«A grande malincuore, abbiamo deciso di annullare l’edizione 2020 in fiera del Mercato dei vini FIVI, e rimandarla definitivamente al 2021». Così Matilde Poggi, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, commenta la decisione presa venerdì in accordo con Piacenza Expo, l’ormai storica sede del più grande appuntamento annuale dei vignaioli indipendenti. Abbiamo contattato Matilde subito dopo aver appreso la notizia della cancellazione dell’evento del 28-30 novembre, sospeso a causa dell’aggravarsi della situazione emergenziale legata al Covid-19: una scelta difficile da prendere, risultato di lunghe riflessioni, ma a ben vedere di grande responsabilità.

Un senso di responsabilità che FIVI fin dal 2008, anno della sua fondazione, mette in campo per rappresentare di fronte alle istituzioni la categoria di medi e piccoli produttori di vino, spesso più sensibile ai cambiamenti e alle crisi del mercato rispetto a realtà più grandi, ma fortemente legata alla promozione della qualità e dell’autenticità della viticoltura italiana. Un’autenticità tutelata dal logo stesso della FIVI, un vignaiolo che porta sulla testa un cesto di uva e la cui ombra diventa bottiglia, apposto sulle bottiglie dei soci per contraddistinguere il vino prodotto da un Vignaiolo Indipendente, e recente protagonista del nuovo video di animazione voluto dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti e firmato da Corrado Virgili.

La presidenza di FIVI negli anni ha significato per Poggi sostenere progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio viticolo, grazie anche a eventi dedicati all’incontro tra chi produce il vino e chi lo acquista. Tra questi, appunto il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Piacenza, rimandato al 2021.

A luglio avevate confermato le date dell’edizione 2020: come siete arrivati invece a questa decisione?

«Quest’estate la voglia era di non arrendersi e dare un segnale di ripresa, ma la situazione dei contagi sta degenerando molto velocemente e se continua così forse ci saremmo ritrovati a doverla cancellare ugualmente. Ci siamo confrontati a lungo con la fiera, prima di decidere: avevamo anche messo a punto un protocollo di sicurezza molto ben strutturato, ma il problema è che si tratta comunque di una fiera di vino, dove necessariamente ci si toglie la mascherina per l’assaggio. Era una responsabilità troppo grossa nei confronti dei vignaioli e di tutte le persone presenti e, nonostante il pubblico di Piacenza sia sempre stato un pubblico tranquillo, in queste occasioni è difficile per ciascuno tenere tutte le accortezze necessarie».

Difficile anche perché non è una fiera dove il prodotto si può solo “guardare”, come in altre esposizioni, e non è semplice tenere sempre alta la guardia.

«Sì, e questo è un discorso che vale per tutte le fiere del food, non solo del vino: il Mercato FIVI nasce proprio con l’intento di parlare e conoscersi tra produttori e pubblico. Un’occasione per stare davvero a contatto con i vignaioli, un’alternativa alle grandi fiere, dove invece c’è sempre troppo poco tempo per dedicarsi al racconto e allo scambio con la gente. Per noi è una sorta di festa di fine vendemmia, ma se queste cose diventano difficili non è più una festa, non ci sono più le condizioni perché lo sia e quindi,

come abbiamo dovuto modificare i nostri comportamenti sociali e in famiglia, dobbiamo farlo anche professionalmente, adattandoci alla nuova situazione e andando avanti con altre modalità d’incontro».

Di anno in anno il Mercato FIVI è andato sempre crescendo, sia per adesione di vignaioli che di pubblico: un segnale di quanto stia aumentando la sensibilità, da parte del consumatore, per il significato della viticultura indipendente. L’aumento dei numeri è correlato alla decisione presa?

«No, la scelta non è dipesa dall’incremento di presenze. Tra l’altro gli ampi spazi della Fiera di Piacenza, che sono sempre stati abbondanti, ci avevano consentito quest’anno di aumentare a 700 il numero di iscrizioni per i produttori. In effetti la richiesta era tale per cui abbiamo avuto degli iniziali problemi tecnici per l’assegnazione, ma li avevamo risolti assolutamente in linea con le nuove disposizioni di distanziamento. Il problema però è che non si può fare un percorso obbligato, ognuno giustamente vuole assaggiare i produttori che preferisce, e negli spostamenti il rischio restava comunque elevato. Non è stata una decisione semplice, anche perché ormai il Mercato FIVI è diventato un evento importante nel panorama italiano e il rammarico è stato ancor più grande visto che questa sarebbe stata la decima edizione».

Il Mercato FIVI di Piacenza del 2019

Di poche settimane fa la notizia sulla conferma di Operawine in apertura al wine2wine, che quest’anno avrà anche una parte exhibition per supplire parzialmente all’assenza di Vinitaly 2020. FIVI sarà presente?

