Un primo tentativo di descrivere la ricaduta della crisi causata dalla pandemia sul settore vitivinicolo l’ha fatto l’Oiv, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. Il contraccolpo può fare ancora più male, dato che nel 2019 gli scambi internazionali erano tornati a salire, con un valore record di 31,8 miliardi di euro (+0.9%) e per Francia e Italia la tendenza era positiva in termini di consumo.

L’anno scorso l’Italia, in particolare, era il primo Paese esportatore a volume, superando la Spagna, per valori di 6,4 miliardi di euro e attestandosi così al secondo posto dietro la Francia, e l’Europa nel 2019 ha consumato il 53% del vino mondiale. Il timore è quindi che in termine di valore proprio i Paesi mediterranei paghino un deprezzamento che può arrivare fino al 50%, sempre secondo le proiezioni di Oiv. Gli operatori e i produttori sono quindi in uno stato di allerta, ma rapidamente si sono riorganizzati per arginare l’impatto negativo dell’emergenza sanitaria sull’economia del vino.

A Succede alle 31 venerdì scorso abbiamo cercato di fare una fotografia di questo periodo, per capire cosa stia cambiando per un settore agroalimentare così centrale per il Made in Italy e per la nostra città. Sono intervenuti Giancarlo Voglino, tra i maggiori esperti di internazionalizzazione e promozione del vino italiano sui mercati mondiali, socio e amministratore delegato di IEM – International exhibition management, con sede a Verona e una addentellata a Miami, e Matilde Poggi, produttrice veronese nella Doc del Bardolino e presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti. Fivi oggi associa 1300 aziende, di cui al 70% nel Nord Italia, che insieme coltivano 11mila ettari di vigneti di cui il 51% a biologico-biodinamico e il 49% a lotta integrata, con un fatturato complessivo di 800 milioni di euro, di cui 330 milioni provenienti dall’export.

«La chiusura dell’horeca in tutti i principali mercati ha comportato un danno notevole, che però riusciremo a stabilire nella seconda metà dell’anno – ha affermato Voglino -. Sono cresciuti i consumi nella Gdo ed è cresciuta, specie in Italia, la vendita online, quindi la domanda di vino è rimasta. Gli Stati Uniti non hanno dato un particolare contraccolpo, perché già prima di febbraio per il timore dei dazi il mercato aveva acquistato molto. La Germania, in cui si vende soprattutto in Gdo, sembra dare meno preoccupazioni, i mercati a monopolio, come in Canada e nel nord Europa, con la programmazione degli acquisti e la distribuzione hanno gestito meglio. La Cina, la Corea, Singapore e il Giappone sono fermi. Mentre la Russia soffre non solo per l’impatto della pandemia, ma anche per il deprezzamento del rublo, legato alla crisi del prezzo del petrolio. E non è nemmeno possibile vendere vino online.»

Un occhio preoccupato è rivolto anche al Regno Unito, terzo mercato per l’export di vino italiano, in cui già da tempo si segna un calo dei consumi e «Brexit potrebbe scoraggiare i consumatori per l’inevitabile aumento dei prezzi. Gli unici che potrebbero mantenere il loro posizionamento sono i vini di qualità.»

Restano un miraggio i tempi pre-Covid19 per la promozione tradizionale, per cui si è reso necessario riorganizzare le attività grazie alle tecnologie, con degustazioni a distanza, webinar e appuntamenti online. A fronte però della proroga al prossimo anno di Vinitaly, si è saputo che Milano Wine Week si terrà a ottobre, e pure il Merano Wine Festival a novembre aprirà i suoi spazi contingentando gli ingressi su fasce orarie. Si sta comunque parlando di un rafforzamento di Wine2Wine, l’appuntamento di Veronafiere dedicato agli addetti ai lavori, che potrebbe intensificare il suo programma per non far sentire troppo orfani di Vinitaly gli operatori.

