Ben 270 persone hanno seguito ieri sera all’auditorium di Veronafiere la presentazione del nuovo libro di Paolo Berizzi È gradita la camicia nera. Verona la città laboratorio dell’estrema destra tra l’Italia e l’Europa. Un evento fortemente voluto non solo dall’autore stesso ma anche dalla Cgil e l’Anpi che insieme hanno collaborato per organizzare la presentazione.

«Senza la mobilitazione della Cgil e dell’Anpi questa serata non ci sarebbe mai stata – esordisce Berizzi –. L’indisponibilità delle sale a Verona spiega meglio delle parole il libro stesso che è diventato una preoccupazione di ordine pubblico come era già accaduto tre anni fa. I problemi non vanno messi sotto il tappeto, ma portati a galla, contrastati e se possibile eliminati».

Francesca Tornieri (sul podio) e Andrea Castagna introducono l’incontro (Foto di Osvaldo Arpaia)

Ha partecipato all’incontro anche Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil, il quale ha dialogato con l’autore nel corso della presentazione del libro. L’intera serata è stata moderata dalla giornalista Jessica Cugini e l’evento è stato introdotto da Francesca Tornieri di Cgil Verona e da Andrea Castagna di Anpi Verona.

A differenza del giugno del 2019, quando Paolo Berizzi aveva presentato Nazitalia, questa volta non ci sono state a Veronafiere incursioni da parte dell’estrema destra, ma la partecipazione di un gruppo di persone che crede fermamente nei valori democratici della nostra Repubblica e della nostra Costituzione, nate proprio in contrasto al potere fascista.

Verona infatti, come ha ben ricordato l’autore durante la sua presentazione, è una città democratica, dedita al volontariato, una città che accoglie e non respinge. «Verona è conosciuta e apprezzata per il suo patrimonio culturale e ogni anno ospita ben 3 milioni di turisti – dice Berizzi -. Ma questa Verona resta nell’ombra e ha un problema: il neofascismo.

Le estreme destre in questa città hanno fatto un salto di qualità. I movimenti neofascisti, per quanto siano una minoranza, non sono ai margini, ma al centro del campo e si siedono sui banchi dei consigli comunali e sui gradoni delle curve dello stadio. L’estrema destra ha sdoganato e legittimato questi movimenti che occupano posti di rilievo».

Neofascismo e Lavoro

Berizzi nel suo libro ha messo insieme storie, fatti e dati, sottolineando come il Fascismo, non solo a Verona ma in tutta Italia, non sia mai stato del tutto debellato. Secondo l’autore, alcuni episodi accaduti già 20 e 10 anni fa sono stati dei chiari segnali della presenza di quei gruppi neofascisti che in questo periodo si uniscono ai cortei dei No-Vax contro la Pandemia per creare disordine. Movimenti che oggi, come cento anni fa, agiscono con violenza e prendono d’assalto le istituzioni democratiche, come nel caso della sede della Cgil di Roma, messa a soqquadro lo scorso 9 ottobre.

«I gruppi neofascisti non ci sono solo a Verona, ma esistono in tutta Italia e hanno reti anche internazionali – denuncia Landini -. Sono la ricostruzione di un’idea reazionaria che ha alla base il Fascismo. L’origine possibile della ripresa di questa ideologia va vista nella conformazione del nostro sistema sociale.

La globalizzazione ha svalorizzato i diritti dei lavoratori e ha reso l’occupazione sempre più precaria. I movimenti neofascisti stanno dunque agendo su una situazione di disoccupazione e di aumento della competizione dovuta alle condizioni di lavoro che non permettono alle persone di avere una propria casa e di riuscire ad arrivare alla fine del mese col proprio stipendio».

Landini e Berizzi hanno infatti messo in evidenza come il neofascismo cerchi di insediarsi laddove lo Stato è assente e non interviene. È stato più volte ricordato come già in passato la massa, in una situazione di povertà, disoccupazione e precariato, si sia convinta ad affidare il potere a un unico uomo forte al comando, pronto a risolvere i problemi con la violenza e con l’abolizione della democrazia.

«Bisogna cercare di rimettere al centro la persona, cercando di cambiare questo modello di sviluppo che non funziona – aggiunge Landini – e bisogna combattere questi movimenti unendosi e creando una rete antifascista».

La politica e lo scioglimento dei gruppi neofascisti

Dopo l’assalto alla sede della Cgil il Parlamento aveva in effetti pensato di sciogliere alcuni movimenti come Forza Nuova per contrastare la creazione e l’esistenza di gruppi neofascisti. Ma secondo Berizzi manca la volontà politica di agire.

«Sia i governi di destra che quelli di sinistra in questi anni non hanno mai dato una risposta all’esistenza dei gruppi neofascisti – ribadisce Berizzi – . Manca la volontà politica di sciogliere questi gruppi e di metterli al bando come succede invece in altri paesi d’Europa.

Oggi si dice che i fascisti sono tornati, ma in realtà non sono mai andati via. Le loro azioni sono state sottovalutate e spesso definite folkloristiche e goliardiche e questo atteggiamento ha dato modo a questi movimenti di trovare rappresentanza in alcuni partiti di estrema destra. La prima regola dei fascisti è dire che non esistono e negando la loro presenza gli abbiamo fatto il più grande regalo».

I giovani e la resistenza antifascista

L’autore denuncia inoltre nel suo libro anche la presenza di giovani che aderiscono alle forze neofasciste, permettendo così a questi gruppi di rafforzarsi e di continuare ad accrescere il proprio potere.

L’intervento però dei coordinatori Dennis Turrin dell’Anpi Verona Centro e di Camilla Velotta della Rete Studenti Medi Verona hanno messo in evidenza come un gruppo cospicuo di giovani sia invece attivo sul territorio per cercare di contrastare i movimenti antifascisti.

Berizzi (a sinistra), Cugini al centro e Landini (a destra) – Foto di Osvaldo Arpaia

«La sede dell’Anpi ci racconta una storia che noi non conosciamo come generazione – spiega Velotta – ma che intendiamo fare nostra per salvaguardare le battaglie della democrazia del nostro Paese ed essere vigili all’avanzata dell’estrema destra».  

Berizzi ha più volte ribadito come il fenomeno dei gruppi neofascisti non vada solo guardato con preoccupazione, ma va studiato e capito proprio per cercare di sconfiggerlo.

«Il Covid-19 ha accelerato le patologie e le fragilità della nostra democrazia e lo abbiamo visto con le manifestazioni violente nelle piazze del nostro paese – dice Berizzi -. In questa situazione rischiamo di scivolare nelle mani di chi vuole destrutturare la nostra democrazia. Dobbiamo quindi denunciare le azioni dei gruppi neofascisti e io uso due armi per cercare di combatterli: la penna e la parola».

Foto di copertina di Osvaldo Arpaia

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