La Legge di Bilancio 2023 è stata approvata, in extremis e non senza aver superato molti inciampi. Prima di effettuare un’analisi e di affrontare nello specifico le misure disposte dal Governo guidato da Giorgia Meloni, cerchiamo di capire che caratteristiche e scopi ha tale legge e per quali motivi è sempre più importante nel percorso del nostro Stato. Fino al punto di affermare che oggi rappresenti l’atto politico principale di ogni Esecutivo in carica.

Una legge particolare

La legge di bilancio va approvata ogni anno entro la fine dello stesso. Oltre a declinare le previsioni delle entrate e delle uscite dello Stato per l’anno successivo, identifica e destina le risorse necessarie per conseguire gli obiettivi del Governo. Target che, in larga parte, vengono definiti e concordati con l’Unione Europea, ma che, in ogni caso, rappresentano l’anima politica di un esecutivo. Il testo contiene infine un bilancio previsionale del triennio successivo, che ogni anno si aggiorna sulla base dei risultati conseguiti negli ultimi dodici mesi precedenti.

Italia ed Europa

Appare evidente che la “manovra” (così come viene chiamata in maniera sintetica) nel tempo sia stata fortemente influenzata dal percorso europeista che il nostro Stato ha intrapreso, attraverso il quale sono stati ceduti all’Unione piccoli ambiti di sovranità nazionale a favore di una Governance collegiale tra tutti gli Stati membri. In ambito economico-finanziario, da questo punto di vista, i cambiamenti sono stati molti, specie nell’ultimo ventennio, a tal punto che qualcuno afferma che non esista più una vera e propria politica economica dei singoli governi, ma solo una politica economica dell’Unione Europea.
Questa affermazione è in parte vera e d’altro canto, in un mercato globalizzato con imprese e cittadini che lavorano, vivono e operano senza più frontiere (o quasi), sarebbe del tutto semplicistico affrontare le singole questioni, a partire da quella monetaria, da un osservatorio locale senza ampie visioni.
Rimane però il fatto inequivocabile che, ancora oggi, la Legge di Bilancio è il principale atto di un Governo e su di essa si basano molti dei giudizi dei cittadini su un Esecutivo in carica.

Struttura della legge di bilancio

Ogni Legge di Bilancio può essere ripartita in due ambiti, entrate e uscite.
Le entrate possono essere suddivise concettualmente in cinque sottogruppi: le entrate tributarie, quelle extratributarie, le alienazioni (vendite) dei beni, la riscossione dei crediti, i prestiti. Il problema in questo caso è dato dalle fisiologiche difficoltà previsionali e dalla necessità di non essere troppo ottimisti, pena la scarsa attendibilità della stessa Manovra.
Le uscite invece possono essere ripartite in tre sottogruppi: missioni, programmi e azioni. Le prime rappresentano gli obiettivi che si vogliono conseguire attraverso la spesa pubblica, i secondi rappresentano l’insieme delle spese finalizzate al raggiungimento degli obiettivi delle missioni (aspetto su cui si sofferma molto l’Unione Europea). Le azioni, infine, specificano le finalità di ogni singola spesa.

Con parole semplici, cos’è la manovra?

In altre parole la Manovra raccoglie tutti gli obiettivi di un Governo e definisce quante risorse intende utilizzare per perseguirli, stante la necessità di fare riferimento alla finanza disponibile. Le aziende redigono il budget, le famiglie attente costruiscono qualche calcolo su foglio excel per non avere sorprese a fine mese, mentre gli stati si dedicano alla Legge di Bilancio, un dettagliato contenitore non solo di intendimenti, ma anche della loro fondamentale declinazione in numero. D’altra parte non basta porsi degli obiettivi, gli stessi devono essere perseguibili.

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Legge di Bilancio 2023, scialba e senz’anima

Compreso meglio il significato e le caratteristiche di una Legge di Bilancio, cominciamo a valutare quanto fatto dal Governo italiano.
Innanzitutto, occorre precisare a titolo di premessa che coloro i quali affermavano che votare in autunno presentasse dei problemi hanno ottenuto la ragione dei fatti. La Presidente Giorgia Meloni, infatti, non ha fatto nemmeno a tempo ad insediarsi, a prendere confidenza con la carica affidatale, che ha dovuto confrontarsi con uno dei momenti più complessi di ogni anno di Legislatura, la Legge di Bilancio. Altro che disquisizioni sull’appellativo da assegnarle che ha tenuto occupata l’opinione pubblica nei primi giorni di mandato.