«Gli altri eventi in calendario sono realtà non paragonabili con ciò che accade e movimenta la fiera veronese, ma anche Prowein o Vinexpo – ha sottolineato Voglino – e non è possibile in queste ultime mantenere il distanziamento, fare le degustazioni e gli eventi collaterali. Mentre le soluzioni trovate in queste settimane, come le degustazioni a distanza, riescono a mantenere i rapporti e nel prossimo anno, anno e mezzo si proseguirà con eventi piccoli, mentre si continueranno a fare videoconferenze e webinar.  

Certo, manca la relazione interpersonale, la convivialità, però credo che, pur se si tornerà a organizzare delle fiere, questi nuovi strumenti di promozione saranno il futuro delle aziende, che razionalizzeranno gli spostamenti per raggiungere forza vendita, sommelier, distributori.»

>>> Guarda qui sotto il video della diretta:

«Per noi viticoltori indipendenti, che in prima persona coltiviamo le vigne, vinifichiamo, imbottigliamo, e ci occupiamo della commercializzazione, si sono fermati proprio i settori principali della nostra economia, l’horeca e l’enoturismo – ha affermato Matilde Poggi -. Il momento è difficile, pochissimi soci sono in Gdo, per fortuna tiene ancora l’estero e si è sviluppato l’online. Nelle nostre aziende non siamo mai stati fermi, quindi continuiamo ad avere spese con incassi molto ridotti. Abbiamo soprattutto bisogno di una liquidità che sta arrivando solo in questi giorni tramite Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, ndr). Avevamo chiesto di adottare anche uno strumento mai impiegato nel settore, ovvero lo stoccaggio privato, grazie al quale avremmo potuto tenere in cantina, nei serbatoi o in bottiglia il prodotto in attesa di momenti migliori per vendere. Ma non è stato capito, solo una regione aveva avanzato la stessa richiesta e non è passata. Si provvederà invece alla distillazione di crisi, che ai soci Fivi non interessa per la remunerazione troppo bassa, e alla vendemmia verde, quindi con la riduzione volontaria della produzione di Doc, Docg e Igt, a fronte di un aiuto economico. Non sappiamo però ancora quanto sarà il contributo a ettaro.»

La reazione dei vignaioli indipendenti è quindi quella di imbottigliare il vino: «ci stiamo preparando alla ripartenza, piuttosto di distillare a prezzi così bassi. Lavoriamo molto in vigna, perché ora più che mai è importantissimo fare massima qualità, se vogliamo uscire da una crisi spaventosa e che non si ricordi il 2020 come la vendemmia del Covid, bensì una grande vendemmia

Il rilancio del turismo, poi, gioca un ruolo molto importante per chi oltre a produrre ha un rapporto diretto con il consumatore e ha nel tempo sviluppato anche un ambito ricettivo. «È da un anno che l’enoturismo ha una sua legge dedicata e le aziende si stavano adeguando alle norme – ha chiarito Poggi -. Ora possiamo accompagnare alla degustazione anche piccoli snack con prodotti del territorio e possiamo anche vendere le degustazioni. Peccato che ancora non sappiamo come dobbiamo adeguarci ora con la gestione degli ulteriori aspetti sanitari. C’è ancora una nebulosa, spero solo che l’incentivo al turismo abbia una ricaduta positiva per il nostro settore. Mentre come Fivi abbiamo avanzato la richiesta al governo di chiedere la riduzione per tre anni dell’iva sul vino, portandola al 10%. Un incentivo non solo per noi ma anche per l’horeca per far ripartire i consumi.» Lo scenario comunque è cambiato e non solo in senso negativo. «Noi produttori ora dobbiamo investire nelle vendite online, perché questo comportamento di acquisto rimarrà – ha concluso la presidente di Fivi -. Cambierà sicuramente la distribuzione e noi stessi dovremo avere altri ritmi, per poter seguire meglio il consumatore e offrirgli servizi dedicati. Credo questa sarà la carta vincente.»

Succede alle 31 prosegue sulla pagina Facebook di Heraldo e sul suo canale Youtube lunedì 25 maggio alle 13.31 con la redazione di Heraldo Sport, che parlerà di “Serie D, tra passione e azienda, con Alberto Affetti e Filippo Berti”.