L’orario e il calendario dell’offerta formativa delle scuole dell’infanzia del Comune di Verona non tengono conto delle esigenze delle famiglie lavoratrici veronesi.

Le difficoltà si riscontrano sin dal primo figlio ma attivando una rete di supporto composta generalmente da nonni e babysitter vengono superate.

Con il secondo figlio è tutto molto, molto più complicato.

Quando poi capitano tre figli, e non è un caso che difficilmente se ne abbiano tre, i problemi di gestione a quel punto diventano immensi.

Il Comune di Verona si è mai interrogato sulle motivazioni che spingono le famiglie veronesi a scegliere l’offerta delle scuole private e paritarie dell’infanzia?

In questo grado di istruzione, il livello educativo di alcune scuole comunali è d’eccellenza, alcune sono talmente gettonate da avere una lista d’attesa per le iscrizioni. Significa che la squadra del personale formativo e ausiliario fa un ottimo lavoro.

Eppure, l’organizzazione del servizio è articolata in modo da rendere estremamente difficile, talvolta impossibile, fruirne da parte di tutte le famiglie, in particolare da quelle nelle quali entrambi i genitori lavorano full-time.

Si tratta spesso di famiglie di professionisti, con livelli di istruzione medio-alti, nelle quali i genitori svolgono mansioni che difficilmente ottengono riduzioni di orario (il cosiddetto part-time per loro è un miraggio), che necessitano di una scuola dell’infanzia aperta 11 mesi l’anno, una fascia oraria (facoltativa, perché quando possono vanno volentieri anche loro a prendere i figli a scuola) dalle 7.30 alle 18.00 e pochissime sorprese, ad esempio la sospensione del servizio per scioperi i cui disagi sono interamente scaricati sulle famiglie.

La società non può rispondere a queste famiglie con la frase cattivissima «Cosa fai figli se stai sempre al lavoro?», perché noi tutti abbiamo bisogno di più bambini, di più famiglie felici e di intervenire su quel terribile dato che rappresenta l’abbandono (femminile) del lavoro all’arrivo di un figlio.

Avere figli non deve imporre la scelta tra lavoro e famiglia

Chi svolge un lavoro full-time ha diritto di accedere ai servizi comunali per i propri figli senza che debba al contempo rinunciare al proprio lavoro o impazzire nel creare una rete che compensi le inefficienze del Comune.

Parliamo di fatti concreti. Il Comune di Verona sta inviando in questi giorni le comunicazioni di inizio anno scolastico per il settore prescolare (in particolare le scuole dell’infanzia, fascia d’età 3-6 anni), indicando giorni e orari di apertura delle scuole.

Il servizio di anticipo e posticipo attivo in epoca pre-Covid (quindi sospeso l’anno scorso e non attivato nemmeno quest’anno) prevedeva una mezz’ora in più alla mattina (7.30-8.00) e al pomeriggio (16.00-16.30). Non certo una grande flessibilità oraria, ma già qualcosa, disponibile però solo al raggiungimento di un numero minimo di richieste e quindi all’atto dell’iscrizione nessuna scuola lo garantiva.

Ecco il primo elemento che porta i genitori lavoratori full-time a optare per l’iscrizione in una scuola privata/convenzionata.

Come possono iscrivere un bambino a una scuola sulla base di un prolungamento di orario non garantito? La risposta è che non devono averne bisogno.

A causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 questo è il secondo anno che il Comune di Verona non ha attivato il servizio di anticipo e posticipo. Pare non possano raggruppare i bambini di sezioni diverse.

Eppure le scuole private e paritarie hanno trovato delle soluzioni per continuare a garantire questo prezioso servizio. Come possono fare i genitori veronesi lavoratori full-time? La risposta, ancora una volta, è che non devono averne bisogno.

La scuola d’estate

L’offerta comunale scolastica si conclude nel mese di giugno, poi viene organizzato un centro estivo, gestito da personale esterno, in una delle scuole del bacino scolastico di riferimento. Tale servizio si svolge nel mese di luglio, è sospeso nel mese di agosto e a settembre dovrebbe tamponare fino all’inizio del nuovo anno scolastico, quest’anno lunedì 13 settembre.

Nel 2021 il Comune di Verona ha attivato il servizio da mercoledì 1 settembre a mercoledì 8, spezzando due settimane e lasciando le famiglie scoperte per quattro giorni spalmati in due diverse settimane.

La motivazione data è la sanificazione dei locali prima dell’inizio scolastico, ossia giovedì 9 e venerdì 10 settembre.

Risultato? I bambini di genitori che necessitano questo servizio vengono iscritti ai centri estivi esterni, in cui le settimane iniziano di lunedì e finiscono di venerdì e viene garantito un orario consono a chi in quel mese lavora.

Come possono le famiglie aderire a questo servizio offerto dal Comune? La risposta è che non devono averne realmente bisogno.

Inizio della scuola… ridotto

Il Comune di Verona ha comunicato che la prima settimana della scuola dell’infanzia l’orario sarà ridotto, ossia dalle 8.00 alle 14.00. Non viene fornita alcuna motivazione nella comunicazione ufficiale, deve andare bene così.

Sarà forse per garantire ai bambini un rientro graduale a scuola? Potrebbe essere plausibile, anche ammirevole come tentativo, se non fosse che i bambini del 2021 trascorrono l’estate tra centri estivi e vacanze, secondo una tabella di marcia fatta di incastri tra nonni, viaggi, andate e rientri.

Con l’inizio scolastico a metà settembre, verosimilmente hanno frequentato le due precedenti settimane in un centro estivo, con ritmi e orari ben intensi.

Hanno veramente bisogno di un inizio graduale? Soprattutto, lo hanno bisogno le loro famiglie che si sono barcamenate gli ultimi tre mesi tra mille combinazioni per poter gestire i figli piccoli?

O forse, ancora una volta, non si tiene conto delle esigenze delle famiglie, non ponendo nemmeno come opzione facoltativa l’offerta dell’orario standard?

Come possono le famiglie lavoratrici fruire di un servizio scolastico organizzato con un simile orario? La risposta è che non devono averne realmente bisogno.

Questi fatti impongono una riflessione. Questa organizzazione della scuola pubblica per l’infanzia non tiene conto delle esigenze delle famiglie lavoratrici, eppure tutte le famiglie veronesi hanno diritto a fruire del servizio, indipendentemente dall’impegno professionale dei genitori.

Ignorando le loro esigenze, il Comune le spinge colpevolmente verso la scelta di scuole private e paritarie che fanno di alcuni servizi di supporto il loro cavallo di battaglia, lanciando così un pericoloso messaggio: la scuola pubblica è solo per chi se la può permettere.

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