Martedì 6 febbraio la Provincia di Trento ha fatto eseguire, in tempi record e senza nessuna possibilità di ricorso, la condanna a morte di M90 – Sonny, l’orso colpevole, secondo la Provincia di Trento, di essere troppo confidente, di essersi avvicinato ai centri abitati senza tuttavia fare danni o aggressioni e di aver seguito, ma mai avvicinato, attaccato o ferito, qualche escursionista e, lo scorso 28 gennaio, una coppia di fidanzati in Val di Sole.

Il biasimo anche del ministro Pichetto Fratin

Rintracciare Sonny è stato facile, dato che da settembre era stato identificato e radiocollarato; ucciderlo ancora di più. Ciò che colpisce è la rapidità con cui si sono susseguite le azioni: sono passate pochissime ore dalla firma da parte di Fugatti dell’ordinanza di abbattimento all’uccisione del plantigrado. E questo è il motivo per cui da molte parti si sono alzate voci di biasimo e di condanna, non solo nella compagine delle associazioni animaliste ma anche tra esponenti del Governo e delle associazioni di tutela.


Se Massimo Vetturi, responsabile dell’area animali selvatici della Lega anti vivisezione (Lav) parla di una “vera e propria esecuzione”, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Frattin ribadisce che “la soppressione non può essere l’unica alternativa”

Una escalation in linea con la proposta di legge “ammazza-orsi”

L’ipotesi più accreditata è che essendo già pronti i ricorsi delle associazioni che in passato avevano bloccato l’uccisione dell’orsa JJ4, stavolta il mandato ad uccidere sia arrivato quando l’orso era già nel mirino dei forestali e, avvisato il presidente della Provincia, questo non abbia fatto altro che apporre la firma di condanna a morte.
La vicenda è l’ultima di una drammatica escalation di accanimento deliberato della Provincia nei confronti della popolazione ursina che abita le valli trentine, con il ritrovamento nei mesi scorsi di tre orsi morti inspiegabilmente, ai quali Fugatti stava dando la caccia: Amir-M62, Fiona-F36, Johnny-MJ5, e con l’approvazione, da parte della giunta il 19 gennaio scorso, della proposta del disegno di legge “ammazza-orsi”, che prevede l’uccisione di 4 cuccioli e 4 orsi adulti l’anno.

La valutazione di pericolosità

Nel corso della sola stagione venatoria 2023-24 appena conclusa, la caccia ha causato 12 morti e 56 feriti, minando realmente e considerevolmente la sicurezza della specie umana.

Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti.

Alla luce di questi dati, quale è stata la colpa di Sonny-M90? Sonny era giovane, non aveva ancora tre anni, era confidente e probabilmente amava i cassonetti, quegli stessi cassonetti dall’apertura facile, che la Giunta trentina non ha provveduto a sostituire con quelli anti-orso nonostante i fondi ricevuti dal progetto Life Ursus, le direttive del Pacobace (il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali) e le promesse mai mantenute di posizionamento entro il 2023, che nel maggio dello stesso anno l’assessora all’agricoltura e ambiente Giulia Zanotelli rinviava nuovamente addirittura al 2028.

La Provincia lo riteneva anche pericoloso: si avvicinava all’uomo (In che modo? Seguiva da lontano? Inseguiva?) ma non ha mai attaccato né ferito, elemento decisivo per decretarne un alto grado di pericolosità.

Il ruolo di Ispra

Secondo il Pacobace, dove vengono indicate le categorie di pericolosità, tre sono le possibili opzioni di intervento: cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio; cattura per captivazione permanente; abbattimento.

Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in un comunicato ha ribadito come il suo ruolo sia quello di parere consultivo e come, nella vicenda in esame e alla luce dei dati forniti dalla Provincia di Trento, abbia accertato una pericolosità dell’orso rimandando all’amministrazione provinciale di Trento e ai suoi organi quale dei tre interventi adottare.

Oltre alla contestazione della scelta operata da Fugatti dell’opzione più irreversibile e cruenta, va anche chiarita la comunicazione, più o meno tendenziosa, dei dati di presunta problematicità inviati dalla Provincia ad Ispra, oltre all’analisi dei comportamenti dell’orso ritenuti segnali di inquietudine.

L’accusa di scarsa prevenzione degli incidenti

In una dichiarazione di qualche settimana fa, infatti, Fugatti sosteneva che l’orso era rimasto attivo e pericoloso anche durante i mesi invernali. L’animale probabilmente non era in letargo, come avrebbe dovuto, a causa del cambiamento climatico e delle temperature straordinariamente calde di questo inverno, ma solo in uno stato di ibernazione con risvegli dati dal clima mite per alimentarsi. L’orso inoltre era presumibilmente vicino alla sua tana, dove aveva incrociato alcune persone. Perché la Giunta con un colpo di forza ha deciso la morte di un orso che era monitorato da soli 5 mesi e non aveva mai rappresentato un pericolo per la vita umana?

Come da tempo denunciano le associazioni di tutela e protezione animale, l’insufficienza delle basilari azioni di prevenzione allo scopo di evitare incidenti e favorire una convivenza tra animali ed umani da parte della Provincia trentina rimane una delle cause di questa situazione, in cui ancora una volta a farne le spese sono le specie meno tutelate.
Va ribadito inoltre che secondo la Direttiva Habitat che sancisce la Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, l’orso è una specie soggetta a protezione severa, che è la più alta e che riguarda un animale che è a rischio di estinzione sotto i 60 esemplari.

La manifestazione di protesta

Oggi gli attivisti della campagna StopCasteller hanno indetto una manifestazione nazionale a Trento contro quella che è stata definita una “gestione sanguinosa” dei grandi carnivori in Trentino. Alla protesta hanno aderito Lav, Lac, Lndc Animal Protection, Animal Liberaction, Ribellione Animale e Bearsandothers.

In questi giorni in Terza commissione provinciale si è iniziato a discutere sul disegno di legge numero 11 che vuole una modifica della legge provinciale 9 del 2018, la quale consente l’uccisione di lupi e orsi considerati problematici. Il provvedimento al centro del confronto riguarda il piano di abbattimento che può estendersi fino a 8 orsi all’anno.

A commento, Fugatti ha sottolineato che il ddl ha un’impostazione migliorativa perché prevede che il Governo non potrà impugnare la legge. «Se non cambia l’impostazione culturale fuori dal Trentino non ne usciamo. Chiaro che se ci fosse scritto sessanta esemplari al posto di otto saremmo più contenti». 

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