Votare, è vero, era diventato imprescindibile e improcrastinabile. Vuoi per le irrevocabili dimissioni di Mario Draghi, causate dalle pressioni di partiti e movimenti politici ormai quasi tutti pronti alle urne, vuoi per una fisiologica necessità avvertita dall’opinione pubblica di tornare ad un governo politico. Certo, la difficile situazione geopolitica avrebbe consigliato di arrivare all’approvazione della Manovra 2023 in un contesto politico tale da permettere scelte di campo decise e con una visione a lungo raggio, se mai qualcuno volesse assumersi l’onere di farsi avanti in tal senso.
Di tutto quanto auspicato, infatti, non v’è traccia nella Legge di Bilancio 2023.

Mancano idee e ardimento

Da troppo tempo ormai in Italia siamo abituati a scelte conservative, poco innovative e che risentono di una concertazione trasformatasi impropriamente in potere di veto di qualsiasi minoranza. Questo Governo non ha, per ora, cambiato le consuetudini, e ha prodotto una Manovra senza idee e senza un briciolo di capacità di osare.
Vero che mancano le risorse e che l’Italia, più di altri paesi europei, deve fare i conti con un indebitamento difficilmente sopportabile, quasi folle a livello numerico. Rimane altresì vero che senza idee, senza la determinazione di voler costruire uno Stato nuovo e diverso, non si possa andare da nessuna parte.
Giorgia Meloni, forte di un ruolo di oppositrice di qualsivoglia Esecutivo, negli anni passati ha costruito la propria immagine sulla chiarezza di idee, rassicurando il cittadino sulla propria capacità, una volta al potere, di poter cambiare il corso delle cose. Per ora non è stato così. Se sarebbe ingiusto parlare di fallimento, dati i tempi stretti, si può senza dubbio affermare che la Manovra 2023 sia un primo parziale insuccesso.

Cambia nuovamente la comunicazione

Innanzitutto, possiamo già riscontrare un primo passo indietro rispetto al Governo Draghi. Con il nuovo Governo, e in particolar modo nei giorni convulsi dell’approvazione della Legge di Bilancio, si è tornati a schiamazzare proclami con ogni mezzo, alimentando una confusione su quali fossero i provvedimenti certi e quali i millantati. Situazione ben distante dalla sobrietà e dall’essenzialità comunicativa del Governo precedente.
L’esempio del limite al prelievo dei contanti, in tal senso, è stata uno uno squallido e, purtroppo già visto nel passato, esempio di campagna elettorale permanente.
Questo stile comunicativo, definibile con una buona dose di bonarietà “spumeggiante”, non giova al cittadino, ma ormai sembra pure non possa giovare nel lungo periodo al Governo stesso, se non nel dare forza ad alcune correnti interne poco inclini alla stabilità. Farà bene Giorgia Meloni a dirigere diversamente i propri Ministri e il proprio Esecutivo.

I punti della manovra

La Legge di Bilancio può essere divisa in alcuni punti, che andremo analiticamente a commentare. Particolare rilevanza in termini di risorse destinate ha il pacchetto di misure contro il caro energia. In seconda battuta troviamo il pacchetto famiglia e il pacchetto pensioni. Molto poco innovativo il pacchetto di misure per le imprese, sul quale viceversa ci si aspettava una diversa e più rivoluzionaria “mano” di Governo. Chiudono la manovra altri e non irrilevanti punti, tra cui quello relativo al Reddito di Cittadinanza e la tanto sbandierata tregua fiscale, peraltro non così impattante. Nulla di significativo sul fronte sanità, cultura e scuola, i tre capisaldi sui quali, viceversa, si dovrebbe sviluppare la maggior parte dell’azione di governo.
Nel prossimo articolo entreremo nel merito dei vari punti e delle misure approvate più rilevanti.

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