È terminata domenica scorsa la quarta edizione del MuraFestival, la manifestazione che dal 2020 porta al Bastione di San Bernardino, in zona San Zeno, musica, teatro, danza, attività sportive di vario genere, dibattiti, visite culturali, attività per bambini e molto, moltissimo altro.

Era, il 2020, l’anno in cui il mondo intero è stato colpito pesantemente dalla pandemia da Covid-19 e l’iniziativa è nata proprio allo scopo – in un periodo in cui la socialità e l’arte erano state messe a durissima prova – di restituire ai veronesi la possibilità di potersi incontrare all’aperto, fra l’altro in una delle zone meno utilizzate e forse anche più belle della nostra città, e vivere insieme momenti di convivialità, cultura e divertimento di vario genere dando, allo stesso tempo, la possibilità di esibirsi a tanti artisti che in quel periodo avevano visto letteralmente azzerate tutte le proprie attività.

Proprio grazie al MuraFestival sono tornati già nel corso di quella faticosa estate ad avere la possibilità di incontrare il proprio pubblico. E così, da una situazione estremamente negativa come quella portata dal virus, si è creata un’importante occasione per l’intera città. Non a caso, da allora, il MuraFestival si è confermato e rinnovato anche negli anni successivi, ben oltre la pandemia che oggi sembra essere, incrociamo ovviamente tutte le dita, un flebile ricordo.

Da quella pioneristica edizione è passato molto tempo e la manifestazione è di fatto cresciuta nei numeri e nella qualità dell’offerta proposta, tanto che l’edizione appena conclusa – anche se in realtà per alcuni aspetti proseguirà ancora fino a settembre – viene considerata dagli organizzatori la più bella di sempre.

«Il MuraFestival è iniziato tre anni fa in un momento particolarmente difficile, ma oggi è diventato un appuntamento fisso per tanti veronesi», ci racconta Alessandra Biti di StudioVentisette, la società di eventi veronese che ne cura la realizzazione. «La nostra è una manifestazione che coinvolge decine e decine di realtà del nostro territorio, realtà che spaziano dall’arte (musica, teatro, danza e molto altro) alle attività ludiche di vario genere. Siamo partiti nella prima edizione con circa 40 realtà e nell’edizione appena conclusa siamo arrivati a ben 76, quasi il doppio. Questo testimonia la crescita costante del MuraFestival, che ha saputo coinvolgere nel tempo un numero sempre maggiore di persone: operatori, artisti, educatori, volontari, sportivi. Nel corso degli anni la gente si è evidentemente affezionata e ha chiesto di poter partecipare a vario titolo, in base alle proprie capacità e competenze».

Fra le tantissime associazioni partecipanti la “parte del leone” la svolgono quelle legate al mondo dello spettacolo e dello sport, ma non manca chi si occupa di scienze, divulgazione o di educazione dei più piccoli. «Nel corso degli anni il MuraFestival ha fatto una cosa incredibile a Verona», sottolinea infatti Biti, «che è quella di creare una rete fra associazioni, il che rappresenta un grossissimo risultato per Verona, una città dove notoriamente non è semplice ottenere alcun tipo di sinergie.»

Alessandro Formenti e Alessandra Biti . Studioventisette

Per partecipare al MuraFestival bisogna fare richiesta proponendo un progetto che viene poi valutato dagli organizzatori. Il progetto dev’essere in linea con lo spirito e le tematiche principali del festival, come la sostenibilità, il benessere fisico e ambientale, la cultura, il riuso creativo, l’educazione per i bambini, etc.

A questo proposito va chiarito che l’articolo 1 dell’atto costitutivo del Mura Festival afferma che la manifestazione “è un bene comune a disposizione di tutta la comunità, fondato sulla convivialità e sul rispetto della persona, dell’ambiente e del benessere, fisico e spirituale“.

«Noi chiediamo alle associazioni di richiedere contributi al pubblico a prezzi politici, di massimo 10 euro, in modo da risultare accessibili alla maggior parte delle persone, ma a dirla tutta c’è anche chi offre la propria prestazione gratuitamente, volendo approfittare della vetrina del Mura per proporre esperienze dimostrative al pubblico», ci racconta Alessandra Biti.

Una proposta variegata

«L’organizzazione in questo senso lascia ampia libertà. Il bello è che grazie a questa apertura possiamo offrire una varietà di proposte davvero unica. Quest’anno, ad esempio, abbiamo iniziato il festival con alcune iniziative organizzate insieme a una scuola cattolica, ma poi abbiamo anche ospitato il VeronaPride, di cui sono molto orgogliosa perché anche la diversità, l’inclusività e i diritti sono tematiche che ci stanno particolarmente a cuore.»

