Dopo aver iniziato questa rassegna estiva di “donne fuori dall’ordinario” con Rita Levi Montalcini, eccoci arrivati a colei che, a livello italiano, è stata senza ombra di dubbio l’astrofisica più conosciuta: Margherita Hack.

Il suo profilo, come tanti altri che si possono rileggere a questo link, è il frutto del podcast EwaProject, progetto ideato in collaborazione con Petra Cristofoli-Ghirardello come spin-off di un hackathon, grande evento informatico organizzato dal Digital Innovation Hub di Confartigianato Vicenza.

Margherita Hack è conosciuta per le sue scoperte in campo radiomagnetico e astronomico, in particolare per i suoi studi sulle cefeidi e sulle stelle Be (una particolare tipologia di stella, ndr). O almeno questo è ciò che impariamo sui libri di scuola, come se, per descrivere una persona, bastassero i suoi risultati professionali. D’altronde chi tra di noi saprebbe dire, su due piedi, quali sono le differenze tra queste due classi astrali?

Di Hack, invece, si potrebbe parlare per ore sulle sue passioni, la sua energia e la sua storia. Nata a Firenze nel 1922 e deceduta a Trieste nove anni fa, il 29 giugno del 2013, l’astrofisica è stata accademica, divulgatrice e attivista. Quest’anno, nel centenario della sua nascita, lo scultore Sissi le ha dedicato un’opera a Milano grazie al progetto promosso da Fondazione Deloitte, in collaborazione con Casa degli Artisti e con il supporto del Comune di Milano, Ufficio Arte negli Spazi Pubblici – statua inaugurata proprio lo scorso 13 giugno 2022.

Per meglio conoscerla riportiamo tre episodi che riguardano non solo la sua vicenda professionale , ma anche quella personale e più privata.

Iniziamo dai paradossi della sua carriera scolastica e… dalla sua pagella. Sembra infatti che alle elementari avesse costantemente 7 in condotta per via del suo caratterino poco domabile e piuttosto impulsivo. Sempre in tema scolastico, c’è un aneddoto particolare legato alle scienze. Essendo uscita dal liceo (classico, tra l’altro) con un 6 in matematica e fisica, ma con 8 in filosofia, si iscrisse alla facoltà di Lettere. La motivazione? Era una grande tifosa di calcio e seguiva la sua Fiorentina ogni domenica, quindi pensava di formarsi per una carriera da giornalista e critica sportiva. Alle prime lezioni di approfondimento delle materie umanistiche, però, si annoiò a morte e decise di raggiungere la sua migliore amica che nel frattempo si era iscritta alla facoltà di Fisica. Così, per sport, appunto.

Rimanendo in ambito sportivo, va detto che la Hack era un vero astro nascente (!) dell’atletica. Vinse, infatti, due campionati universitari in salto in alto e in lungo, salendo sul podio anche in campionati italiani. Fu in quel periodo che si avvicinò allo studio della Fisica e dell’Astronomia. Sembra chiaro da questa passione per i salti che tenere i piedi ben saldati a terra non le riusciva bene, ma ancor meglio, in realtà, riusciva ad alzare e mantenere gli occhi al cielo. Arriverà peraltro ad ammettere di considerare alcune stelle tra le sue amiche più care e di parlare con loro chiamandole addirittura per nome.

Per riassumere in una battuta la terza curiosità potremmo dire non tanto “dalle stalle alle stelle”, ma “dalle fabbriche alle stelle”. Infatti, per un periodo la scienziata lavorò anche in un’industria, dove curava i libretti di istruzioni delle macchine fotografiche. Ma il mondo accademico le mancava troppo e le bastò poco per tornare ad avere ruoli di spessore. Nel 1963 vinse il concorso per la cattedra di astrofisica dell’Università di Trieste, diventando anche la prima direttrice (donna!) dell’osservatorio astronomico della città. Verrebbe però da commentare che “non è sempre stella ciò che luccica”. Al tempo, infatti, questo istituto era ultimo in Italia per numero di dipendenti e dotazione strumentale. Fu solo grazie alla sua direzione e seguendo la sua scia luminosa, che il centro divenne un’eccellenza: in una decina d’anni venne costruita una sede staccata, moltiplicato il numero di dipendenti e acquisito pregio sia a livello nazionale che europeo. Una forza davvero “supergalattica”.

“Siamo apprendisti stregoni che potranno fare un gran bene a tutti i viventi o addirittura distruggere il pianeta.”

Margherita Hack

Parole che dovrebbero esserci utili, visto l’impatto che abbiamo sull’ambiente, gli animali e lo spazio. Un vero e proprio magnetismo astrale, quello che distingueva e faceva brillare Margherita Hack soprattutto rispetto a tante altre figure del suo tempo, che rimarrà a lungo nell’immaginario collettivo.

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