«Non so di preciso se saranno presenti alcuni produttori FIVI, ma come associazione avevamo escluso in partenza di essere presenti, visto che le date di wine2wine (dal 22 al 24 novembre n.d.a) erano comunque a ridosso del Mercato di Piacenza, e non avrebbe avuto senso. Quando ho sentito il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, mi è parso di capire che comunque si tratta di un evento con un numero di espositori più ridotto rispetto al nostro. Sono state date disposizioni per contingentare gli accessi e il tempo di permanenza, e che ogni importatore ospite deve comunicare anticipatamente gli stand che vuole visitare, il tutto per agire in sicurezza».

Rimandato il Mercato di Piacenza al 2021 avete rilanciato con degli altri appuntamenti nel corso di novembre. Come si svolgeranno?

«Siamo intanto partiti con quattro appuntamenti, ma non è detto che a questi non se ne aggiungano man mano degli altri, anche per iniziativa dei nostri soci stessi. Non vogliamo infatti rinunciare alla possibilità di creare occasioni alternative di incontro con sostenitori e appassionati, che siano più sicure e contenute, senza assembramenti. Nella data in cui avrebbe dovuto tenersi la manifestazione a Piacenza, domenica 29 novembre, vi sarà quindi l’iniziativa Una domenica dal Vignaiolo: una giornata in cui i Vignaioli Indipendenti che sceglieranno di aderire ospiteranno a loro discrezione, nella propria cantina, i colleghi di altre zone d’Italia, aprendo le porte ai visitatori. Uno degli elementi che ci contraddistingue, infatti, è lo spirito di collaborazione e condivisione per veicolare il messaggio FIVI e il valore e le difficoltà della viticoltura indipendente. Anche nelle conferenze di Piacenza, ad esempio, il vignaiolo che racconta o descrive un vino non è mai il produttore di quel vino. Anche questo è lo spirito di FIVI: contaminazione e scambio tra noi produttori di tutta Italia.

Nella stessa ottica si svolgeranno anche i Mercoledì da Vignaioli, piccole serate d’incontro nei punti di affezione, ovvero enoteche, ristoranti e winebar che vendono e sostengono i vignaioli FIVI. I Mercoledì da Vignaioli sono un progetto, nato quattro anni fa, in cui dei produttori attivi e impegnati nell’attività dell’associazione sono a disposizione del pubblico per far degustare dei vini di altri colleghi FIVI, raccontare le diverse storie dietro a ogni bottiglia e spiegare la realtà associativa. Normalmente si svolgono il mercoledì di ottobre, un mese prima della data di Piacenza, ma quest’anno abbiamo deciso di declinarli in tre serate diverse, che saranno il 4, 11 e 18 novembre. Di Punti di Affezione FIVI ce ne sono diversi in tutta Italia, un paio sono anche a Verona, ma l’elenco completo, regione per regione, si può consultare sul nostro sito».

Nella diretta social di Heraldo di fine maggio, alla quale lei ha partecipato per fare il punto sulla situazione del comparto vino post lockdown, si parlava degli stanziamenti del DL Rilancio per il settore e le soluzioni emergenziali di distillazione e riduzione volontaria delle rese. Come è evoluta la situazione per i vignaioli FIVI?

«Essendo FIVI una realtà che non si occupa direttamente dei bilanci dei produttori, non posso avere il dettaglio di come siano stati utilizzati, ma posso parlare della risposta generale che è emersa dai diversi confronti avuti in questi mesi con i soci. La distillazione di crisi è stata scelta davvero da pochi e, in Italia, ha interessato di più i grandi gruppi come le cantine industriali e le cooperative. Se ci fosse stato un prezzo allineato con quello francese e sloveno, che era 80 euro a ettolitro, forse ci sarebbe stato maggiore interesse, ma per il nostro Paese era di circa 30 a ettolitro, quindi per noi poco proponibile. Diversi colleghi vignaioli indipendenti francesi e sloveni sono invece ricorsi anche a quello, come strumento.

Neppure la riduzione volontaria delle rese è stata presa tanto in considerazione, non è stato infatti consumato tutto quello che si pensava di utilizzare ed è rimasto un residuo. Ci siamo incontrati con la filiera per vedere, a tal riguardo, di mettere in campo altre misure. Una delle cose positive in questo periodo, invece, è che siamo stati coesi nel voler evitare un deprezzamento del nostro prodotto nonostante i tanti problemi derivati dall’invenduto. Certo in alcuni casi qualcuno sarà stato costretto a delle opzioni diverse di scontistica e sicuramente alcune aziende, come quelle di bollicine, ovvero vini da festa e da evento, così come i vini di alta gamma, più da ristorazione che da consumo quotidiano, hanno incontrato più difficoltà, ma in generale la percezione è stata che non ci fosse da parte degli acquirenti, sia dei consumatori che degli operatori professionali, un’aspettativa di riduzione dei prezzi. E questo è un ottimo segnale».

l logo della FIVI, il vignaiolo Ampelio, è il protagonista del nuovo video di animazione
firmato da Corrado Virgili