Al via la 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, curata dall’urbanista e architetto Carlo Ratti, con il tema “Intelligenze. Naturale. Artificiale. Collettiva.” Questa edizione si concentra sul dialogo tra natura e tecnologia, utopia e responsabilità sociale, sviluppandosi attraverso padiglioni ed eventi collaterali dentro e fuori i contesti tradizionali della Biennale. Le opere si diramano nei palazzi, tra le calli e i campi di Venezia, trasformando la città in un palcoscenico per un confronto globale, che affronta tematiche contemporanee legate alla sperimentazione, alla cronaca e alla geopolitica.

La Mostra si presenta come un laboratorio in itinere sull’adattamento climatico. Il Presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, ha dichiarato: “Riconosciamo come urgente la ricerca e la possibilità di dare risposte responsabili a ciò che oggi la Terra chiede per farsi Mondo, soprattutto quando il farsi mondo si sgretola.” In questo contesto, Luciano Violante ha sottolineato come la distruzione sistematica di scuole, abitazioni, biblioteche e ospedali rappresenti una forma di “Domicidio e Memoricidio,” cancellando casa e memoria. L’architettura, con spirito critico, offre soluzioni e risposte concrete: da sempre affronta le sfide poste dall’ostilità del clima e, oggi, evolve dalla mitigazione delle emissioni all’adattamento, iniziando proprio da Venezia, città immersa in un mondo acquifero.

Secondo Carlo Ratti, l’architettura deve guidare questo processo con ottimismo, attingendo a tutte le forme di intelligenza — naturale, artificiale e collettiva — e lavorando in sinergia per ripensare l’ambiente naturale e ricostruirlo. L’architettura si rivolge così a più generazioni e discipline, dalle scienze esatte alle arti.

La città che diventa scena

La Mostra coinvolge oltre 750 partecipanti provenienti da 66 nazioni, tra cui quattro nuove presenze: Azerbaigian, Sultanato dell’Oman, Qatar e Togo. Un vasto spazio espositivo diffuso anche nella città di Venezia, dove architetti, filosofi, climatologi, artisti, scrittori e artigiani collaborano per immaginare e progettare luoghi futuri in un laboratorio dinamico. Questo approccio abbandona l’idea tradizionale dell’architetto come unico creatore, favorendo un modello collettivo che integra idee e soluzioni ispirate alla ricerca scientifica.

La Biennale 2025 collabora inoltre con la COP30 delle Nazioni Unite a Belém, il network C40, la Baukultur Alliance di Davos e il Soft Power Club, promuovendo una sinergia internazionale. Carlo Ratti conclude citando un esempio di collaborazione con la Cina, dove robot vengono impiegati come modello per il lavoro manuale del futuro nella costruzione di edifici.

Grande presenza di progetti all’interno degli ampi spazi dell’Arsenale. A causa del restauro del Padiglione Centrale ai Giardini, alcuni eventi sono distribuiti anche nella città lagunare, un laboratorio vivente tra passato e presente. Particolarmente interessante il Padiglione Italia, ospitato alle Tese delle Vergini in Arsenale, su una superficie di 1.200 mq. Il titolo: TERRAE AQUAE. L’Italia e l’Intelligenza del mare. Una riflessione sulla condizione ambientale della penisola circondata dal mare, sul patrimonio marino e costiero italiano, immaginando la “forma del mare” partendo proprio da Venezia. La curatrice della sezione italiana è l’architetta e docente universitaria Guendalina Salimei. Durante tutta la Mostra sarà attivo uno spazio dedicato ai dialoghi con il pubblico, intitolato: Il mare dell’Intelligenza. Dialoghi, con seminari, conferenze, laboratori e workshop.

Il Vaticano e l’etica della riparazione

Nel complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello, in Fondamenta San Gioacchino 450, apre anche il Padiglione del Vaticano, dal titolo Opera Aperta. Qui l’architettura viene concepita sempre più come un atto di responsabilità, orientato alla riparazione più che alla costruzione: la riparazione vista come una pratica radicale, in una logica di trasformazione lenta, in uno spazio percepito come infrastruttura sociale.

Due i progetti speciali realizzati dalla Biennale: Margherissima, ospitato presso la Polveriera Austriaca in via Forte Marghera a Mestre, e il Padiglione delle Arti Applicate, intitolato Architettura Globale. Per il Biennale College sono stati selezionati otto progetti, tra cui quelli di Paesi come la Repubblica Araba Siriana, la Malesia e la Finlandia.

Numerosi gli spazi, gli eventi collaterali e le mostre che si svolgono fuori dagli spazi di Arsenale e Giardini, molti dei quali a ingresso gratuito. Per una panoramica completa, si consiglia di consultare il sito ufficiale della Biennale e riviste specializzate come Artribune.

Riparare, adattare, immaginare

“L’architettura,” sostiene Ratti, “fornisce risposte sociali alle persone, ma deve anche sapersi distaccare dalle pressioni strettamente politiche.” In questa edizione della Biennale, le parole chiave sembrano essere “riparazione” e “adattamento”, unite alle diverse declinazioni dell’intelligenza. Questa tendenza positiva richiama, in qualche modo, un approccio quasi rinascimentale, in contrasto con una contemporaneità spesso dominata da termini come “crisi”, “conflitto”, “divisione” e “mancanza”.

Tuttavia, in questo percorso ricco e significativo, sembra mancare una dimensione di ricerca trascendente, una consapevolezza della finitezza umana e del desiderio di superare sé stessi per scoprire l’altro e, soprattutto, l’Alto. L’architettura ha da sempre la capacità di guardare oltre, come dimostrato da Gaudí con la Sagrada Familia.

(C) RIPRODUZIONE RISERVATA