Sono preoccupati i tifosi del Chievo. Sono preoccupati perché da quando è stata giocata l’ultima partita della stagione, il 15 maggio a Venezia, è passato ormai un mese abbondante e dopo aver dato l’addio amaro ad Alfredo Aglietti ancora non si sa chi guiderà la squadra nella prossima stagione. Prossima stagione che non dovrebbe partire nemmeno fra molto. A metà agosto, infatti, ripartirà ufficialmente la stagione 2021-2022 con il turno di Coppa Italia (Benevento-Chievo) per poi iniziare, nel weekend successivo del 21 agosto, il campionato 2021-2022 di Serie BKT, il terzo consecutivo in cadetteria per la squadra gialloblù. Il ritiro pre-campionato, quindi, dovrebbe iniziare sulla carta fra poche settimane. Già, sulla carta, perché al momento ancora nulla in questo senso è stato comunicato. Un fatto quantomeno insolito.

La società gialloblù, d’altronde, è ancora alle prese con la questione non certo secondaria legata al successore di Aglietti, nel frattempo accasatosi alla Reggina. I nomi che si sono succeduti sul taccuino del diesse De Giorgis sono stati molti, per non dire troppi, in queste ultime settimane. Da Pavanel ad Alvini, da Carrera a Zafferoni, fino alla suggestione, non sappiamo dire quanto realistica, di un clamoroso ritorno di Gigi Delneri sulla panchina dei Mussi Volanti. Una suggestione che se da una parte ha il potere di accendere la fantasia dei tifosi più nostalgici, memori delle grandi imprese colte all’epoca del primo mandato del tecnico friulano, dall’altra desta ulteriore perplessità per un allenatore che al Chievo ha dato appunto tantissimo ma che il meglio della sua carriera pare averlo già dato.

Garritano in azione – Foto BPE (Maurilio Boldrini)

Insomma, di tutto un po’, in attesa di capire come far quadrare i conti. Perché se mai c’è stato vero pericolo di una mancata iscrizione al campionato – come da più media paventato, per non dire sperato (leggasi alla voce “retrocesse in C”) – dall’altra è indubbio che per poter avviare un discorso tecnico con qualsivoglia allenatore sia necessario capire su quali risorse poter contare per poter affrontare un degno mercato e quindi, di conseguenza, un degno campionato.

A monte di tutto ciò bisognerà, però, capire quali sono le intenzioni di Luca Campedelli. Il “patron” del Chievo ha ricevuto un mese fa alcune offerte per rilevarne la maggioranza delle azioni. In particolare avevano palesato la loro intenzione tre cordate, di cui una svizzera e una statunitense. Da allora, però, sulla vicenda è calato il riserbo più totale. Probabilmente le parti stanno ancora trattando o, chissà, alcune di queste offerte sono state ritirate dalla competizione. Fatto sta che Campedelli si è sempre speso per il Chievo con passione e dedizione, ottenendo risultati a dir poco impensabili per una piccola realtà come quella veronese, ma forse per lui è anche arrivato il momento di ottenere quantomeno un aiuto esterno, necessario per rimpolpare le non certo floridissime casse clivensi.

Le ambizioni sportive del Chievo, in ogni caso, almeno stando alle dichiarazioni di facciata rimangono quelle di poter stare nella parte sinistra della classifica, quella per intenderci delle prime, che lottano se non per una promozione diretta in Serie A, almeno per un posto ai play off, come peraltro fatto dalla squadra nelle ultime due stagioni. Una parte sinistra che se per certi aspetti compete quasi di “diritto” al Chievo, per il rango che esprime la società, dall’altra si sa che i diritti nel calcio, quando la palla rotola sul campo di calcio, contano poco o nulla. Vendere bene quei due o tre “gioielli” al momento in rosa (a cominciare dal portiere croato Adrian Semper, che può suscitare l’interesse di alcuni club di Serie A o di club di prima fascia di Serie B, ma si parla anche di Samuele Vignato) potrebbe fare la differenza, ma di soldi in giro, si sa, ce ne sono pochi e quando ci sono si preferisce di solito investirli per un attaccante da venti gol, che in questa categoria rappresenta la differenza fra lottare per la A o meno, piuttosto che per un estremo difensore.

Foto di BPE (Maurilio Boldrini)

La paura, però, è che il ridimensionamento della rosa riguardi anche altri elementi di spessore, come Garritano, Mogos o Canotto, visto che si dovrà già fare a meno di giocatori andati a scadenza come Giaccherini, Djordjevic e Obi o ritornati ai rispettivi prestiti come Palmiero o Ciciretti. Si punterà soprattutto sui giovani in rosa, quello è certo, ma è ovvio che un po’ di esperienza comunque non guasterà. Di certo verrà richiesto il definitivo salto di maturità ai vari Zuelli, Viviani, Bertagnoli, che dovranno prendersi sulle spalle il peso della squadra. E di certo in attacco toccherà a De Luca fare la voce grossa, in attesa di capire chi altri lo affiancherà. Per tutti questi giocatori le prospettive di crescita sono buone, ma è ovvio che si dovrà trovare un allenatore in grado di valorizzarli al massimo.

Aglietti, in fondo, aveva saputo dosare bene le forze della sua squadra, giocando molto sul mix di classe, esperienza e irruenza giovanile. I risultati ottenuti, una semifinale e un quarto di finale play off, pur non essendo stati alla fine in grado di portare alla promozione al Chievo, sono da considerare comunque buoni, visto il livello elevato dei competitor e della rosa messagli a disposizione. Il nuovo allenatore, colui che verrà, dovrà al contrario avere fantasia e voglia di mettersi in gioco soprattutto con una formazione che peccherà di inesperienza ma avrà anche voglia di mettersi in gioco e sfrontatezza. Un gioco coraggioso, arioso, in grado di imporsi almeno con le piccole e possibilmente in continuità con quello espresso da Aglietti, che ha saputo variare con i vari moduli passando dal classico 4-4-2 all’offensivo 4-3-3 fino al fantasioso 4-2-3-1 e al conservativo 3-5-2, senza particolari problemi. Duttilità tattica, capacità di tirare fuori il meglio dai ragazzini e soprattutto capacità gestionale di uno spogliatoio che andrà in parte ricostruito. “Hai detto poco!”, esclamerà qualcuno. D’altronde non ci sono molte alternative. Il Chievo del futuro passa anche e soprattutto attraverso questa scelta.

Preoccupazione ce n’è, si diceva all’inizio. Ma, come diceva Eduardo De Filippo nella bellissima “Napoli millionaria”… addà passà ‘a nuttata.

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