Fra i momenti più importanti dell’edizione di quest’anno senz’altro lo Yoga day, il 21 giugno, che ha visto la partecipazione di oltre 200 persone che hanno potuto fare yoga all’aperto, nel verde, in un ambiente piacevole e suggestivo. Anche quest’anno c’è stato, poi, il tradizionale appuntamento con la pizzica e gli Amici del Salento, che propongono spettacoli, workshop, balli di gruppo e molto altro. A proposito, a livello artistico quest’anno è entrata una nuova organizzazione, Schersito, che ha proposto comedy e stand up con un’animazione di alto livello di grande successo. «Abbiamo avuto dieci comici ogni sera, per otto lunedì di seguito», ci racconta Alessandro Formenti, l’altra anima di StudioVentisette e responsabile di DOC Servizi. «In tutto saranno una quarantina, che si sono alternati sul palco del Mura ogni lunedì proponendo uno spettacolo sempre divertente, per grandi e piccini. Poi il martedì abbiamo avuto il tradizionale appuntamento con i vinili d’autore, il mercoledì abbiamo avuto la rassegna “Gin&Jazz” con la direzione artistica di Nicola Monti, che ha portato a Verona molti artisti da fuori e creato nuove sinergie musicali di grande interesse.»

Il giovedì, poi, è stata la serata dedicata agli storytellers, con cinque appuntamenti di grandissima qualità: Molteni, Cristiano Godano, Andy dei Bluvertigo, Garbo e infine Omar Pedrini (a cui quest’anno è stato assegnato il Premio MuraFestival “quale segno di gratitudine per i 35 anni di carriera e di impegno e dedizione alla scrittura del rock italiano”), sempre con le moderazioni del giornalista Giulio Brusati, si sono raccontati in maniera sincera, approfondita, regalando al pubblico del festival aneddoti spesso inediti e curiosità musicali spesso molto particolari.

«Avremmo voluto coinvolgere l’Università di Verona per cercare di trovare insieme a loro una chiave per avvicinare i giovani, affinché potessero capire anche con un punto di vista accademico quello che è il mondo del management e della musica oggi», spiega ancora Formenti. «Abbiamo comunque permesso ai tanti ragazzi che hanno partecipato alle nostre serate di ascoltare e capire dalla viva voce dei protagonisti quella che è stata la musica italiana degli anni Novanta e dei primi anni Duemila, quando c’era un clima di collaborazione particolarmente proficuo fra le band. Con Godano sono stati fatti, ad esempio, riferimenti alla sua collaborazione addirittura con Nick Cave, con Andy si è parlato dei progetti che i Bluvertigo hanno portato avanti con i Subsonica e via dicendo. Per non parlare degli Afterhours, dei Marlene Kuntz e di tutti quegli artisti che hanno fatto grande la musica rock italiana e underground di quel periodo. Un tempo, d’altronde, funzionava così. Oggi gli artisti un po’ tutti a “compartimenti stagni”, studiati quasi a tavolino per ottenere un successo che spesso risulta poi un po’ effimero.»

Non solo arte

Al di là della proposta artistica, però, la presenza del MuraFestival sui bastioni risulta importante anche per altre ragioni. Innanzitutto perché nel corso degli ultimi quattro anni sono state compiute alcune migliorie alle strutture del parco, ovviamente con l’approvazione preventiva dagli uffici tecnici del Comune di Verona, come gli scavi per i bagni e la stabilizzazione della stradina all’ingresso in ghiaino bianco, per migliorarne l’accessibilità, perfettamente integrato nel contesto del parco. L’AMIA, poi, è stata sollecitata a mettere in sicurezza tutte le piante del bastione e in generale a curare al meglio il verde.

La manifestazione ha avuto, inoltre, il pregio di allontanare dal Bastione San Bernardino le cattive frequentazioni, che inevitabilmente però – nel momento in cui il Mura se ne va – tendono a tornare. «Una cosa che mi ha fatto particolarmente piacere», ci racconta Formenti a riguardo, «è che i giovani spesso rimangono all’interno del bastione anche fino a tarda notte, ben oltre la fine delle nostre attività. Stiamo parlando di ragazzi di 20-25 anni, figli di coloro che oggi hanno 50-55 anni e che magari vengono al Mura a sentire Godano o gli altri artisti della loro generazione. Parlando con alcuni di loro ho scoperto che quando i figli vengono al Murafestival si sentono tranquilli, perché sanno che sono in un ambiente protetto, sano e stimolante.»

La convivenza con il quartiere…

E per quanto riguarda la convivenza con il quartiere? «C’è stato un importante lavoro di fonoimpedenza, con il palco realizzato con il piombo per rientrare nei limiti di decibel consentiti», spiega a tal proposito Formenti. «Abbiamo sempre rispettato gli orari di chiusura dei concerti, con l’accortezza di finire quasi sempre mezz’ora prima del consentito. Abbiamo inoltre sempre scelto di proporre un tipo di musica di un certo tipo, più soft e meno impattante di altre. Questo per disturbare il meno possibile il quartiere che ci ospita.»

