Una collocazione fisicamente eloquente per il tema scelto quest’anno da Grenze – Arsenali fotografici: il Bastione delle Maddalene è l’osservatorio ideale per la periferia, soggetto d’indagine declinato anche al plurale e che anche in questa quarta edizione è espresso in tedesco (Peripherie). Dal baluardo cinquecentesco prossimo a Porta Vescovo lo sguardo si eleva di qualche metro, quanto basta per poter vedere ciò che accade dentro e fuori le mura magistrali di Verona ed è da questo punto di vista che la declinazione internazionale della manifestazione prende ulteriore slancio.

Dopo le edizioni all’Arsenale, è sempre un luogo che porta l’impronta della presenza austriaca in riva all’Adige a dare spazio alla ricerca fotografica contemporanea. Per un mese, fino al 30 settembre, in dieci luoghi della città si dispiega il programma artistico, curato dal critico d’arte Simone Azzoni e dalla fotografa Francesca Marra. Dall’1 al 10 settembre, oltre al Bastione delle Maddalene, si potranno visitare le esposizioni alla Isolo17 Gallery, allo Spazio Arte Pisanello, alla galleria Lo Spazio, mentre a Palazzo Orti Manara Verona Off organizza fino al 30 settembre Per la Tangente, insieme all’installazione interattiva Out of the box di Alessandra Bincoletto.

Il curatore Simone Azzoni accanto all’assessora alla cultura Francesca Briani durante la conferenza stampa di questa mattina.

Un festival elaborato intorno alla ricerca di un fulcro, tra ciò che è lontano, ai margini, differente, perché si ha bisogno di vedere il centro – da quello fisico a quello più interiore – in un modo diverso. L’allenamento allo sguardo proposto dal programma di Grenze 2021 fa i conti anche con quello stato di alienazione dal reale che la pandemia ha acuito, in diverse generazioni e in tessuti sociali tra loro molto distanti (è ciò che il visitatore vede subito nelle aree esterne allestite, grazie al progetto di Covisioni, che ha coinvolto 40 fotografi nel rappresentare la condizione emotiva dell’isolamento e della sospensione), mentre sempre nei giardini Simone Cerio racconta la realtà del quartiere di San Cristoforo, a Catania, in cui le disparità economiche e sociali si affiancano e descrivono destini opposti, distanti solo pochi passi.

Nelle stanze del bastione invece espongono Isacco Emiliani, Joachim Falck-Hansen, Dario Mitidieri, Fabio Moscatelli, Amihradi Shirizadi, Giuliana Traverso e Joey L. Emiliani con Artic visions. No mans land Svalbard, prosegue il suo progetto di ricerca visiva nelle regioni artiche. Dopo Finlandia, Norvegia, Alaska, dove ha indagato la scomparsa progressiva del bianco per i mutamenti climatici e l’evoluzione della presenza antropica, l’ultimo lavoro si svolge nell’arcipelago in cui vivono 2500 abitanti provenienti da 50 nazioni diverse.

Joey L, giovane fotografo sudafricano, con We came from fire racconta la narrazione di un popolo resistente, quello curdo, durante il conflitto in Iraq e Siria e l’opposizione armata all’avanzare degli islamisti radicali. Un racconto visivo che non ha finalità di fotogiornalismo, ma che cerca gli elementi simbolici e identitari attraverso i quali questi combattenti si identificano e resistono alla repressione.

Giuliana Traverso, scomparsa il 15 aprile scorso, è presente con un progetto inedito, Sguardi oltre il centro, rimasto per anni in attesa di stampa. Immagini che paiono “ritratti di luoghi e persone nei quali l’autrice riesce a trovare tratti identificativi e significativi”, scrive nella presentazione Orietta Bay, che oggi ne detiene l’archivio fotografico. Alla mostra si accompagna uno short movie, Io sono qui, diretto da Samuele Mancini e Matteo Garzi, un breve documentario dedicato alla vita e alle opere di Traverso, affresco di una protagonista della fotografia italiana che non ancora gode del riconoscimento che meriterebbe.

Joey L., We came from fire, 2015-2019, in mostra fino al 10 settembre negli spazi del Bastione delle Maddalene per la quarta edizione di Grenze – Arsenali fotografici.

La manifestazione ha anche una vocazione formativa, grazie a due workshop – uno in corso fino al 5 settembre con il fotografo Magnum Nikos Economopoulos sulla street photography, e il secondo dall’11 al 12 con Ernesto Bazan dedicato all’editing, e anche con le letture di portfolio domani mattina da parte di Yvonne De Rosa, Augusto Pieroni e Stefano Mirabella.

La collaborazione con il Comune di Verona si è consolidata anche grazie al prestito da parte del Centro internazionale di fotografia Scavi Scaligeri: la parola “periferia” è stata la guida che ha portato a selezionare alcune immagini: Luigi Veronesi, Mauro Fiorese, Keith Carter, Christopher Morris, Gabriele Basilico, Foto Gorzegno, Mauro Galligani, Walter Mori, i fratelli Bassotto, Frans Lanting, David Doubilet, John Phillips, Pino Dal Gal (in mostra fino al 10 settembre anche a Lo Spazio, in vicolo Borgo Tascherio 1, con Darüber hinaus / InOltre, a cura di Ginevra Gadioli), Francesco Cito, Ron Haviv, Carla Cerati, Berengo Gardin, Gary Knight, James Nachtwey, sono gli autori scelti.

La manifestazione attesta, insomma, che un tessuto sempre più fitto tra partner e collaborazioni, dentro e fuori le mura, si sta formando in una città più aperta e fertile di quanto non sembri. Forse si tratta, appunto, di allenare lo sguardo.

Il programma completo di Peripherie 2021 si trova al link https://www.grenzearsenalifotografici.com/full-program-peripherie.

Leggi anche –> Torna Grenze con la fotografia contemporanea sull’edizione 2020.