Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, nel suo discorso al Parlamento, ha indicato in modo chiaro l’obiettivo del proprio governo: utilizzare il massimo possibile i fondi europei destinati all’Italia dal Next Generation EU per la transizione ecologica dell’Italia.

Dei 750 Miliardi di Euro del programma europeo ben 209 (28%) potranno essere spesi a questo scopo dal nostro governo, ma solo a condizione che:

  • le sovvenzioni erogate vengano impiegate al 70% entro il 2022 e il restante 30% entro il 2023
  • almeno il 30% degli investimenti abbiano un chiaro obiettivo climatico; neutralità climatica al 2050 e riduzione emissioni al 2030 (ora al 55%)
  • Il rimanente 70% degli investimenti riguardino la trasformazione del paese verso un’ economia circolare, una mobilità sostenibile, la salvaguardia delle risorse naturali, l’inclusione e la coesione sociale, l’istruzione, la ricerca, la salute
  • si forniscano all’Europa dettagliate informazioni sull’obiettivo di ogni specifica riforma, la descrizione delle misure con cui sarà attuata, il modo in cui si coordinano le amministrazioni centrali e/o locali coinvolte, unitamente alla dimostrazione della loro capacità di garantirne la realizzazione.

Per il nostro Paese, ancora incapace di riconoscere le condizioni per un benessere sostenibile, abituato a gestioni approssimative, obiettivi imprecisi, ministeri litigiosi, amministrazioni non sempre competenti e determinate, declinare a livello locale il programma Europeo della Next Generation EU diventa una sfida impossibile senza adeguare la capacità gestionale del governo. Il DL 22 del 1 Marzo 2021 si prefigge proprio questo compito rappresentando una seria discontinuità rispetto a tutti i governi precedenti.

Il primo passo è l’istituzione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE), presieduto da Draghi e composto dai ministri della transizione ecologica (MITE), dell’economia e delle finanze (MEF), dello sviluppo economico, delle infrastrutture e mobilità sostenibile, del lavoro, delle politiche agricole. Il  compito del comitato è coordinare le politiche per la transizione e approvare poi il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) contenente le azioni, le misure, le fonti di finanziamento e il relativo cronoprogramma.

Un punto importante: il Presidente del Consiglio si assume in primis la responsabilità delle scelte, controlla il processo di realizzazione e assicura la piena rispondenza alle disposizioni europee. Tuttavia, il solo comitato non può garantire un rapido superamento del modello di società attuale come vorrebbe l’Europa, occorre quindi cambiare le competenze e le missioni dei singoli ministeri con unitarietà di visione ed efficacia nella gestione. Con il nuovo decreto si costituisce anche il Ministero per la Transizione Ecologica (MITE) per unire le competenze del precedente Ministero dell’Ambiente a quelle finora esercitate da altri ministeri. Fra queste ultime le più rilevanti sono: la politica energetica, le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per la finanza climatica, la promozione di politiche per l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse.

Il MITE assume poi il ruolo di vigilanza dell’ENEA (Ente nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), sostituisce il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) in qualità di azionista del GSE s.p.a. – Gestore Servizi Energetici. Non trascurabile il fatto che al ministro Roberto Cingolani viene dato il compito di presiedere il CITE in assenza di Mario Draghi. Un ministero quindi molto influente, con un peso rilevante nelle decisioni che riguardano la maggior parte dei finanziamenti europei previsti dalla Next Generation EU.

Significativo poi il cambio nel Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Enrico Giovannini, co-fondatore dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), sarà il responsabile del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. Mobilità sostenibile è una qualificazione del trasporto che sottintende  un obiettivo preciso: abbandono dei combustibili fossili e riequilibrio fra le diverse forme di mobilità. Il Presidente del Consiglio presiederà inoltre il nuovo Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale (CITD), con il compito di assicurare il coordinamento e il monitoraggio delle iniziative di innovazione tecnologica e digitale senza le quali ogni sforzo per la transizione ecologica sarebbe compromesso. Il comitato diventerà perciò un luogo strategico dove Vittorio Colao, Ministro delegato per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, manager già a capo del gruppo Vodafone, coordinerà i ministri per la pubblica amministrazione, dell’economia e finanze, della giustizia, dello sviluppo economico e della salute per garantire velocità di esecuzione e trasversalità dei progetti di digitalizzazione del Paese. Alcuni temi: banda ultralarga e reti di comunicazione, satellitare e terrestre, mobili e fisse; fascicolo sanitario elettronico e piattaforma dati sanitari; intelligenza artificiale, internet delle cose (IoT), blockchain.

Cambiati i nomi dei ministeri, definito il nuovo modello di governance e ridistribuiti i compiti fra i ministri, collegialità e focalizzazione sugli obiettivi, non resta che vedere le azioni che saranno capaci di mettere in campo. Il prossimo appuntamento sarà perciò la preparazione del nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano che verrà presentato all’Europa entro il prossimo aprile.

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