Anche per questa ragione le settimane di attività del MuraFestival quest’anno sono state ridotte da 20 (come erano state nelle precedenti edizioni) a solo 10, arrivando così alla chiusura del 30 luglio scorso invece che della consueta chiusura settembrina. «In realtà non abbiamo finito del tutto le attività del MuraFestival, che da qui in poi diventano itineranti», aggiunge, però, Alessandra Biti. «Fino a settembre si terranno, ad esempio, visite guidate di valorizzazione delle mura e alcune escursioni, poi sono già fissati quattro appuntamenti al Bastione delle Maddalene, in zona Porta Vescovo, dedicati alle donne con al centro il tema dell’enpowerment e dell’equilibrio. E poi ci sarà il gran finale, il 23 settembre, in occasione dell’equinozio d’autunno: al Castello di San Felice si terrà il concerto dei Contrada Lorì dal titolo Sogni di Contrada. Un appuntamento da non perdere.»

… e i rapporti con il Comune

I rapporti con le istituzioni, invece, al momento sono ancora da sviluppare. Il MuraFestival ha avuto sicuramente l’appoggio di Elisa LaPaglia, che è stata fra l’altro fra le promotrici, già nel 2020, della manifestazione ed è sempre stata vicino, anche da Assessora, all’iniziativa. Anche l’Assessora alla Cultura Marta Ugolini, negli ultimi tempi, ha partecipato spesso agli eventi del Mura. Per il resto, però, gli organizzatori lamentano una certa assenza da parte del Comune di Verona. «Dovrebbero venire e vedere di cosa si tratta», ci spiegano Formenti e Biti, all’unisono. «Sicuramente potrebbero capire, in quel modo, la serenità che si respira ai bastioni durante le settimane del festival, come e da chi è frequentato, qual è la partecipazione del pubblico, il livello di sicurezza e pulizia, la qualità della proposta artistica e molto altro. Riteniamo che conoscere una realtà importante come questa sia per loro fondamentale. Anche perché così potrebbero anche valutare di sostenerlo, dandoci così un aiuto che per noi risulterebbe di sicuro aiuto. E per alcuni aspetti bisognerebbe migliorare le procedure burocratiche, che spesso impediscono di incrementare ulteriormente la qualità dell’offerta. Inoltre al Comune possono arrivare delle critiche da parte dei cittadini, sicuramente legittime, che però a nostro avviso vanno sempre supportate da dati tecnici e motivazioni valide.

I reclami vanno corredati da perizie tecniche, dove chi denuncia si presenta, esattamente come facciano noi, con i dati sui decibel e quant’altro. Noi abbiamo una perizia che testimonia che siamo in regola, perfettamente dentro i decibel consentiti con i nostri impianti.

E poi il Comune ci potrebbe aiutare nelle relazioni con la Soprintendenza, che ci pone delle fortissime limitazioni. Quello che c’è oggi è il massimo che si può fare. Non si possono al momento utilizzare gonfiabili o altre strutture dedicate ai più piccoli. Non potendo allestire se non casette di legno risulta difficile poter migliorare in futuro l’offerta. Certo, ci sarebbe da chiedersi perché le giostrine si possono mettere all’Arsenale e ad esempio non sui bastioni.

Vorremmo sottolineare che purtroppo non tutti possono andare in vacanza e per chi rimane a Verona il MuraFestival rappresenta per molti uno sfogo incredibile, estremamente economico. Sia chiaro: lo status delle mura va assolutamente preservato, ci mancherebbe, ma si può farlo anche allentando un po’ la morsa delle restrizioni. Anche ad esempio sul food si potrebbe mettere qualcosa di più accessibile invece del solo street food che c’è ora, che risulta inevitabilmente un po’ costoso, soprattutto per chi viene con la famiglia.»

«Pensando al Mura fra dieci anni», conclude Biti, «sarebbe bello un giorno poter utilizzare tutta la cinta muraria, dividendola per settori: sport, musica, attività ludiche, benessere, ovviamente condividendo l’organizzazione anche con altre realtà. A me, in particolare, interesserebbe molto sviluppare la parte dedicata ai più piccoli, perché siamo convinti che le persone vadano coltivate ed educate alla bellezza, all’arte, al benessere fin dalla più tenera età. Mi piacerebbe fare anche qualcosa con gli animali. Quando in passato abbiamo lavorato con i cavalli e gli asini è stato bellissimo e i bambini sono impazziti di gioia.»

Il team del MuraFestival

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