Helsinki, 650mila abitanti, 250 Km quadrati di superficie, capitale della Finlandia, uno dei Paesi più freddi d’Europa, ha manifestato l’ambizione di diventare città leader nella transizione energetica: raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2035.

Una dichiarazione importante, come da qualche tempo si sente  annunciare da molti soggetti istituzionali, economici, politici. Sempre più frequentemente assistiamo a pronunciamenti di  ecosostenibilità, rispetto dell’ambiente, leadership in qualche processo rigenerativo o di transizione ecologica/energetica, carbon neutral, eco friendly, il più delle volte inserite in una strategia comunicativa finalizzata a costruire una immagine di sé ingannevolmente positiva e distogliere l’attenzione da una sostanziale mancanza di idee.

Cosa differenzia la dichiarazione dell’amministrazione comunale di Helsinki da un diffuso Green Washing? Il fatto, ad esempio, che per avere una risposta alla semplice domanda “Come possiamo decarbonizzare il riscaldamento della città?” abbia investito un milione di euro e che questa venga posta all’interno di un coerente progetto di trasformazione della città.

L’obiettivo finlandese

La capitale della Finlandia si trova al 60° parallelo Nord, in inverno la temperatura può scendere fino a -30 °C, in un anno si registrano 130 giorni con temperature sotto lo zero, la neve ricopre il suolo dal 10 dicembre al 10 aprile e al solstizio d’inverno i cittadini dispongono solo di quattro ore di luce. Condizioni climatiche  severe che impongono un sistema di riscaldamento degli edifici potente, affidabile e costoso.

Attualmente Helsinki possiede una vasta rete di teleriscaldamento che, partendo da tre centrali a carbone, sei centrali a gas e cinque a gasolio, raggiunge quasi tutte le abitazioni e i servizi urbani. Una modalità completamente dipendente dai combustibili fossili e che, per combattere il cambiamento climatico, dovrà trovare in alternativa una sufficiente fonte di energia rinnovabile.

Posto l’obiettivo  di una città carbon neutral al 2035, che prevede anche l’abbandono dell’uso del carbone già dal 2029, l’amministrazione municipale il 27 febbraio 2020 ha lanciato il piano Helsinki Energy Challenge, per creare il futuro del riscaldamento urbano e, nello stesso tempo, fungere da piattaforma per soluzioni innovative di cui possano beneficiare altre città in tutto il mondo

L’Helsinki Energy Challenge

Un concorso di idee aperto a tutti a livello globale: start-up, grandi aziende energetiche e tecnologiche, istituti di ricerca, università e altre organizzazioni di esperti, nonché consorzi internazionali di più aziende. L’Helsinki Energy Challenge ha coinvolto e ispirato 252 team, 1.528 esperti e innovatori provenienti da 35 Paesi, per loro un’opportunità unica per ottenere visibilità e occasione di business anche in altre parti del mondo.

Una giuria composta da esperti delle maggiori università e istituzioni internazionali, valutando, per ogni proposta ricevuta, l’efficacia nella decarbonizzazione, l’impatto sulle risorse naturali e sui costi, il programma di implementazione, la fattibilità e la sicurezza degli approvvigionamenti, il 16 marzo scorso ha annunciato quattro vincitori. Quattro team di esperti, organizzati in consorzi  internazionali dai nomi fantasiosi, che nelle loro proposte hanno concentrato il meglio della tecnologia attualmente disponibile:

Helsinki’s Hot Heart. Presentato da un gruppo di progettisti  italo- tedesco-finlandese. La componente italiana è rappresentata dallo studio Carlo Ratti Associati di Torino, eccellenza italiana da esportazione.

Hive. Elaborato da un composito team francese-danese-belga-austriaco-finlandese.

Beyond fossils. Proposto da ricercatori e progettisti finlandesi.

Smart Salt City. Frutto della ricerca e della tecnologia svedese.

I dettagli tecnici di ogni proposta progettuale sono disponibili nel sito di Helsinki Energy Challenge. Alla fine di questa fase il sindaco Jan Vapaavuori ha potuto orgogliosamente affermare: «Ora abbiamo nelle nostre mani una gamma molto ampia di soluzioni, che aiuteranno non solo Helsinki, ma anche altre città nella ricerca di soluzioni di riscaldamento sostenibile. Helsinki si distingue così come  pioniere internazionale nell’attuazione locale della responsabilità globale».

Disponendo di obiettivi chiari, individuate le soluzioni tecnologiche per perseguirli, l’amministrazione di Helsinki può adesso passare alla fase esecutiva del suo progetto di città con la fondata fiducia di centrare lo scopo. 

Il programma di Helsinki è ormai considerato una Best practice a livello internazionale anche per il ruolo propulsore della sua amministrazione nel promuovere lo sviluppo della città.

E Verona?

Anche l’amministrazione di Verona ha accettato di decarbonizzare la città. Nel luglio 2018 ha aderito al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia (The Covenant of Mayors for Climate and Energy) impegnandosi come prima tappa a ridurre le emissioni cittadine  di CO2 del 40% entro il 2030 e sviluppare la produzione di energia rinnovabile in loco.  Le azioni da intraprendere per raggiungere questi obiettivi dovevano essere riassunte e spiegate in un documento PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) da approvare entro due anni dall’adesione (luglio 2020).

A tutt’oggi, non solo non si ha notizia di tale approvazione da parte della Giunta Sboarina e, dalle poche informazioni trapelate, gli impegni che sembrano essere previsti nella bozza appaiono generici e di dubbia efficacia.  Nel frattempo si stanno accumulando ritardi su ritardi, il tempo di esecuzione delle opere eventualmente da realizzare e rendere operative entro il 2030 si sta pericolosamente riducendo.

Il Comune di Verona potrebbe a questo punto cogliere l’opportunità di assumere l’esperienza di Helsinki, il suo programma di decarbonizzazione, il suo project management come esempio a cui ispirarsi per procedere più efficacemente e speditamente nel programma di transizione energetica della città.

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