Ad aggiudicarsi il primo premio di Birra dell’anno, concorso organizzato da Unionbirrai e ospitato per la sua quindicesima edizione dal Beer&Food Attraction di Rimini terminata ieri, è stato il birrificio artigianale laziale Ritual Lab, ma la nostra rappresentanza veronese si è portata a casa più di un podio nelle singole categorie.

La competizione di Unionbirrai, insieme a quella di Birraio dell’anno organizzata a gennaio da Fermento Birra, è tra le più attese per poter degustare, valutare e scoprire i migliori birrifici artigianali italiani. Indubbiamente a Rimini però, essendo una vera e propria fiera, si respira un’aria internazionale: essendoci qui la possibilità di offrire un importante sguardo anche sull’abbinamento cibo birra, sta diventando un polo di attrazione per appassionati e operatori provenienti da ogni parte del mondo, sempre più interessati al “craft beer tourism”, ovvero l’abbinamento di birre locali con i sapori del territorio, un trend ancora di piccole dimensioni rispetto al più sviluppato wine tourism, ma che sta acquisendo risvolti molto interessanti.

Il concorso di quest’anno ha registrato l’adesione di 302 birrifici artigianali per un totale di 2.145 birre iscritte (8% in più rispetto a quelle dello scorso anno) e la giuria, composta da più di cento giudici, proviene, non per niente, da ogni parte del mondo.
Il trofeo viene assegnato alle tre birre migliori per 42 categorie, dalle quali, per punteggi acquisiti, si determina poi il miglior birrificio artigianale.

Il vincitore Ritual Lab, partito come Beer Firm, è birrificio vero e proprio solo dal 2015 e da quel momento ha raccolto premi e riconoscimenti in tutta Italia; in questo concorso Birra dell’Anno 2020 ha conquistato il primo posto con la Modern Pale Ale Head Space, la Oatmeal Stout Black Belt e l’Imperial Stout Papanero, in collaborazione con Voodoo Brewing, oltre ad essersi guadagnato la menzione d’onore con la Double IPA Too Nerdy e la Session IPA Nerd Choice.

Con uno sguardo rivolto invece verso la nostra città, tra i vincitori per i diversi stili, troviamo su ben tre podi il veronesissimo Birrificio Mastino, vocato alla produzione di birre a bassa fermentazione, che si aggiudica, non a caso, il primo posto per una categoria davvero combattutissima, quella delle birre chiare a bassa fermentazione, di ispirazione tedesca e ceca: è la loro Pils 1291 ad essere insignita dell’oro. Un onorevole secondo posto (dietro alla Papanero dei vincitori Ritual Lab), gli è valso invece per la Baltic Porter Teodorico, nella categoria birre scure ad alta gradazione alcolica (robust/baltic porter, imperial porter, russian imperial stout), mentre un bronzo se l’è guadagnato la nuova nata di casa Mastino: la Doppelbock San Zen, nella rispettiva categoria. Mauro Salaorni e Christian Superbi, i due soci del birrificio, raggianti per i risultati ottenuti quest’anno, si dicono motivati ancor di più per fare sempre meglio (e noi non vediamo l’ora, pronti con i nostri boccali).

Riccardo ed Erica di Benaco 70

Ma anche un altro birrificio artigianale veronese si è aggiudicato un podio quest’anno, ovvero il Birrificio Benaco 70, con la sua Honey Ale, arrivata terza per la categoria birre chiare, ambrate e scure con uso di miele. Se ancora non lo conoscete, potete andare a trovare Riccardo ed Erica sulla strada per il lago di Garda, ad Affi, nella loro carinissima “taproom”, adiacente all’impianto di produzione.

Tornando al food, da segnalare anche un bronzo, un argento e un oro (guadagnato questo, per la categoria Street Food) vinti dall’ottimo team dell’Associazione Cuochi Scaligeri Verona.

Oltre alla premiazione di sabato, questo Beer&Food Attraction, in aggiunta ai minicorsi e alle degustazioni organizzate da Unionbirrai, ha visto svolgersi diversi incontri volti a cercare di definire la situazione del futuro della birra artigianale in Italia. Domenica, infatti, presieduto da Vittorio Ferraris, Presidente dell’associazione, si è discusso e si è tracciato un primo bilancio del marchio “Indipendente Artigianale” creato come strumento che mira a rendere riconoscibili i birrifici artigianali indipendenti e i loro prodotti. 

Di sicuro, tra gli altri, un buon modo per aiutare il consumatore a essere consapevole nella scelta e un modo per proteggere il lavoro dei birrifici realmente artigianali, vista la grande confusione di termini “ammiccanti” usati in etichetta dalle multinazionali di birra industriale che da anni si inventano i nomi più fantasiosi per inseguire il trend della “birra artigianale”.

