In settembre i consumi italiani di gas naturale hanno mostrato una brusca contrazione. l dati di Snam Rete Gas, nel mese appena concluso, mostrano che l’Italia ha consumato 15,9%  in meno rispetto settembre 2021 e l’8,9% rispetto alla media del decennio 2012-2021, toccando così i minimi degli ultimi vent’anni.

Con il più deciso manifestarsi dell’effetto dei prezzi sulle attività economiche e sui bilanci famigliari il settore civile (le famiglie) ha ridotto il proprio consumo gas del 9,4%  rispetto  settembre 2021, mentre per l’industria ha avuto un calo record del 22,5%.

La contrazione più forte in termini di volumi si è avuta però nel settore termoelettrico, che a settembre, in un contesto di calo della domanda elettrica complessiva del 3,8%, ha richiesto per la prima volta il 17,8% in meno di gas rispetto il 2021. Fenomeno in controtendenza rispetto ai mesi precedenti quando le centrali termoelettriche dovevano compensare la mancanza di energia idroelettrica dovuta alla siccità e il minor import dalla Francia per la crisi del parco nucleare francese.

Con l’approssimarsi dell’inverno la situazione costi energetici sta peggiorando.

L’ARERA (Autorità Regolazione Energia Reti Ambiente) ha comunicato che per i clienti tutelati dal 1 Ottobre il prezzo dell’energia elettrica aumenterà del 59% rispetto al trimestre Luglio-Settembre. Il costo energetico sarà perciò circa tre volte più alto rispetto al primo semestre del 2021.

Cresce la preoccupazione delle famiglie e delle industrie che al momento non hanno alternativa al risparmio e all’efficienza energetica. 

Cosa sta facendo il governo Draghi

Il Governo uscente, forse anche quello entrante, è impegnato prevalentemente a gestire il presente sostituendo importazioni di gas dalla Russia con altri fornitori. Il nostro Paese, in barba al caro bollette, alla crisi climatica e alla forte dipendenza dall’estero, insiste nel confermare il gas come vettore strategico per il prossimo futuro.

Il calo verticale dei flussi dalla Russia (-79,6%) è stato compensato dal quasi raddoppio dell’import  dall’Algeria, (+87,4%), da un aumento del 36,4% dell’Azerbaigian via Tap, da un forte incremento del Gnl (Gas Naturale Liquefatto) ai rigasificatori di Rovigo  e Livorno.

Lo stoccaggio, il cui riempimento è stato sostenuto con misure economiche straordinarie del governo, al 30 Settembre ha raggiunto il 90.6% della capacità: livello rassicurante dal punto d vista della disponibilità ma non del costo che si riverserà sulle fatture invernali.

Legambiente, attraverso una Mappa dell’Italia Fossile, fa notare che sono ben 43 i progetti di riconversione e potenziamento su centrali termoelettriche a gas in fase di autorizzazione.

L’Italia Fossile Legambiente

Secondo Legambiente poi sono stati individuati almeno 15 nuovi progetti di rigasificazione oltre ai più noti di Piombino e Ravenna, sarebbero stati programmati  2.300 km di nuovi metanodotti, di cui circa 1.000 km in aggiunta alla rete già esistente mentre sono 39 le istanze presentate al MITE (Ministero transizione ecologica) per ottenere permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi (trivellazioni) su ulteriori 76.694 kmq, in aggiunta agli attuali 33.618 kmq.

Nel contempo i processi autorizzativi per l’installazione di impianti di produzione rinnovabile invece languono. Un esempio: si è persa traccia del decreto del Mite atteso per Aprile scorso sulla incentivazione delle Comunità Energetiche fondamentali per proteggere le famiglie dai rischi del mercato energetico.

Stesso problema ma soluzione diversa

La Germania, nella stessa situazione dell’Italia, punta invece ancora più in alto sulle tecnologie rinnovabili, con una forte accelerazione su eolico e fotovoltaico.

Il parlamento federale tedesco (Bundestag) e il Consiglio federale (Bundesrat) hanno recentemente approvato un maxi pacchetto di nuove misure di politica energetica, il cui principale obiettivo è arrivare a un 80% di rinnovabili nel mix elettrico al 2030, quasi il doppio rispetto al 2021. Per questo gli Stati federali (Lander) dovranno riservare il 2% del territorio alle installazioni eoliche, saranno facilitati gli interventi di repowering di impianti esistenti sostituendo le vecchie turbine con nuovi aerogeneratori di potenza più elevata, le autorizzazioni diventeranno più veloci grazie il principio del prevalente interesse pubblico delle fonti rinnovabili.

Il governo di Berlino ha inoltre stabilito che dal 2024 sarà vietata l’installazione di sistemi di riscaldamento a sole fonti fossili e il fabbisogno degli edifici dovrà essere coperto per almeno il 65% dalle rinnovabili, con l’obiettivo di installare 500mila nuove pompe di calore elettriche all’anno.

Per la Germania il gas non sembra essere il vettore strategico per il prossimo futuro.

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