecchio non è soltanto una rocca antica: è un frammento vivo della storia di Verona. Riaprire la Sala Boggian con questa mostra significa riconciliarsi con il passato, comprenderne la complessità e onorare la memoria dei veronesi che hanno lottato per la libertà. Abbiamo coinvolto enti di ricerca, scuole, associazioni partigiane e cittadini, dando vita a un processo collettivo che incarna il senso profondo di un museo partecipato e radicato nella comunità.»
L’affluenza continua a crescere, con oltre 87mila visitatori registrati, tra cui 160 scolaresche. Il grande interesse dimostrato dai giovani conferma, secondo l’assessora Marta Ugolini, la necessità di prolungare la mostra fino al 2 novembre 2025. La direttrice Rossi spiega che l’allestimento di questa esposizione ha creato le condizioni ideali per approfondire non solo il periodo 1938-1940, anni in cui le opere d’arte della provincia di Verona furono messe in sicurezza nelle ville e negli arcovoli murati dell’Arena in previsione della guerra imminente, ma anche gli anni dal 1945 al 1947, che videro la riapertura al pubblico del Museo di Castelvecchio nel dopoguerra e l’inaugurazione di una mostra curata da Avena: “Capolavori della pittura veronese”, che raccolse oltre duecento opere museali provenienti da collezioni e chiese di Verona.
Nel cortile di Castelvecchio, di fronte al Museo Civico, sono ripresi a maggio 2025 gli scavi che hanno riportato alla luce la navata centrale della Chiesa di San Martino in Aquaro. Iniziati nel 2023, gli scavi archeologici si sono trasformati in un autentico “cantiere aperto”, offrendo a cittadini e visitatori l’opportunità di seguire da vicino il lavoro di scavo e la valorizzazione del sito.
Il progetto, coordinato da Luca Fabbri dei Musei Civici e da Fabio Saggioro dell’Università di Verona, ha coinvolto anche diversi studenti delle scuole veronesi, chiamati a partecipare attivamente alla campagna di scavi. L’edificio religioso, documentato dall’VIII al IX secolo, ha continuato a svolgere la propria funzione anche dopo essere stato inglobato nel perimetro difensivo di Castelvecchio, rimanendo in uso fino ai primi anni dell’Ottocento.
Infine, la dottoressa Rossi comunica con grande soddisfazione che, in conformità al regolamento comunale di Verona per la tutela degli animali, recentemente aggiornato il 12 giugno 2025, anche il Museo Civico di Castelvecchio ha introdotto l’accesso facilitato ai percorsi espositivi e agli spazi di accoglienza per gli “amici dell’uomo” accompagnati dai loro proprietari. Questa iniziativa è stata accolta con particolare interesse e apprezzamento dall’Ordine dei Medici Veterinari di Verona, che ha concesso il proprio patrocinio garantendo pieno sostegno.
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