Simone Monetti, direttore operativo di Unionbirrai, afferma che «sono già 160 i birrifici nostri soci che usano il marchio Indipendente Artigianale, circa il 50% degli associati. La novità è che ora possono utilizzarlo anche i pub, a condizione che servano almeno tre birre indipendenti artigianali». Il marchio, ci dicono, sarà presto disponibile anche per i birrifici non iscritti a Unionbirrai. Il simbolo “Indipendente Artigianale” assicura le caratteristiche di indipendenza del produttore e di artigianalità del prodotto. Con la richiesta del simbolo, le aziende si impegnano a sottoporsi in modo collaborativo alle visite ispettive dell’Associazione, che potrà revocare il marchio in caso di infrazioni. 

Beer&Food Attraction 2020

In forte crescita anche l’affermazione del mondo femminile nell’ambito brassicolo e i riconoscimenti a livello professionale: Le Donne della Birra, associazione che riunisce le professioniste del settore con l’obiettivo di valorizzarne il ruolo in ambito birraio, sta lavorando per dare risalto alle competenze in un contesto non facile, essendo, come sappiamo, prettamente maschile, almeno fino a poco tempo fa. Domenica è andata in scena, infatti, la cerimonia di premiazione Donne della Birra 2020. Il riconoscimento, giunto alla sua seconda edizione, è stato assegnato a publican nazionali che si sono distinte per la loro capacità di valorizzare la birra e il servizio della stessa e, per la prima volta, a professioniste della distribuzione. Quattro le publicans premiate: Francesca Fagotto, titolare della Casetta della Birra Artigianale di Udine (UD); Francesca Galati della storica Abbazia di Sherwood (BG); Dorothea Licandro, titolare del Mosaik di Catania (CT); Matilde Masotti di Birreria Brasserie di Tricesimo (UD). Per la distribuzione Paola Giacchero, titolare di Bevingross (AL) presidente dell’Associazione Donne dell’Horeca e Natascia Tion di Ales & Co.

Ma quali sono stati gli assaggi migliori del Beer&Food Attraction 2020? E dove possiamo sperare di trovarli in degustazione a Verona?

Nell’ovvia impossibilità di assaggiare tutti i birrifici, la scelta di chi scrive è stata quella di cercare tra quelli più piccoli o di più rara reperibilità, senza rinunciare a fare un salto da qualcuno dei preferiti. Tra questi sicuramente il birrificio trentino Bionoc, dei bravi Fabio e Nicola che, oltre alle ottime Birre della Terra, hanno una linea di acide di invidiabile costanza, ideata da Nicola Coppe, che gli ha valso l’oro per il quarto anno di seguito, con la loro sour Albicoppe, meritatissimo.

Sempre in ambito sour, tra gli assaggi degni di nota la Evoqesour #1 del birrificio Evoqe (PD) e la Strawberry Skies (con fragole e bacche di vaniglia) di Vault City (Scozia) assaggiata da BeerFellas. Altre degustazioni di merito sono state la brown porter Hot Night At The Village di Foglie d’Erba (UD) e la Tsygan 01 di Muttnik (PV) una delle migliori Mild fatte in Italia. Ottimi gli assaggi da Biren, da birrificio La Gramigna (in particolare la loro berliner weiss La Senatrice) e da Opperbacco.

Alla ricerca di nuove birre per il suo beershop, abbiamo chiesto anche a Giulio Fumagalli, presente in fiera in questi giorni, quali siano stati i suoi assaggi preferiti. Giulio è il titolare di L’ArtigianAle Beershop in Via Carducci, punto di riferimento per il retail di birra artigianale a Verona: è il posto ideale se si vuole far scorta di birre di livello selezionate da ogni parte del mondo. Rimasto entusiasta, quest’anno, di Birrificio Errante (in particolare della saison e della Gambolungo, fatta con le visciole), gli sono rimaste nel cuore l’Imperial stout di Mezzavia, la Ziskie di Lariano, Birra Madre di Menaresta e la gose Idle Times del birrificio russo Zagovor.

Ritual Lab, I vincitori di Beer&Food Attraction 2020

Se, oltre a fare scorta per la vostra cantinetta di casa, avete voglia di gustarvi le novità artigianali italiane direttamente dalla spina, tappa d’obbligo possiamo ormai dire essere il Maratonda, il craft beer pub con la lavagna-birre più movimentata e aggiornata del centro di Verona. Da Alice, la titolare, anche lei in fiera per cercare nuove birre e uscita entusiasta da una degustazione del birrificio americano Cigar City Brewing (del quale speriamo di trovare magari un giorno qualcosa in spina), potrete infatti trovare, a rotazione, molti dei sopracitati birrifici, incluso il nostro vincitore Birrificio Mastino, già ospite in diverse occasioni della sua linea di spine.

Anche voi ora vi sentite un po’ la gola secca, vero? Birretta?

A questo link tutti i vincitori.