Il 5 giugno 2019 il Parlamento Europeo ha varato La Direttiva UE 2019/904 SUP (Single-Use Plastic o plastica usa e getta) con l’obiettivo di ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica monouso, oxo-degradabili e attrezzi per la pesca, sull’ambiente marino e sulla salute umana e, nello stesso tempo,  promuovere la transizione verso l’economia circolare.  

Considerato che oltre l’80% dei rifiuti rinvenuti nei mari dell’Unione è costituito da materiali plastici, per la Commissione europea essa rappresenta una misura storica nella lotta all’inquinamento dei mari.

Gli Stati membri hanno avuto tempo sino al 3 Luglio 2021 per preparare il divieto di immissione nel mercato per una serie di prodotti monouso.

Già da questa estate quindi non dovremmo più usare bastoncini cotonati, posate, piatti, bicchieri, cannucce, agitatori per bevande, contenitori per alimenti in polistirene espanso.

Inoltre, entro la stessa data, gli Stati membri dovranno rendere pubblici i loro obiettivi nazionali di riduzione del consumo di altri articoli monouso quali tazze per bevande, bottiglie in Pet, contenitori di alimenti per il consumo immediato, stimolando la produzione di alternative sostenibili.

Non solo plastica

Sempre a decorrere dal 3 luglio 2021 gli assorbenti e tamponi igienici, le salviette umidificate per l’igiene personale e per uso domestico, i prodotti del tabacco con filtri, le reti da pesca dovranno essere accompagnati da un’etichettatura indicante le modalità corrette di gestione del rifiuto, la presenza di plastica e l’incidenza negativa sull’ambiente in caso di dispersione impropria.

Precisiamo il significato di alcuni termini che possono trarre in inganno il consumatore.

  • È «oxo-degradabile» una materia plastica contenente particolari additivi che nello smaltimento facilitano la creazione di microplastiche, particelle infinitesimali di polimero, non visibili dall’occhio umano, capaci di entrare diffusamente nella catena alimentare avvelenandola.
  • È «biodegradabile» un materiale in grado di subire una decomposizione fisica, biologica e trasformarsi in un certo tempo in biomassa recuperabile come fertilizzante mediante compostaggio e digestione anaerobica.

L’Italia non ci sta

Con il recepimento della Direttiva UE 2019/904, avvenuta a larghissima maggioranza al Senato il 21 Aprile 2021, è iniziato il tentativo italiano di ammorbidire i vincoli imposti dall’Europa. Il nostro parlamento ha introdotto alcune correzioni tecniche, come quella di confermare l’utilizzo di oggetti monouso in plastica biodegradabile, difficilmente accettabili dalla Commissione Europea. Secondo gli esperti infatti non esistono prove definitive sul fatto che le cosiddette «plastiche naturali» subiscano una biodegradazione completa in un arco di tempo ragionevole. 

Lo scontro è poi diventato palese e violento il 31 maggio scorso quando la Commissione europea ha precisato, con linee guida, che i prodotti a base di carta o cartone monouso con rivestimento in plastica rientrano nel suo campo di applicazione. Come dire, ad esempio, che i bicchieri di carta e cartone con uno strato impermeabilizzante di plastica, per quanto sottile, nella valutazione d’impatto ambientale non sono una alternativa ai bicchieri interamente di plastica. Un piatto ricoperto da una sottile pellicola di plastica non è “poco inquinante” perché quello strato di polimero pesa poco. 

Per il sistema Italia si è chiusa un’altra scappatoia a pochi giorni dalla prima scadenza vincolante. A guidare la protesta è stata Confindustria: «Le linee guida sulla direttiva chiudono di fatto un intero settore industriale» ha affermato il presidente Carlo Bonomi. «Si sta andando verso un integralismo della sostenibilità ambientale, senza tener conto della sostenibilità sociale ed economica. Questo vuol dire mettere a rischio 20mila posti di lavoro».

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, al Festival dell’Economia di Trento nel 2018, foto di Niccolò Caranti.

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani si è maldestramente accodato definendo la direttiva «assurda […]Ritengo un piatto ricoperto da una sottile pellicola di plastica “poco inquinante” perché quello strato di polimero pesa poco». Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti è andato anche oltre parlando di «un approccio ideologico che penalizza le industrie italiane, lasciando sul terreno “morti e feriti” in termini di fallimenti aziendali e disoccupazione».

Evidentemente due anni di tempo non sono stati sufficienti al nostro apparato economico produttivo per adeguarsi al cambiamento. La capacità dei nostri tecnici di innovare i prodotti rendendoli compatibili con la transizione ecologica non è stata all’altezza dell’emergenza ambientale che stiamo vivendo e degli impegni assunti in campo internazionale.

Il 3 luglio sapremo finalmente con quale efficacia inizierà il piano europeo di risanamento dei nostri mari e quale sarà il contributo dell’Italia.

Celebrare Giornate Mondiali sui temi ecologici come quella odierna (World Ocean Day) è anche un’occasione per acquisire consapevolezza della complessità della transizione ecologica da attuare e delle difficoltà da affrontare.

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